B come Borlotti

23 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Il significato dell’espressione ‘sport di base’ è molto vago, di solito include tutto ciò che ci fa comodo o piacere sostenere, dalla parte giovanile e amatoriale degli sport più popolari a quella di elìte delle discipline con visibilità solo olimpica: quindi se seguiamo la mountain bike o il sollevamento pesi sosterremo convinti che Del Piero guadagna cifre esagerate, dimenticando quell’amichevole della Juve che nel 1992 battè come ascolti la contemporanea finale dei 100 metri di Barcellona (vinse il ginseng di Linford Christie). Di sicuro però per sport di base non si intende ‘sport professionistico un po’ più sfigato della sua versione da vetrina’. Venendo al punto, la serie B del calcio italiano è un campionato che può piacere o meno, ma che a prima vista non sarebbe meritevole di tutela sociale né tantomeno dell’elemosina dei cugini ricchi. Parliamo della sostanziale conferma dopo il 2010 della mutualità, arrivata dall’ultima riunione in Lega: perchè fuori dal politichese questo significa dare alla futura ‘autonoma’ lega di B tre quarti del contributo di solidarietà. Che altro non è che il dieci per cento del totale dei contratti televisivi della categoria maggiore. Valutando in un miliardo gli introiti che l’advisor Infront (in front soprattutto a Mediaset, considerati i suoi dirigenti) porterà alla A, significano 75 milioni all’anno per la B. Che si terrà i suoi, di contratti televisivi: con qualche buona retrocessa è realistico pensare ad un 15 milioni l’anno lasciando fuori il discorso Coppa Italia (la cui formula può cambiare dalla sera alla mattina). Avvertenza: difficile che il contratto tivù vada oltre il miliardo, visti gli stopper schierati. Piccolo particolare: al netto del discorso Under 21, le rose dal 2010 saranno di 18 giocatori (quest’anno 19) per così dire ‘senior’ e visto che l’attuale ingaggio medio lordo di un giocatore di B supera di poco i 200mila euro significa che la gestione corrente della prima squadra è ampiamente coperta. Traduzione: senza muovere un dito né portare una sola persona allo stadio, la più scalcinata delle società di B partirà da più 4 milioni di euro. Non è calcio di base, ma di sicuro nemmeno un campionato professionistico. Solo che tutte le medie della serie A hanno paura di finirci. Creando una paradossale convenienza nel rimanerci, considerando i costi della A: ci sono i Borlotti che rinunciano alla Champions e quelli che rinunciano alla promozione.
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