Vuoti a perdere
Euroricordi 2013
Oscar Eleni 24/09/2013
Oscar Eleni dalla taverna di Fanfaron La Tulipe per brindare al successo francese nell’Europeo con un vino che abbia il sapore di tutti quelli che ci amano, non certo di quelli che confondiamo scrivendo a suocera perché la nuora federale, legaiola, intenda. Questo seguito di eurobasket è stato bruciato nella prima versione dal cannibalismo del computer (per i critici dal rincoglionimento senile di chi non dialoga con la macchina). Era bellissimo, sempre il non pubblicato è bellissimo per gli autori frustrati. Cominciava nella città vecchia di Lubiana dove al mercatino dell’arte ci era sembrato di rivedere Walter Veltroni proiettato sulla Stozice Arena da un articolo ben scritto, questo veramente chiaro, amati e recalcitranti crittografi, per il Corriere dello Sport del don Barocci de Cuba. Ci è venuto in mente che è pur sempre presidente onorario della Lega. Lo lasciamo alla seggiolina di viale Tiziano a discutere con gli amici sbagliati di Toti o lo rimettiamo nel cerchio? Servirebbe adesso che siamo abbracciati per due anni a mamma Rai. Aiutare il prodotto che all’Europeo è stato servito bene, certo risparmiare sugli inviati avendo tre partite al giorno da trasmettere fa venire tanti dubbi, come se il regalo FIP-FIBA fosse stato scartato soltanto per educazione. Non vedevano l’ora di staccare da Koper o Lubiana per regalarci memorie di sport. Belle cose, ma perché rubare all’attualità ? Cattiva coscienza, voglia di vendetta col mordi e fuggi per paura che le cifre di ascolto aumentassero con interviste che ci stavano, che servivano?
Torniamo da Fanfaron con il nostro vino di garage, di boutique, del mistero francese dove il vigneron di Strasburgo Collet, allenatore di qualità che gli italioti incapaci di far fruttare anche una salina quasi deridevano nei primi giorni difficili, ha fatto lievitare un gruppo seguendo gli amici Parker e Diaw. Tony ll genio della lampada a San Antonio nato sotto una grande stella a Bruges, Belgio, da padre americano, madre olandese e innamorato pazzo della Francia dove aveva iniziato con il Racing Parigi da dove è spuntato anche il Diot dei miracoli contro Spagna e Lituania. Francese perché? Per scuola. Loro hanno una scuola che aiuta a crescere in ogni sport e noi, ad ogni Olimpiade, anche se vincessimo a ruba mazzo, ci facciamo belli paragonando le nostre medaglie alle loro. Con Tony il fido Boris che è un po’ come Lothar per Mandrake, un grande lanciato da D’Antoni in NBA prima della separazione per incomprensioni, ma un pilastro che servirà anche ai texani. Figlio della grande Elizabeth Riffiod, pivot della nazionale francese campione d’Europa nel 1968, professoressa di biologia all’università di Bordeaux, e del senegalese Issa campione di salto in alto.
La bella coppia ha fatto dimenticare i grandi assenti della Francia. A chi non capisce: tutti avevano grandi assenti, la Serbia due quintetti, la Spagna, la Croazia, la Russia, la Turchia, la Grecia, ma ci siamo ricordati soltanto dei nostri infortunati del Bounty perché dietro il bancone c’è poca roba. Vero che abbiamo vinto con Sacripanti un oro under 20, ma si dice che nessuno di quei ragazzi avrebbe potuto renderci più alti, più solidi, insomma una squadra completa. Al massimo ci avrebbero fatto capire meglio il futuro. Pazienza.
Tornare da Fanfaron con il Sangiovese che diventa poesia e altri super tuscans di Oreno per chiuderla con l’europeo dei sogni, dei sospiri, del risveglio al centro di un gorgo nel fiume che aveva già inghiottito Trinchieri e la sua Grecia, Tanjevic e la finta Turchia. Brindisi e preghiera dopo aver letto che a Pesaro dove si ricordava Ford degli schifosi rubati al nulla hanno assalito “avversari” che venivano da Bologna. Nel grande stadio di calcio la polizia non si avventura fino alla gabbia degli ultras, li conosce, li tollera perché, secondo loro, se non facessero danni nello stadio sarebbero per strada come avrete letto nel libro pubblicato da Indiscreto, ma nel basket li vedi subito. Spesso, troppo spesso per il fisichino che hanno, si denudano. Giocano a fare gli indiani di curve piccine. Legaioli consumati fermateli. Subito.
Dunque, euro ricordi.
Ci è piaciuto il salto dell’Ucraina degli americani Fratello, Hill e Dalatri arrivati nella terra di Bubka spinti dall’Alessandro Volkov che abbiamo visto a Reggio Calabria, che ha girato il mondo e ha imparato. A proposito. Avete visto quanti ex giocatori nei ruoli che contano, Bodiroga candidato presidente Fiba coi serbi, Sabonis zar della Lituania, i grandi sloveni cominciando da Ivo Daneu anche se alla premiazione facevamo fatica a ricordare il grande cacciatore entrato nell hall of fame Fiba, Kicanovic che sarà console serbo a Trieste, così come Knego lo fu a Milano. Dimentichiamo qualcuno, ma il gioco sviluppa la mente e chi ha testa lo vedi. Per questo vediamo davvero Tanjevic come assessore dello sport ovunque, da Caserta a Trieste come gli ha promesso il grande sindaco Roberto Cosolini appassionato vero di basket che ha vissuto e sofferto con fisico adeguato, o, magari, nel pensatoio CONI dove bisogna pur trovare una strada per arrivare nelle scuole, magari nella stessa FIP dove abbiamo bisogno di reclutatori capaci di coinvolgere, raccontare stoire vere e non soltanto gente che si propone nascondendo la faccia dietro l’iPad.
