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Basket

La buona Stella di Roma

Oscar Eleni 02/12/2014

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Oscar Eleni dallo stadio romano di Domiziano, lo ritrovi oggi sotto piazza Navona, che nell’86 dopo Cristo era l’arena da 30 mila posti per il certamen capitolino dedicato a Giove. Passeggiata nella storia seguendo Virgilio Augusto Frasca, scopritore di queste meraviglie, la prossima volta andremo al circo di Massenzio, l’uomo magico della comunicazione per l’atletica italiana nell’età dell’oro, un amico-nemico per aver rifiutato l’invito di Rubini a lasciare l’atletica per aiutare il basket a trovare gocce di gloria sotto piazze famose, certo uno come lui questa Roma non la terrebbe al buio di viale Tiziano. Frasca il cicerone, ma anche il conte Aquari come paziente samaritano per farci vedere un sole che non tornerà più, per dare sollievo alle nostre ossa portate nel viaggio della speranza fino al Pincio, perdendo per strada sigari, occhiali ed un” prezioso” portapillole”.

Amici dell’atletica, della professione, le giornate romane le abbiamo chiuse sul Tevere, alla Canottieri Tirrenia Todaro dove Michele De Lauretis, nobiluomo abruzzese che per anni ha lavorato come maestro di sport i nelle federazioni, alla preparazione olimpica, ci ha concesso una pausa, una carbonara e una ciambella con le mele, prima di metterci sulle Frecce veloci, ma quasi sempre in ritardo, dopo la premiazione nella sala d’onore del Coni per il secondo premio letterario, il primo lo ha vinto meritatamente Giovanni Bognolo con il suo bellissimo “Le regole e il sudore”, dando altre idee a don Mario Zaninelli il vulcano che ha voluto il libro sull’Indimenticabile Rubini, volume vincente grazie soprattutto alla pazienza e al lavoro, alle scelte, alle sintesi, di Sergio Meda e ai giovani editori che ancora fanno fatica a capire le “simpatie” federali per certi volumi molto distanti dal Rubini pensiero.

Giornate romane di primavera a a fine novembre, primi giorni del dicembre incompiuto, antiche strade, vecchie scale, sapori di un tempo anche se più costosi, dai prati della Capitolina rugby a quelli meravigliosi di Capannelle dove per farci godere un pranzo degno di fegati meno malandati e prostate più elastiche c’era il cameriere filosofo diplomato al classico. Pensavamo di finire il viaggio stringendo anche le mani di qualcuno del basket. Magari Bianchini che era in commissione e , forse, ci ha votato per questo argento conifero. E perché non il Petrucci baciantino che quando ti vede sembra sempre che non possa fare a meno di una amicizia disinteressata? Al limite aspettavamo anche “Fiorello” La Guardia, ma lo stanno sovraccaricando di lavoro e allora giusto essere ignorati in questo basket che ti multa, come è successo alla Reyer capolista, per mancanza di acqua calda nello spogliatoio degli arbitri, andateci voi a parlare coi gestori di certi impianti, che commissaria i comitati regionali, l’ultimo quello del Trentino. Ahi ahi, vuoi vedere che l’ascesa della squadra di serie A sta creando problemi ad una base sorpresa da questa meravigliosa primavera creata da Longhi e Strainotti in salsa cinese?

Ci siamo dovuti accontentare della vigorosa stretta di mano del presidente del CONI Malagò che ha detto una verità sul premio logica anche per i borosauri di via Vitorchiano: “Carissimi il premio lo avete vinto per merito di Rubini, della sua figura”. Mai negato. C’era sana ironia, quella che purtroppo non riusciamo a trovare, parlando anche con il presidente del CONI, per questa vergognosa situazione che ha messo sul rogo Carolina Kostner lasciando andare in giro liberi i mille gaglioffi della repubblica dello sport e degli affari.

