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Giornalismo

Dopo Brera e Sconcerti

Stefano Olivari 19/12/2022

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Sabato scorso è morto Mario Sconcerti, esattamente trent’anni fa ci lasciava invece Gianni Brera. Non scappate, non abbiamo gustosi ed inventati aneddoti personali da raccontare: Brera lo abbiamo incrociato poche volte in tribuna stampa, salutandolo intimiditi, con Sconcerti abbiamo parlato soltanto qualche volta di più e lo ringraziamo per avere contribuito al libro su Franco Rossi scritto insieme ad Enzo Palladini. Pensando a questi due grandi del giornalismo sportivo l’ispirazione non è il coccodrillo, ma una domanda da boomer (anche se non al livello di un confronto Maradona-Messi) che potremmo formulare così: la carta stampata dava un’autorevolezza che altri media non danno e non daranno mai?

Perché non ci sono dubbi che il miglior Brera sia stato quello della Gazzetta dello Sport, del Giorno, del Guerin Sportivo, del Giornale (per motivi di età abbiamo iniziato a leggerlo lì, recuperando poi parte del resto) e di Repubblica, anche se negli anni Settanta e Ottanta lo si è visto molto anche in televisione. Quanto a Sconcerti, per ovvie ragioni anagrafiche (era del 1948, mentre Brera del 1919) ha frequentato di più la televisione, da Sky ad altre emittenti, diventando un volto familiare anche presso chi non aveva mai letto un suo articolo sul Corriere dello Sport o, in anni recenti, sul Corriere della Sera.

La nostra domanda ha un senso, proprio adesso che la carta stampata sta morendo e nemmeno tanto lentamente. Un ipotetico giornalista sportivo televisivo e web con 10 milioni di follower potrebbe guadagnare molti più soldi di Brera e Sconcerti, ed essere più popolare, ma potrebbe essere autorevole come loro? Perché nella percezione della gente le versioni televisive di Brera e Sconcerti non erano molto diverse da quelle di altri personaggi, nonostante il fatto che ciò che dicevano si basava su una cultura evidentemente superiore e su studi non improvvisati, soprattutto non simulati con un’affannosa ricerca su Wikipedia.

Indubbiamente è stato più difficile essere Sconcerti, rivolgendosi ad un pubblico che guarda le partite, che Brera, ma questo non cambia il discorso di fondo: sono stati giganti ma in un’epoca irripetibile, con numeri più piccoli ed un pubblico meglio disposto. Chi ‘cercava’ Brera e Sconcerti come minimo li riteneva credibili e spesso li stimava. Chi si imbatte per caso, cliccando compulsivamente, su giornalisti anche bravi di oggi, ha in ogni caso un atteggiamento diverso. Certo è che ci mancano tantissimo ed ancora di più ci manca il poter condividere con altri questa considerazione. Quanti Under 40 hanno sentito nominare Brera? Quanti consideravano Sconcerti diverso dalle varie macchiette televisive?

stefano@indiscreto.net

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