Dalla parte di Geolier

10 Febbraio 2024 di Paolo Morati

Il dissenso che la scorsa notte ha scatenato la vittoria di Geolier nella serata delle cover di Sanremo ha innescato un dibattito che necessita della conoscenza di alcuni elementi fondamentali. Il primo è il meccanismo di votazione che nella realtà teneva conto solo del 34% dell’esito al televoto. Il restante 66% era per metà delle radio e per metà della sala stampa. Quindi non se la prenda con i ragazzini dal voto compulsivo chi voleva al primo posto un altro cantante (in primis, ci pare, Angelina Mango, comunque straordinaria). Anche le altre ‘giurie’ avranno in qualche modo supportato il medley ‘Strade’ interpretato da Geolier insieme a Guè, Luchè e Gigi D’Alessio.

E qui entra in gioco un secondo elemento che chi ragiona ancora con le logiche del passato probabilmente ignora. Ossia quelle di oggi e proprie soprattutto dei generi attualmente più in auge che fanno del feauturing, quindi delle collaborazioni, uno dei punti di forza artistici ma anche commerciali. Mettere insieme più artisti, più voci – che spesso si scambiano il favore con continua pubblicazione di singoli – per fare massa e portare più ascolti sulle piattaforme di streaming. E in questo caso, probabile, in termini di supporto pur avendo alcune sovrapposizioni di pubblico, considerando anche le playlist e l’intelligenza artificiale che propongono i brani. Ecco che Geolier, già forte di una enorme base di ascolto (nel 2023 è stato di fatto il numero due del mercato dietro Sfera Ebbasta) ha ulteriormente potenziato il suo bacino di voti.

Proviamo a fare un breve calcolo: su Spotify Geolier registra oggi 5,8 milioni di ascoltatori mensili. Guè 4,7, Luché 2,2. D’Alessio poco meno di un milione. Facile capire come al televoto questo gruppo fosse (e sia) imbattibile rispetto a una Angelina Mango che ne fa da sola 2,8 ai quali si potrebbero aggiungere il mezzo milione di suo padre. Base di partenza a cui sommare chi sceglie di votare pur non essendo un fan, ma che deve avere altre motivazioni oltre al ‘tifare’ per qualcuno. Poi, come abbiamo sottolineato, bisogna valutare come le altre due componenti del voto si siano espresse, al di là che a parere nostro la performance di Geolier & C. sia stata comunque dignitosa e non certo meritevole di fischi.

Non la migliore (a livello puramente tecnico Annalisa-La Rappresentante di Lista, pur ritenendo che dovrebbero essere proposte solo canzoni italiane; in termini di emozioni Vecchioni-Alfa, con il finale reinventato; come coraggio e intensità nell’uscire dai propri schemi, Mahmood) ma comunque nella logica della serata che prevedeva dei progetti originali: Bertè ad esempio in forma straordinaria, da lacrime, senza però aggiungere molto alla Ragazzo mio che conoscevamo al di là della chitarra di Venerus; stesso discorso per Renga e Nek.

Poi a leggere i vari commenti si è scatenata una sorta di guerra campanilistica tra fazioni che ha ben poco di artistico e oggettivo, al di là del fatto che la sensazione è che una quota del voto sia guidata più dalle varie tifoserie che da logiche di gradimento dei brani. Detto questo e che un po’ più di calma non guasterebbe, per la prima parte di finale vale solo il televoto quindi la classifica costruita sulle prime quattro serate potrebbe essere ulteriormente stravolta prima della cinquina finale, su cui potrebbero esserci delle sorprese (Ghali sta crescendo). Con la canzone vincitrice (andrebbe ogni tanto ricordato che è un festival della canzone, e non dei cantanti) proclamata con lo stesso meccanismo di votazione di venerdì. Insomma Geolier, Angelina Mango, o chi altro?

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