Febbre a 180 (giorni)

26 Marzo 2013 di Stefano Olivari

Il lavoro dipendente ha dinamiche tremende, al di là della relativa sicurezza dello stipendio, quello autonomo ne ha se possibile di peggiori. Cinque anni del primo e venti del secondo ci consentono un confronto che, per il nostro carattere, vede comunque sempre vincente quello autonomo. Ogni essere umano, ma anche ogni gatto, è per fortuna diverso dagli altri. Per quanto ci riguarda la libertà vale più di giustizia, serietà, tranquillità, orizzonti temporali ampi. Non sarebbe in teoria in contraddizione con tutto questo, ma in pratica sì. Questa profonda riflessione ci è stata ispirata dalla proposta arrivataci poco fa da uno dei nostri distributori (stiamo parlando di libri, incredibilmente l’attività che ci rende di più), che in realtà è un ‘o così o così lo stesso’, riguardante la fatturazione che suonerà tristemente familiare ai lettori di Indiscreto operanti anche in altri settori. Questa quindi la nostra vita prossima ventura. Rendicontazione del venduto il mese successivo al bimestre e fatturazione a 180 giorni fine mese data fattura. Traduzione: un libro venduto il primo gennaio entra nel conteggio gennaio-febbraio, viene fatturato a marzo e teoricamente pagato a fine settembre. Ma c’è sempre qualcosa che non funziona, un bonifico che va a rilento (le banche con cui lavorano i nostri clienti hanno Jumpy come provider) e così, in un ipotetico mondo di tutti onesti è normale che un lavoro sia pagato dieci mesi dopo. In realtà molto di più, visto che il libro deve essere pronto almeno tre mesi prima della distribuzione. Figuratevi in un mondo di disonesti… E stiamo sempre parlando di un raro libro di successo, quindi di una situazione per sua natura incerta. Il piccolo problema in tutto questo è che la catena del cialtronismo non è omogenea, perché le persone che lavorano a un progetto vogliono giustamente essere pagate al massimo con un ritardo di un mese e gli stessi fornitori seri (nel nostro caso gli stampatori) non concedono dilazioni di pagamento oltre i tre-quattro mesi. Il grande problema è invece che noi non vogliamo che questa catena del cialtronismo sia omogenea. Se A incula B, perché B deve rivalersi sull’incolpevole C facendogli condividere i danni del cialtronismo di A, con cui C non ha rapporti? Conclusione uno: capiamo perché a volte chi ha cinque dipendenti su punta una pistola alla tempia e si ammazza. Conclusione due: il downshifting, non nel senso filosofico grilliano ma in quello concreto (tagliare i rami secchi, da cosa non nasce mai cosa), ha un suo perché. A non fare un cazzo, finché ce lo possiamo permettere, non si va in perdita e ci si guadagna in salute. I dibattiti sulla giustizia civile non fanno audience, in questo senso meglio parlare di Ciancimino, di Berlusconi o dei pizzini che quel sostituto procuratore non ha considerato. Grandi temi, ma sono quelli piccoli che stanno creando un esercito di potenziali Breivik.

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