Preambolo lunghetto per arrivare a “Qualcosa di diverso” il libro di Marco Crespi, stritolato in terra basca, con la post-fazione di Boscia Tanjevic, il padre putativo, il padre di uno sport che è anima, cultura, fegato, e la prefazione di Flavio Tranquillo che sintetizza bene, passione, furore, amore, paura del mondo oltre le linee del buon senso: ”L’ultimo tiro. Perché la pallacanestro alla fine si riduce all’ultimo atto (lo avevamo letto anche in un bar del Garden a New York, era ironia per sfottere chi ama il basket oltre il sano soffrire, ndr). Ad un dentro e fuori. Hanno inventato il basket perché la vita da sola non basta”. Appunto.Se non vi basta compratevi il libro di Crespi che nascerà nella culla senese dove Paperoga è diventato uomo e abile condottiero nella tempesta, una cosa davvero diversa rispetto alle pur gratificanti esperienze precedenti.

Rimuginando sui premi, le storie tese, il basket di oggi e di ieri ci siamo infilati nel tunnel dell’alta velocità cestistica trovando un porto di quiete soltanto nella partita del lunedì, quella vinta da Capo d’Orlando su Sassari che ha perso il comando, come Reggio Emilia, senza sorprenderci. Cantù e Sassari, lo diciamo da tempo, in Europa, hanno fatto vedere di essere nate settimine. Reggio deve reiventarsi dopo tanti infortuni. Essere deboli stanca, ma essere forti sifinisce. Comunque sia la notte del Capo, fiamme e fuoco, multe senza limiti, ci ha fatto riscoprire Matteo Soragna. Come grande giocatore, anche adesso che è veterano da stadio Domiziano, come uomo, solido come nei giorni in cui doveva proteggere Bargnani. Quella maglia dedicata a Gabriele Fioretti, rubato alla vita che non gli ha concesso sollievo anche se aveva dedicato quasi tutto agli altri nel lavoro, nello sport, ci ha portato molto indietro. Forse all’ultima stazione riconoscibile in questi tempi, dove se vai con le Frecce non ti accorgi più di nulla.

Ha provato a ricordacelo il Cappellari baldanzoso che dopo le due vittorie di Messina come capo degli Spurs in NBA, si è sentito in dovere di rinforzare la trincea in difesa della famosa scuola italiana degli allenatori. Nella sua zingarata fra Cantù e Roma si è fermato a Bologna nel giorno del trionfo felsineo. Tre successi sul campo, 26 mila persone sulle tribune: quasi 8.000 a Casalecchio per la Virtus che strappava le unghiette ai gattini reggiani di Menetti, la squadra giustamente elogiata nell’ultimo consiglio federale perché può davvero mandare in campo un quintetto italiano compoetitivo in serie A, pienone al Pala Dozza per la Fortitudo di Anconetani che sembra stuzzicare l’interesse del Tacopina del Bologna calcio in risalita, anche se, come sempre , almeno sotto una delle torri, indovinate quale, c’è chi storce il naso, non vuole. Bah.

Cappellari sottobraccio a Crovetti nella giornata del tormento per un reggiano e dell’estasi per il nuovo direttore generale della Virtus prima di arrivare a Roma per scoprire che Luigi Ferrajolo, padre coscritto de tempi in cui al Corriere dello Sport avevo tanto bisogno di veri amici, il presidente dell’USSI, la stampa sportiva, il padrone della festa nei premi al Coni, un tenace difensore della categoria nel momento più difficile, quello dove i prepensionamenti portano allo svuotamento qualitiativo delle redazioni, è rimasto davvero l’ultimo serio ed onesto difensore della Roma cestistica reinventata da Toti dopo l’età aurea degli Acciari più che dei Gardini e della storia infinita di quel Messaggero che poteva avere tutto e  ha lasciato ricordi in chiaroscuro, fra sperperi e vittorie sul campo. Ferrajolo sa certo meglio di noi come è la realtà romana, quella tristezza di viale Tiziano semivuoto, buio, e non ha cambiato idea neppure quando gli abbiamo raccontato che un alleanza con la Stella Azzurra potrebbe illuminare di nuovo il basket capitolino. Il conte Aquari ci aveva portato ad esplorare il centro passando dalla Capitolina, dal castello della schermidrice Bianchedi, alla Camelot di Tommaso Antonelli dove il manager è Stefano Sbarra, l’uomo che se ti addentava un braccio, una caviglia, rendeva infernale la tua vita sul campo anche se ti chiamavi D’Antoni. Speriamo che si arrivi alla dolce fusione e che Toti trovi qualcuno capace di tenere in piedi la sua Roma del basket che sembra il Borussia Dortmund: splendida in Europa, modesta in campionato.

