Aspettando Mirotic

2 Ottobre 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni attovagliato sull’isola delle vedove cercando di parlare con i salmoni islandesi in  fuga, dando ricovero a chi non ne può più  delle previsioni da osteria. Bevendo anche male. Settimana dove il partito del qui lo dico e qui lo nego si è mangiato la tovaglia delle previsioni esagerate invece di fingere una competenza che il campo divora. Per motivi oscuri si parlava di possibilità per l’Italia del rugby contro i tutti neri neozelandesi. Disastro, lacrime dei coccodrilli ben diversi da quello che uno sciroccato tifoso di baseball in America voleva portare dentro lo stadio perché  così si sarebbe sentito più rilassato.

Nel calcio fluttuante dove Pirlo è vicino agli scogli si è giustamente parlato degli allenatori italiani che fanno bei risultati all’estero. De Zerbi e il Brighton come grande esempio e  per il giovane tecnico ci si augurava, su fogli pseudo sportivi dove ne sanno sempre una più del diavolo che si divora tutto, il suo ritorno a casa, magari sulla panchina della Juventus oppure su quella del Garcia che davvero vive fra polipi impazziti sul lungomare di Napoli. Be’, l’Aston Villa del solito Zaniolo, bello e impossibile, non era d’accordo con il circolo dell’elogio a prescindere: 6 a 1 tanto per chiarire.

Una chiarezza che manca alla famosa classe dirigente dello sport, quella che non si orienta fra uno schiaffo ed una carezza, alimento servito da tanti allenatori, non soltanto nella ginnastica, quella che segue soltanto il profumo dei soldi e aumenta le partite, le gare, fingendo poi di essere preoccupata se i protagonisti si fanno male, se, come si è visto nei preolimpici della pallavolo, una esagerazione dopo i campionati continentali, vedi spesso occhi spenti e non certo da tigre. Gente sfinita, ma sempre sul campo. Esagerazioni che meriterebbero processi, ma se la grana gira sembra che tutti siamo contenti, anche le associazioni giocatori che dovrebbero fare come i rivoltosi di Hollywood.

A proposito di maratone ecco il basket che propone alle sue regine il doppio viaggio: 30 partite in Italia, 34 nell’Eurolega. Senza contare i play off, sicuri in Italia, problematici lassù dove girano più euro. Viaggi, zero allenamenti, partite e notti in bianco. Nel calcio dicono che le coppe tolgono almeno 10 punti in classifica. Forse Armani e Segafredo Bologna possono permetterselo e restare in testa, ma certo all’esordio si è visto quello che diceva una contessa dell’amante taciturno: ”Però sta’ attento”.  Un po’ quello che pensavano i 9.700 del Forum dopo i primi 35 minuti di Mirotic in maglia Armani. Per fortuna la classe non è acqua, come ha detto alla fine anche un Messina stranamente portato al perdono dopo aver visto una difesa budino ed una squadra bruttarella assai, perché il ricco viandante arrivato da Barcellona, dalla NBA, dalla scuola Real,  è riuscito a dare una mano a Shields  per togliere a Treviso una partita che si stava meritando.

Stesso problema deve avere avuto Banchi a Scafati quando dopo una partenza da vera Virtus si è ritrovato addosso Sacripanti, Logan e i suoi cavalieri. Calo di tensione, non certo fine della favola, anche se proprio l’allenatore di Grosseto sa bene come i giocatori scarichino chi li ha preceduti, pronti a dimenticare gli elogi per addormentarsi quando il gioco si fa duro. Una scoperta dolorosa deve essere stata anche quella di Bucchi davanti alla bella Napoli che ha infierito sulla Sassari incerottata. Domenica nell’aceto per Ramondino che si era illuso di aver lasciato nelle lenzuola della supercoppa a Brescia tutti gli umori maligni di una Tortona che proprio non ricorda niente degli ultimi campionati gloriosi. A Venezia, invece, dovranno portare in laguna qualcuno dei nuovi perché capisca il posto dove è andato a prendersi lo stipendio. Meglio, ai ferri dentro la Misericordia. Bella vittoria all’esordio, ma con variabili impazzite che andavano per conto loro.

Amarezza europea, stile Fiba, per Varese, caduta subito e poi per Brindisi sempre contro i francesi di Cholet sul campo di Antalya non facile da raggiungere, magari con 14 ore di viaggio. Pazienza. Faranno una coppa minore e qui dovrebbero spiegarci i motivi di tali scelte per squadre con rose ridotte che già reggono a fatica il campionato. Cari amici le coppe danno visibilità agli sponsor, alla città, insomma portano denaro, pazienza se i giocatori si stancano.

