Musica
L’importanza degli Ultravox
Stefano Olivari 03/04/2024
La morte di Chris Cross è un triste pretesto per riparlare degli Ultravox, uno di quei gruppi di cui conosciamo tutto a memoria e per cui abbiamo superato il confine del dover fare bella figura: è evidente che che il periodo di Midge Ure sia stato migliore, in certi casi vicino all’Assoluto (Vienna il disco perfetto), rispetto a quello con John Foxx, quindi i molto competenti e quelli del bar si trovano d’accordo mentre i mezzi competenti, quelli che devono far vedere che ascoltano la musica giusta, rimangono con i loro feticci. Certo gli Ultravox di Midge Ure non sarebbero esistiti senza la loro formazione e la loro musica precedente.
Gli Ultravox, dicevamo. Perché ascoltarli oggi? Perché, in estrema sintesi, in loro dietro la classificazione New Wave c’è tutto: l’elettronica alla Brian Eno, una forte influenza punk, melodie che portano direttamente al new romantic, il tutto in mezzo a quelle atmosfere decadenti e piene di nostalgia che sono indubbiamente transgenerazionali. Ed infatti non c’è nulla di più sbagliato che identificare gli Ultravox con gli anni Ottanta, di cui sono stati il superamento quasi in diretta, con dischi decisamente e orgogliosamente fuori moda. Senza contare i tre album degli anni Settanta con John Foxx, comunque di grande livello, con la vetta (secondo noi) di Hiroshima Mon Amour, nel secondo album Ha!-Ha!-Ha!
Ripetiamo la domanda: perché ascoltare gli Ultravox oggi? Non ci improvvisiamo critici musicali, con discorsi sulle scale blues, eccetera, ma da fan azzardiamo una risposta politica. Perché loro e in generale la New Wave hanno pochi debiti con la musica americana o di altri parti del mondo. La New Wave era, anzi è, una musica profondamente europea come attitudine, gusto, immaginario. La musica, per chiamare le cose con il loro nome, di una ribellione europea bianca, per europei bianchi e con riferimenti europei bianchi. Un discorso complesso, da non confondere con il razzismo, per un genere che nell’industria musicale dell’epoca fu trattato come un fenomeno commerciale ma che oggi sarebbe eversivo.
“On a crowded beach washed by the sun, he puts his headphones on – His modern world revolves around the synthesizer’s song – Full of future thoughts and thrills, his senses slip away – He’s a European legacy, a culture for today“. Nel 1980 in New Europeans c’era già tutto.
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