Pagelle da piazza Navona, vivendo sotto le case dei potenti che ci abitano oggi in quel ferro di cavallo dove è passata tanta storia.

10 Alla LNP che sta cambiando pelle e presidente per questa iniziativa degli orsetti e dei peluche da lanciare in campo, dopo il primo canestro, nelle partite del 14 e 21 dicembre, una raccolta per i bambini che purtroppo stanno negli ospedali e cercano una mano amica, un sorriso. Il voto è altissimo perché nella richiesta per propagandare l’iniziativa si fa presente che il lancio degli orsetti non sarà multato dalla federazione esosa. Hanno fatto bene a specificarlo, conoscono quelli che sono nati per spennare i polli della base. Da Siena fanno sapere che aderirebbero all’iniziativa, circoscritta ai primi tre campionati, ma aspettano ancora l’autorizzazione. Necessaria, per non farsi incatenare da chi non ha trovato il tempo per togliere dal basket la vergogna delle gabbie contenitive la demenza del tifo ultras alimentato dagli stessi farisei che negano connivenza con le curve calcistiche.

10 BIS A Dino MENEGHIN che a Bruxelles e Strasburgo difenderà i vivai nella battaglia europea quasi impossibile da vincere, che in una notte di bruma ha trova la meravigliosa libreria Open in via Montenero a Milano per mantenere fede alla parola e per presentare il libro di Lorenzo Sani anche nella città dove rincorrono il record juventino delle vittorie in casa (22 a 25, le inventano tutte). Siamo felici per Sani noi che a Roma non abbiamo visto una faccia a spicchi.

9 Al GRICCIOLI di Capo d’Orlando che alla fine dell’impresa contro il colosso Sassari non sapeva se mettersi a volare, a piangere, ma poi ha deciso che abbracciando tutti si sarebbe tolto dalla spalla quella scimmietta che costringe bravi allenatori a fare da tappeto in situazioni difficili. All’inizio i problemi di tesseramento, domani, magari, la resa davanti all’evidenza che con un “pienone” da 2.300 spettatori non puoi quasi competere.

8 A Massimo CARBONI, la voce più bella della radio ai tempi in cui il basket aveva una trasmissione bellissima, un genio creativo che anche dal giardino dei pensionati riesce a farci provare nostalgia per le vecchie trasferte, per certi viaggi, certe notti, certi giorni. Sua la trovata sulla POZZ…CCATA della notte di Masnago: ”Quando protesterà contro se stesso cosa si strapperà?”

7 Ai TORONTO RAPTORS che nella giornata delle Memoria si sono presentati in campo con la maglia in ricordo di Nelson Mandela. Da noi questo tipo di inziative parte soltanto se poi qualcuno ci guadagna qualcosa, perché difficilmente trovi un Duncan in maglia Spurs che versa quasi 300 mila dollari in beneficenza. Da noi vogliono gettoni di presenza tutti i partecipanti alle finte partite del cuore.