La canzone vale per tutti, dal volley al rugby, dall’atletica  al calcio, ovviamente, in tutte le discipline dove  la pecunia non puzza mai. Non tutti hanno la fortuna di essere nel dorato mondo del golf che ha visto l’Europa battere gli Stati Uniti sui prati romani dove le buche erano orgoglio ben diverso da quello delle strade nella Capitale. Spettatori da tutto il mondo, televisioni accese in tutta la terra. Ora dovrebbero fare campi pratica anche per chi non ha i soldi per farsi ammettere ad un circolo. Difficile che succeda, guardate come reagiscono quelli che, dopo aver applaudito per lo sport nella costituzione, si passano la palla fra di loro, ma non sanno spiegare  come sviluppare il progetto se ancora nella scuole si fa spesso ginnastica nella topaie. Pagelle per le vedove dell’isola e per i salmoni che vogliono la libertà come il ragnetto trovato nel bagno di casa.

10 A NAPOLI, vincitrice a Sassari, se avrà la stessa bella faccia nel mezzogiorno di fuoco con l’Armani a cui non lasceranno che poche ore di riposo dopo l’esordio europeo ad Istanbul venerdì. Bel progetto, nuovo allenatore, facce giuste. Una novità che ricorda storie napoletane gloriose da Borghi al cavalier Salerno.

9 Ai 9.700 spettatori del Forum di Assago per la pazienza mostrata verso una squadra che dopo la festa sembrava intontita. Per fortuna c’era Shields e per almeno 9.000 questa Armani avrebbe almeno bisogno di due come il danese del Kansas.

8 A PESARO, omaggiando Costa al decimo anno di presidenza e salutando Elio Giuliani che lascia dopo essere stato spirito guida in sala stampa per tanti anni e per tanti di noi, e TREVISO, bella e rivoluzionata, con Marconato fra gli assistenti per lo sviluppo giocatori, perché hanno perduto su campi difficili, ma hanno detto a questo basket che la tradizione non sarà tradita.

7 Al GRAZULIS che ha reso dolce l’esordio di Trento così come ha reso indimenticabile il mondiale della Lettonia di  Banchi.

6 A Geppy CUCCIARI che nella sua splendida cornice, trasmissione geniale, non dimentica mai il suo passato da cestista e chiede ancora di potersi allenare a 50 anni seguendo il passo dei suoi idoli, della Dinamo, legata ai campioni, ma sempre fedele a personaggi come Bisoli che come lei sul campo sapeva lottare, come fa anche oggi da allenatore, anche se il Sudtirol deve  soffrire.

5 A MESSINA che dopo la faticaccia con Treviso sembrava sereno e comprensivo.  O è cambiato davvero avendo trovato nell’ultima società che allenerà l’equilibrio per non confondere il risotto con cose sgradevoli, o noi siamo troppo esigenti con i suoi campioni che leggono male la sveglia nell’ora legale delle partite.

4 Al RAMONDINO disperato che non trova i fili per accendere la nuova TORTONA. La supercoppa come incubo, il bagno a Venezia come inferno.

3 A WILTJER che si è presentato alla grande con la maglia Reyer facendoci dimenticare il bidone del brasiliano Caboclo. La sua partitona non deve illudere che si possa sempre trovare l’uomo giusto all’ultimo momento.

2 A SCARIOLO se dovessero girargli i santissimi vedendo questo SHENGELIA meravigliao che trascina la NUOVA VIRTUS. Capita di non capirsi e la colpa sta sempre dalle due particontrariamente a quello che pensano i padroni quando ascoltano i giocatori e fingono di non sentire gli allenatori.

1 Al LOGAN perché a 40 anni fa ancora sembrare pelandroni negligenti tanti giovani che dovrebbero andare in campo con il suo spirito e il suo amore per il gioco.

0 A TREVIGLIO ed URANIA, vincitrice nel supplementare, perché la diretta su Raisport di una partita della A2 era più godibile, anche nei commenti, di quelle della A1. Rai che, come ci ricorda il Parodi saggio equilibratore ai tempi in cui facevamo I GIGANTI, nega agli appassionati anche la trasmissione radiofonica che aveva un senso e una sua magia.

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