Fuori dai social (Biglia non è da Inter)

1 Febbraio 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Inter-Lazio è un mercoledì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. I sei uccisi nella moschea di Quebec City, il rapporto segreto di Mediobanca sull’uscita dall’euro, le condanne per la strage di Viareggio e la disoccupazione giovanile al 40% sono notiziole, buone giusto per riempire un Tg di provincia con in coda un servizio su Keanu Reeves ospite a Sanremo e un altro su Lapo Elkann che lascia i social network, senza dimenticare Bettarini inviato all’Isola dei Famosi. Tutto ovviamente scompare di fronte al due a uno con cui la squadra di Simone Inzaghi ha eliminato i nerazzurri dalla Coppa Italia, togliendo un po’ di senso alla serata e forse anche alle vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita dal primo anello arancio, perché il secondo era chiuso, a molta distanza dalla tribuna stampa dove il Max è riuscito finalmente ad avere il cellulare della Fede, anche se l’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net ha stroncato sul nascere ogni suo progetto dicendogli di essere fidanzata con un influencer (in realtà un fuoricorso di scienze della comunicazione che spende tutti in scarpe i soldi del padre, uno dei migliori avvocati di Gioia Tauro).  Così anche oggi, mentre il mondo brucia, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a Diletta Leotta e alla Calcagno.

Sono le due del pomeriggio e la quarantina di superstiti della Tuboplast non sta ringraziando (come invece dovrebbe) Padoan e i contribuenti italiani, fra i quali non si possono annoverare il cavalier Brambilla e Tosoni, ma gusta l’immondo caffè ristretto servito da Paolo-Wang (“Vicino al Capodanno cinese il caffè lungo porta male”, ha spiegato il trader) come se fosse Kopi Luwak. Zhou non si rassegna a tanto squallore e ha provato ad affiancare ai caffè oggetti che Ping ha assicurato essere macaron, recuperati da un pasticcere cinese di Marsiglia che arrotonda facendo l’osservatore sul territorio francese per conto della Sino Europe (la curiosità è che non gli pagano l’intero stipendio, ma soltanto una caparra). Zheng, così pare chiamarsi, ha già segnalato al Milan tre possibili obbiettivi in Ligue 1, Cavani, Falcao e Balotelli. Al di là di questo, Paolo-Wang è entrato in possesso della documentazione che Snapchat ha presentato alla Sec per la quotazione alla Borsa di New York, un favore che Frank e Kevin hanno fatto a Budrieri in cambio dell’invio a Langley di 10 piumini Legea, modello ‘Massaggiatore del Lanciano deforme’. Soltanto l’ex tranviere si è posto il problema che si trattasse di insider trading, ma i due agenti della CIA lo hanno rassicurato: “I media che contano sono dalla nostra parte e contro l’FBI. Non hai sentito la Botteri?”.

Max è disperato, non perché tema la concorrenza dell’influencer nella corsa alla Fede, ma perché negli ultimi tre giorni per SuperMegaInter.com ha scritto 845 post, di cui la metà sul prestito di Ranocchia all’Hull City e un discreto numero sui prestiti di Tassi alla Feralpisalò e Donkor al Cesena, mettendoci solo un po’ di sentimento in più nell’analizzare le caratteristiche tecniche di Sainsbury. Certo chi nei grandi portali di informazione la sfanga con una photogallery sulle venti migliori acconciature di Chiara Ferragni è mille volte più fortunato di lui, che si trova fra l’incudine delle news di una riga e il martello dei magazine o webmagazine di grande qualità letteraria, da Undici in giù. In teoria fra poco dovrebbero essere spazzati via da Hidegkuti, sempre che Vincenzo e Pier Luca riescano a reperire a San Francisco i capitali necessari per renderlo un’esperienza multimediale e coinvolgente, come del resto i principali concorrenti, non una cagata piena di articoli lunghissimi su calciatori mai sentiti nominare, squadre del terzo mondo e ricordi d’infanzia, quando il calcio, gli uomini e la musica erano più veri (forse era più vera anche la verità).