6 Alla BOLOGNA ritrovata, almeno quella che volevamo cercare noi: in una giornata quasi 30.000 persone sulle tribune degli impianti sportivi. La meraviglia è che la Virtus in serie A ha fatto il pieno come la Fortitudo nella quarta serie. Fortitudo, Siena, Treviso: chi non capisce questi amori farà meglio a chiedere un tesseramento per il torneo di rutto libero.

5 A SARDARA e SACCHETTI che, giustamente, si sono sorpresi per l’evoluzione della specie tifoso a Sassari, insomma dal passaggio obbligato che porta dall’età dell’innocenza, tutti bravi, tutti figli nostri, a quello tormentato dove le società citate sopra, cioè F. Bologna, Mens Sana ed ex Benetton si sono trovate a dover soddisfare palati che diventavano sempre più sofisticati. Certo che hanno ragione loro a difendere tutti e tutto, ma attenti a non esagerare con la politica del perdono per l’egoismo di certi mercenari che in una stagione possono rovinare la semina di anni.

4 All’EUROLEGA che è riuscita a nascondere per troppo tempo il ritorno al vecchio sistema arbitrale dei sudditi ipocriti. Non ci sono donnette in camera, non ci sono più orologi e vestiti nuovi da riportare a casa, ma resta la carenza tecnica di base. Certo se ci si fida delle promozioni di ogni federazione arriveremo ad avere spesso sul campo i raccomandati, mai quelli più bravi. Succede anche in Italia con la scusa del sorteggio integrale voluto dalle società. Palline calde, cara gente.

3 ALLE TELEVISIONI che comandano sugli orari delle partite e ti prendono in giro su certe priorità. In eurolega, ad esempio, Milano, che gioca sempre oltre le 20.30, anticipa alle 19 per stare al Forum occupato nei giorni seguenti. SKY che, stranamente, sembra interessata di nuovo al basket, potrebbe trasmettere partite della Gold e della Silver, della femminile, sta per riproporre il mezzogiorno col basket che la RAI ha trascurato, che la Lega non è riuscita a vendere bene.

2 A DALMONTE se non riuscirà a spiegarci e spiegarlo ai suoi giocatori come è possibile dominare in Europa, anche se nella seconda fascia, per farsi poi stritolare in Italia dove se Varese avesse avuto Kangur di sicuro non si sarebbe fatta mangiare il vantaggio. L’uomo che governa le difese di Pianigiani lavora benissimo, ma c’è qualcosa di misterioso che fa cambiare atteggiamento a troppi giocatori, a Roma e anche in altre parti, per la verità. Colpa del sistema a porte girevoli che non rende affamato nemmeno il broccone.

1 Agli ITALIANI di Reggio Emilia e anche al Silins cresciuto in società se avranno cali di zuccheri, attenzione, ferocia, proprio adesso che tutti si stanno accorgendo che è possibile fare campionati di vertice, resistere nel mare europeo, con giocatori allevati in proprio. Loro devono convincere quei proprietari zucconi, per la verità anche qualche manager che fingendosi super corazzato finge si spingere per i giovani e poi consiglia al padrone di non buttare via i quattrini per il settore giovanile, meglio per pagare in maniera giusta e decente gli allenatori. Cara Federazione non fidarti di questi marinai della serie A, cerca di investire sui tecnici, non svenando chi si arrampica nella professione, arricchendo i centri federali in ogni regione, sfruttando bene anche i dormienti, anche i pensionati che sanno molto più dei pickenrollatori di oggi. Passa la palla, tira la palla, muoviti senza la palla.

0 Alla LEGA silente che ancora non ci ha spiegato i suoi salti mortali sul mediatico, la diffficile battaglia per rendere visibile il basket che loro fanno giocare quando è impresa titanica rubare qualche riga e qualche spettatore ad altri avvenimenti, non solo calcistici. Stanno meditando. Pensano al famoso canale di tutto basket (ne avremo due?), pensano ad avvilire chi adesso fa per questo sport molto più di quello che merita.

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