Arco di trionfo

4 Novembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Rimaniamo sempre affascinati dal fatto che i dirigenti sportivi americani ragionino in termini di riempimento dell’impianto, non solo per una ovvia considerazione finanziaria (più gente uguale più biglietti venduti) ma anche perchè il pubblico chiama il pubblico e genera immagine: niente di più deprimente che esibirsi di fronte a poche centinaia di persone. La Martos Napoli può esserne un buon esempio, nonostante Damon Jones e adesso anche ‘Tractor’ Traylor, ma chi su Eurosport segue le partite di campionato del Panathinaikos rimane stupefatto dalla differenza di clima rispetto all’Eurolega o ai vari derby di Atene. Per questo la NBA sta analizzando i primi dati sul pubblico non alla luce degli incassi (nella crisi globale stanno tenendo, mediamente gli ‘home opener’ hanno prodotto un meno 1% rispetto agli esordi casalinghi dell’anno scorso nonostante i prezzi medi per biglietto siano calati), ma del riempimento degli impianti. Secondo l’analisi fatta da Rachel Schuster e Jeff Zillgitt di Usa Today i peggiori sono stati i Sixers, che contro i Bucks hanno avuto il 28% delle sedie vuote: concetto anche questo relativo, vista la quantità di abbonamenti che vengono piazzati alle aziende. Secondi in questa triste classifica proprio i Bucks, a riprova del loro scarso richiamo, che all’esordio contro i Pistons hanno avuto il 19% del Bradley Center non occupato. In positivo bisogna parlare dei Sacramento Kings, peggior record della lega l’anno scorso, che hanno esordito con un esaurito contro i Grizzlies: 17.317. Nell’opener dell’anno scorso, sempre contro i Grizzlies, mancava all’appello il 27% del pubblico massimo: adesso è tutto merito di Tyreke Evans o dei propositi di trasferimento dei fratelli Maloof? L’attaccamento ad una squadra, anche professionistica (e che quindi domani mattina può decidere di trasferirsi in un’altra città), segue quindi dinamiche non solo sportive. Anche se sui giornali di Sacramento, quelli dove scriveva Tom Bradford (il padre degli otto ragazzi lavorava all’inventato Sacramento Register), ci sarà senz’altro qualcuno che avrà vergato editoriali del genere ‘A Sacramento esisti solo se vinci’.
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