Stiamo con Pianigiani quando nei minuti di sospensione urlava cose comprensibili. Guardami. Ci sei ? Ci credi? Ecco.
Non trascurate la Lettonia che sta rifondando e lavora su un vivaio fiorente. Non trascurate la Polonia anche se è andata malissimo.
Non chiedeteci di Bourousis e Fotsis. Chi li ha visti a Milano li ha rivisti proprio uguali a Capodistria. Sempre colpa di allenatori che non capiscono? Si sentivano tristi lontano dalla dracma sfinita, sono rimasti infelici nel regno di eurolandia. Vedremo il primo col Real dove, forse, sentivano la mancanza di un simil Tomic, il secondo a casa sua. Vedremo? Se qualcuno ci farà la grazia di vendere a basso prezzo l’eurolega ad una televisione italiana. Bassani pensaci tu. Pazienza se i tuoi amici non sono i nostri, ma almeno hanno una proposta. Sky, pentitevi come ha fatto la Rai per l’europeo. Mediaset pentitevi, SportItalia ritrovate il tesoro. Qualcuno si muova.
Cosa pensiamo della Serbia con la sua nazionale così giovane affidata ad Ivkovic? Una cosa da grande scuola che potevamo fare anche noi, forse, se non avessimo dovuto recuperare tanti affetti perduti progressivamente dopo Atene 2004.
Cosa ci ha fatto pensare Repesa alle prese con Tomic e quella Croazia che ha trovato un posto in semifinale dopo 18 anni? Che resta un grande allenatore anche se da noi ha subito l’eclissi romana e quella trevigiana. Noi restiamo al Re Pesa dei tifosi Fortitudo che forse hanno ritrovato l’adorabile creatura per gli sforzi di Calamai e Anconetani che si è sbattuto per la Effe molto più di tanti che dicevano di amarla. Se la coppia oltre al PalaDozza troverà un modo per coinvolgere anche re Giorgio Seragnoli, non importa in che modo adesso che non è più padrone di mezza città, allora avrà fatto centro, almeno per adesso.
Delusioni? Lo sapete tutti ma se Russia e Turchia sono andate male, malissimo, sulla Grecia siamo davvero sconcertati anche se si poteva temere che l’alleanza Trinchieri- Spanoulis-Zizis avrebbe creato qualche corto con chi ama soprattutto l’immagine da applaudire allo specchio. Dicevano che per il Custer passato a Kazan era pronta una lettera di congedo anche davanti al biennale. Certo una situazione brutta, non recuperata con la vittoria sugli spagnoli a Lubiana e il doppio supplementare perso con la Croazia, ma immaginabile. Noi ne siamo testimoni per quello che a suo tempo venne fatto a Tanjevic, noi abbiamo raccolto testimonianze sulle travi messe di traverso al carro di Azzurra per le marmellate di Van Zandt, era convinto che i denutriti italiani crescessero meglio con il dolce sullo spaghetto scotto, per la genialità di Jim McGregor, un grande che ci ha lasciato da poco, uno che meriterebbe un libro, un tipo giusto a cui il piccolo mondo dei cesti italiani andava comunque stretto.
Fine dei ricordi? Forse. Se ci viene in mente qualcosa fra una critica feroce e l’altra, fra le rivelazioni sulle staminali proibite per la cura e il recupero del Daniel Hackett di cui non potevamo fare a meno, un’assenza al livello di Gallinari, un uomo in meno che abbiamo sofferto anche se viste le soluzioni ci sarebbero andati bene anche Mancinelli, Gigli e, soprattutto Bargnani se avesse avuto lo stesso spirito del primo Belinelli poi caduto nel gorgo della fatica e delle idee poco chiare sulla parabola nel tiro a canestro che sembra incatenare anche Gentile, un’ansia da velocizzazione del movimento che va a scapito di tutto il resto.
Chiusura per un dieci globale a Gigi DATOME che non avevamo trascurato nella prima confressione slovena tanto contorta da essere sputazzata dai canarini cinguettanti che sono sfugggiti alla voliera di Dusan Ivkovic felice di averne più di cento per non fermarsi ad una sola voce. Pensavamo che fosse nei cinque dell’Eurolega per dedizione all’idea della squadra che lo aveva eletto capitano dopo il Mancio appiedato da muscoli carogna del polpaccio, per certe partite, non tutte purtroppo, per quella serenità da giocatore maturato come MVP del nostro campionato e pronto al viaggio nella fallimentare Detroit ex Motown. Gli hanno preferito Kleiza per la finale, per tante cose. Forse è giusto così, ma dei migliori cinque ci teniamo soltanto Parker e il Dragic sloveno che deve spartire col fratello Zoran prima di tornare in America, mentre siamo perplessi sul Bogdanovic croato che ha le stimmati petroviciane, ma non la stessa fame e rabbia di vivere, molto distanti da Marc Gasol conte dalle braghe onte perché ha qualità enormi, soprattutto in difesa, ma una faccia da capo branco che non seguiresti neppure a Disneyland, un po’ come il gatto Ricky Rubio che sembra mettere il rimmel sulle splendide ciglia che sbatte dispiaciuto quando non capiscono il suo gioco libero che manda in vacca tutto. Meglio la sostanza pirotecnica della coppia Real Rodriguez-Fernandez che l’Emporio Armani troverà presto più indigesta di chi stuzzica re Giorgio parlandogli del Castello Sfrozesco mentre quello ancora non capisce cosa stianmo facendo dela sua bomboniera al Palalido.
Oscar Eleni, da Lubiana