Prendendo spunto dal calciomercato terminato ieri, Ridge Bettazzi ha sfondato il muro del milione di caratteri e ha mandato un pezzo scritto alla Buffa prima maniera, purissima barber shop conversation, dall’accattivante titolo ‘Il sogno spezzato di Antonino Imborgia’, incentrato sulla Salernitana 2004-2005 costruita dall’abile dirigente per affidarla a un maestro di calcio come Ammazzalorso, anche se poi  qualche incomprensione e certi poteri forti (su tutti la Trilateral) portarono all’esonero e all’ingaggio di Gregucci. I soliti resuscitati Happel e Michels ricordano che quella Salernitana giocò un grande calcio, salvandosi alla penultima giornata del campionato di B, prima purtroppo di fallire. Mentre divorano un piatto di fusiddi alla cilentana litigano sul miglior colpo messo a segno da Imborgia in quella stagione: Happel dice il ritorno di Fresi, a gennaio, mentre Michels gli ribatte con sicurezza: “Borgobello, anche se il miglior Borgobello rimane quello visto alla Ternana: il più olandese dei calciatori italiani, un attaccante totale”. Difficile dare torto ai due santoni, che raggiungono un accordo solamente con in tavola il secondo, la colatura di alici di Cetara che da sempre è il piatto preferito di Happel: sul nome di Aslund si stringono la mano e riprendono ad ingozzarsi. Al dessert, una classica scazzetta del Cardinale che Michels consiglia a chiunque (la sera prima della finale del 1974 Suurbier ne mangiò sette, infatti negli spogliatoi dell’Olympiastadion vomitò addosso a Rijsbergen), l’amicizia fra i due grandi si rinsalda, almeno nella prosa di Ridge, con la grappa cilentana che fa il resto: intonano cori osceni contro Jongbloed e gli altri avventori del ristorante, tutti esperti di calcio internazionale, applaudono convinti. Poi Happel, ormai completamente fuori controllo, toccando il culo a una cameriera le dice che mettendo in porta Brunner bendato l’Olanda avrebbe almeno una Coppa del Mondo nella sua bacheca.

Chiusura il solito Senad Gutierrez, che sul sempre antifranchista Explotadores y Explotados di questa settimana ha scritto due pezzi. Uno contro Trump che anche a Ibiza, dove il dissidente cileno-bosniaco insegna Storia del Colo Colo, è responsabile del clima di odio che si respira ovunque (gli spacciatori delle discoteche locali sono tutti obamiani), e l’altro proprio su quella Salernitana. Che non è stata l’unica squadra della storia a praticare un grande calcio ma che forse più delle altre ha anteposto l’etica al risultato: “Quando Bombardini entrava in campo l’Arechi diventava la terra promessa di tutti gli antifascisti e Salerno sembrava davvero una piccola Rosario. Palladino era giovane ma cresciuto con il mito del Trinche Carlovich, non della Playstation come i ragazzi di oggi, mentre Mendil e Brellier portavano finalmente anche in Campania i valori di uguaglianza e fratellanza della rivoluzione francese. Capitan Breda costruiva ponti e non muri, bisogna ricordarlo soprattutto in un momento storico come questo. Ma niente sarebbe stato possibile senza un presidente-intellettuale come Aniello Aliberti, un Adriano Olivetti del Sud e uno dei grandi treni che il calcio mondiale ha perso, ma soprattutto un direttore generale come Imborgia. Si parla tanto di trasparenza e di moralità, per quanto riguarda il calciomercato, ma per averle non ci sarebbe bisogno di leggi speciali. Occorrono uomini speciali, come appunto Imborgia. La risposta dell’Europa a Trump potrebbe essere lui”.

