Guerre puniche o cultura tecnica?

26 Novembre 2021 di Stefano Olivari

Cultura umanistica o scienza? O, per usare la sintesi di Cingolani, guerre puniche o cultura tecnica? Sembrano discussioni di decenni fa, quando l’alternativa era fra una scuola di classe, intesa come classe sociale di appartenenza o di aspirazione, e una presunta ‘preparazione al mondo del lavoro’. Eppure davvero ancora oggi la questione è un nervo scoperto, che il ministro della transizione ecologica ha toccato parlando su Rai 2 di “professioni del futuro“, fra cui inserisce quella piuttosto vaga di digital manager. Per non dire di ministro della transizione ecologica.

Il nostro nuovo ‘Di qua o di là’ è quindi antichissimo, parte dalla riforma Gentile del 1923 che di fatto assegnò ai licei, in particolare a quello classico, il compito di formare la classe dirigente, con grande enfasi sulle materie umanistiche, ben al di là delle idee di Mussolini. E la scuola media unificata, arrivata negli anni Sessanta abolendo l’avviamento professionale (nostra madre ha fatto in tempo a frequentarlo, mentre nostra nonna, classe 1905, si era fermata alla sesta elementare), ha solo leggermente migliorato la situazione quanto a basi culturali di partenza.

Arriviamo al punto, già toccato nella interessante discussione sulla formazione della Mediolanum di Ennio Doris: al di là dell’immagine, fighetto da liceo classico o proletario da Itis, lo studio serve a creare cittadini con un sentire comune e un’attitudine ad imparare oppure deve dare strumenti culturali e tecnici per un utilizzo immediato? Domanda non banale, perché il digital manager di oggi magari fra dieci anni sarà superato da un’altra figura professionale. Però a scuola si va oggi e un’idea di fondo bisogna averla, almeno per ragazzi fino alla maggiore età perché poi l’università è un altro sport. Guerre puniche o cultura tecnica?

Guerre puniche o cultura tecnica?
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