Il grande retroscena su Cassano (che poi sarebbe il solito)

5 Novembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Garrone lo sa che la sua Sampdoria è considerata, a torto o a ragione (chiedere a Marotta, più addentro alle vicende calcistiche), una squadra nelle simpatie di Luciano Moggi? Secondo noi a torto, al di là di alcune specifiche operazioni di mercato. D’accordo che anche nelle migliori famiglie gli interessati sono gli ultimi a sapere, ma l’avanzata francese con ritirata spagnola ha fatto per qualche ora la gioia di tutti noi che viviamo di questo nulla. In sostanza il petroliere, di taglia superiore a Taci ma anche a Moratti, aveva dichiarato a Radio Capital che Cassano non viene convocato in Nazionale da Lippi per motivi che non si possono rivelare: ”Cassano ha una spiegazione che conosco anch’io, di cui non intendo parlare. Io con Lippi non ho mai parlato, non mi sono mai permesso di parlare di Cassano. Può dar­si che un giorno venga fuori questa storia, e sarà una storia molto molto brutta”. E quale sarà questa storia molto brutta? La solita. Uno sgarbo mai perdonato ai tempi del Bari (per sei mesi Cassano sembrava sul punto di firmare per la Juve dell’editorialista che era già d’accordo con Lippi e non sapeva come liberarsi di Ancelotti, poi a carissimo prezzo la Roma convinse il ragazzo e i Matarrese), più quel solito giro di procuratori che il giocatore non ha mai voluto prendere in considerazione. Senza astio particolare contro quel giro, ma solo perché si fidava del suo procuratore. Comportamento sufficiente, secondo il mitico ‘ambiente’, a renderlo inviso a Lippi. Questo quindi il grande retroscena, basato sulla equazione Lippi-Moggi e sulle comuni antipatie (per Barzagli e il suo agente sono stati fatti discorsi simili). Secondo noi equazione tuttora fondata, almeno a livello umano. Una storia che a livello di insinuazione sta comunque in piedi, ma che comunque Garrone si è affrettato penosamente a smentire con un comunicato: ”Non esiste, per quanto di mia conoscenza, nessun fatto grave o dietrologia d’alcun genere dietro le mancate convocazioni di Antonio Cassano nella nostra Nazionale. Il C.t. Marcello Lippi, nell’esercizio delle sue funzioni che peraltro rispetto in toto, ha l’autorità di chiamare in maglia azzurra chi logicamente meglio crede e reputa maggiormente funzionale al suo progetto. Già in passato ho in più di una occasione manifestato il mio dispiacere nel non vedere il nostro Antonio tra i convocati in azzurro. Questo pensando e riferendomi a ciò che il ragazzo ha saputo esprimere sul campo nelle sue stagioni con la maglia della Sampdoria. Le frasi da me rilasciate a ‘Radio Capital’ avevano il solo intento, dietro precisa domanda, di cercare di comprendere il motivo, qualora davvero ne sussistesse alcuno, delle scelte del Ct in merito”. Arrampicata sugli specchi pura, dopo aver lanciato il sasso. Rimangono due fatti. Il primo: Cassano la Nazionale (di Trapattoni e Donadoni, ma anche il primissimo Lippi lo teneva in considerazione) l’ha frequentata, con un rendimento appena sufficiente e non da Cassano. Il secondo: a lui si chiedono standard di comportamento che a campioni di squadre mediaticamente e socialmente protette (per dire, a Genova il Genoa lo è molto più della Samp) non si chiedono. Quindi gli elogi giornalistici al ‘nuovo Cassano’, così simpatico e gentile, fanno francamente schifo: Lippi ha tutto il diritto di convocare chi vuole e Cassano quello di non cambiare tanto per dare ragione a gente che lo escluderebbe in ogni caso. Chi dopo lo sfogo post-Bari ha scritto che ‘ecco, vedete, Cassano è quello di sempre’ non aspettava che un pretesto. Sarà ricompensato.
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