In casa Budrieri è finalmente tornata la pace, anche se in diretta televisiva Trudeau ha dato proprio a Budrieri la colpa della strage nella moschea. Una posizione un po’ vile, quella del premier canadese, che avrebbe voluto attaccare direttamente Trump ma ha preferito prendersela con un ex tranviere dell’ATM, che in questi giochi di potere è soltanto una vittima. Purtroppo però le parole di Trudeau sono state amplificate dalla Boldrini, che non potendo più far togliere la pensione a Budrieri ha chiesto a Boeri di valutare l’ipotesi di ricalcolarla tutta con il metodo contributivo. Speriamo in bene, perché la gente scende in piazza per le cause più insulse ma non per difendere un uomo onesto, che ha sempre fatto il suo dovere mentre i fighetti figli di papà tiravano le molotov contro il suo tram. Budrieri intanto sta ricostruendo il rapporto con D.J. John, che sta vivendo un momento professionalmente molto buono (fa sempre il pupazzo-vittima in feste per figli di ex paninari, venerdì scorso ha dovuto simulare di essere un handicappato e quei dodicenni, quasi tutti iscritti al San Carlo, si sono abbastanza divertiti nello spegnergli addosso mozziconi di sigarette) ma sentimentalmente difficile: Marilena ha lasciato il business angel, che è stato avvistato vicino al dormitorio di Viale Ortles, ed è sempre più presa dal prete di Quarto Oggiaro, che proprio ieri ha ricevuto una nota di biasimo dalla Curia per avere fatto una sega a un chierichetto filippino di cinque anni e mezzo. D.J. John ha perso anche l’appoggio dell’Erminia, ormai impegnata nel sociale insieme a Yannick (ieri hanno manifestato contro Trump davanti alla scuola americana di via Paravia) e disinteressata alla cucina anche più del solito. Ieri l’attempato presentatore tarantino, che sta rimettendo a punto il format di ‘Vecchio Rap’, ha sbroccato per l’ennesima volta, dopo avere letto della presentazione di ‘Party like a Deejay’, la festa con cui oggi al PalaAlpitour di Torino si festeggiano i 35 anni della radio di Linus. Il biglietto costa 20 euro e la cosa lo ha fatto impazzire: “Hai capito Budrieri? Questi si sparano un’iniziativa autopromozionale e ti fanno anche pagare il biglietto! Ma si sa che il popolo è così, vuole essere preso per il culo… Da ridere poi Linus quando si lamenta della potenza di Mediaset nel mercato radiofonico… come se Radio Dee Jay fosse una radio di provincia gestita da quattro amici… cazzo, è di De Benedetti! Ridicolo. E poi, che caduta di stile: non ha citato Cecchetto, che la radio l’ha fondata e nemmeno Albertino che oggi è l’unico motivo per ascoltarla. Ma questa è l’Italia: i Linus cadono sempre in piedi mentre gli Albertino hanno una pressione fiscale dell’81% a fronte di servizi da terzo mondo”. L’ultima volta in cui Budrieri ha ascoltato la radio c’era Provenzali che dava la linea a Ezio Luzzi per un Cavese-Monza, quindi ignora di cosa il quasi-genero stia parlando. Astutamente però ha difeso l’ultima delle sue brocche venete rimasta intatta, un pregevole manufatto acquistato in di ritorno dalle ferie del 1983, con la scritta ‘Chi dise sposa dise spesa’ (D.J. John ne aveva spaccata una uguale, non sapendo che Budrieri ne avesse due), trovato all’autogrill di Motta di Livenza Ovest mentre l’Erminia flirtava con il benzinaio e Marilena guardando una pistola giocattolo sognava di uccidere i genitori. Ricordi che scaldano il cuore a Budrieri, che ha avuto la fortuna di vivere rapporti umani veri e sconosciuti a chi è cresciuto nell’epoca dei social network.

In questo momento si sente vicino a Lapo Elkann, quindi. E non perché nel primo pomeriggio di ieri il Gianni lo abbia portato a travestiti a Figino, per preparararsi nel dovuto modo alla Coppa Italia. Il Gianni ama frequentare quei luoghi di giorno, per assaporare pienamente quelle sensazioni che dall’esterno magari a qualcuno, abituato al divano con la Multivision di Sky, possono sembrare squallide. Durante il tragitto ha raccontato a Budrieri delle sue discussioni con Ilaria: negli ultimi giorni si sono scontrati su tutto, dal solito Trump (Lui “Le grandi aziende non è che siano diventate progressiste, è che vogliono negri e messicani a buon mercato per pulire i cessi e servire caffé” e lei “Sì, infatti Google e Facebook assumono solo analfabeti”) al redivivo D’Alema (Lui “Un vecchio ridicolo e inacidito, che ha combattuto tutti i governi di sinistra tranne il suo, che è stato il peggiore” e lei “Il PD non è mai stato un partito di sinistra e Renzi è l’emblema di quell’Italia che la sinistra dovrebbe combattere: l’Italia della furbizia, dell’apparenza, del provincialismo mascherato da schiettezza”), fino al topo messo alla gogna in Cina (lui “Paese di merda e gente di merda, che solo stando in Italia migliora un po’. Che cazzata ha ha fatto Moratti ad andarsene, bastava assumesse un amministratore delegato capace”, lei “Ti indigni per un topo, ma quando una nigeriana incinta muore cercando di arrivare a Lampedusa tu guardi la media assist di Icardi”) e addirittura alla figura di Budrieri (lei “Un uomo tristissimo, che vive solo per l’Inter. Non so come faccia la moglie a non tradirlo”, lui “È un uomo di valore che ha sofferto molto, merita rispetto”). Molto interessante, ma purtroppo tutti i camionisti d’Europa ieri sembravano essersi dati appuntamento nella zona e non si trovava un travesta libero. Così l’esperto Gianni ha superato l’inceneritore di Pero e la cascina Ghisolfa, arrivando quasi a Rho. “Una negra, finalmente! Quando ne cerchi una non la trovi mai…”. Il rapporto non è stato molto soddisfacente, né per il Gianni né per il Budrieri che non è arrivato nemmeno al 10% dell’erezione minima (si sarebbe in ogni caso masturbato) pur avendo negli ultimi giorni seguito i consigli di Trentalance riguardo alla pisciata stop and go da usare come allenamento. Un pomeriggio agrodolce, prima di fare rotta verso il Champions Pub, per un aperitivo a base di patatine al bacon rancide, Crodino (la bottiglietta era già aperta, ma Paolo-Wang è stato rassicurante: “Solo da cinque minuti”) per Budrieri e Aperol Spritz per il Gianni e gli altri.

