Voti o giudizi?

12 Ottobre 2023 di Stefano Olivari

A scuola meglio i voti o i giudizi? Un ‘Di qua o di là’ che divide boomer e giovani, con in mezzo la vituperata generazione X che deve mantenere babypensionati e babyfancazzisti, sentendosi anche fare la morale. Lo spunto arriva dalla nuova tendenza dei licei italiani, alcuni dei quali in via sperimentale (è successo a Bologna, a Piacenza e a Milano) hanno abolito di fatto la divisione in quadrimestri rimandando ad una valutazione unica a fine anno scolastico. L’obbiettivo, secondo gli ideologi di questa svolta, è arrivare gradualmente all’eliminazione dei voti. sostituendoli con giudizi. L’eliminazione del primo quadrimestre rientra proprio in questa logica, diminuire lo stress degli studenti e vedere il loro percorso in generale, senza farlo dipendere da questo o quel voto.

Chi ha la nostra età si ricorderà lo shock quando in quinta elementare, era la stagione 1977-78, i vecchi voti (il sei scritto sex o secs per evitare tarocchi ci scalda il cuore) furono sostituiti dai giudizi. Il festival dell’eufemismo, oltretutto in un contesto in cui per essere bocciati bisognava sparare all’insegnante (oggi nemmeno questo), con pro e contro. Qualcuno si offendeva più per un giudizio ambiguo che per un 4, ma nessuno si suicidò per il cambiamento. Certo adesso stiamo parlando di adolescenti, di gente che per una parola sbagliata si presenta in classe con avvocato e genitori idioti, quindi è proprio uno sport diverso.

Alle elementari poi la modalità di valutazione è cambiata tante volte (chi si ricorda delle lettere A, B, C, D ed E?), più per dare l’idea di una riforma che per motivi spiegabili razionalmente, ma adesso stiamo parlando di scuole superiori e la nostra domanda non potrebbe essere più chiara: meglio i voti o i giudizi? Il voto ha il pregio della chiarezza e della sintesi, il giudizio quello di non ridurre un anno di vita ad una cifra ma di provare almeno a spiegarlo. Da amanti della sintesi votiamo senza tentennamenti per il voto, ma ammettiamo che ci sono elementi anche a favore del giudizio. In entrambi i casi i poveri liceali, almeno quelli che sognano di arrivare alla maggiore età senza subire un no o un rifiuto, potrebbero sentirsi stressati. E comunque, per dirla alla De Zerbi, “Result is unfair“.

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