Mentre Lifen spiega ai pochi avventori che finalmente l’emissione degli scontrini sarà semplificata e automatizzata, a patto di avere la fidelity card del Champions Pub (“Presto sul sito tutte le informazioni”, anche se il sito risulta in costruzione), Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco (felice perché i fratelli forestali juventini si sono messi a frequentare l’Ortomercato e quindi stanno poco in casa: dicono che solo lì si trovano le fave fresche come in Calabria) analizzare la sconfitta contro la Lazio, con Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile che cercano di tirare sera discutendo delle reali possibilità che Hamon ha di unificare la sinistra francese, insieme alle solite battute sul momento in cui uccideranno gli italiani di quel bar. Che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono a discutere dell’inserimento di Gabbiadini nel modulo del Southampton. Budrieri è lontano dagli estremismi, ma quando sente frasi copiate pari pari dai giornalisti, del tipo ‘Biglia sarebbe la ciliegina sulla torta, il regista che manca’, getta per terra la Gazzetta spiegazzata e piena di macchie di olio rancido che titola ‘La La Lazio No No Inter’ nonostante il 93% dei suoi lettori non sia in grado di capire il gioco di parole (compreso lui stesso: l’ultima volta in cui Budrieri è stato in un cinema di prima visione davano ‘Non son degno di te’ e ne aveva un brutto ricordo, non per colpa di Gianni Morandi ma della sedicenne Erminia che era stata per un’ora in bagno con un tizio conosciuto pochi minuti prima) e soltanto di puro carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente di raro acume che passa le giornate a parlare della posizione di Kucka ma saprebbe risolvere la questione curda in due giorni, se soltanto avesse pieni poteri. Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Facco e Jimenez non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti.

“Ci risiamo, con un tempo regalato. Se la Coppa Italia non interessava allora nemmeno dovevi mettere Icardi e João Mario nel secondo tempo, per non parlare di Candreva e Perisic fatto spompare a cinque giorni dalla partita con la Juve. Ma Eder?Con Palacio e Banega si gioca in nove, a questo livello, è già andata di lusso aver chiuso il primo tempo sotto di uno. Miranda impreciso e superficiale fin dall’inizio, poi con il rigore e l’espulsione ha dato la botta definitiva. Squadra comunque viva, perché senza brillare ha creato nel solo secondo tempo una decina di situazioni pericolose e c’è stata anche una certa sfiga. Ansaldi agghiacciante, Murillo meglio del solito, Kondogbia e Brozovic hanno fatto il loro e a centrocampo siamo in generale messi bene, anche come alternative. Il mercato è stato giusto così, non potendo arrivare a fenomeni: meglio un giovane come Gagliardini e liberarsi dei pesi morti, che comprare mezzi giocatori di quelli che piacevano a Mancini e che poi devi regalare, se ti va bene. Quanto a Biglia, è da quanto vado a San Siro, cioè dal ’49, che sento dire che all’Inter manca un regista, ma di sicuro quel regista non è Biglia, che dieci anni mi tirate fuori dopo ogni sconfitta. Buon giocatore, che fa sempre la cosa giusta, ma non certo uno che trasforma le squadre alla Pirlo: non ce l’ho con lui, ma con chi da decenni rompe il cazzo con questa storia del regista. Biglia è da Lazio, ma non da Inter”.

(Continua. La versione riveduta e corretta di questa puntata, con tutti i personaggi, sarà pubblicata a fine maggio 2017 con il nuovo libro).

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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