Ventura il primo tifoso della Svezia e Ibra l’ultimo

29 Giugno 2018 di Stefano Olivari

Adesso che il Mondiale è arrivato agli ottavi e si fanno i primi bilanci si può dire che fra le sorprese quella per noi più amara è senz’altro la Svezia di Janne Andersson, che ha incredibilmente buttato fuori dal torneo la Germania campione. E avrebbe potuto anche farlo con una giornata di anticipo, visto lo svolgimento dello scontro diretto e un arbitraggio in stile Adidas… Adesso la Svezia si ritrova in un ottavo non proibitivo contro la Svizzera, forse l’unica squadra delle 16 meno spettacolare di lei, e in una parte di tabellone equilibratissima in cui l’approdo in semifinale sarebbe sì una grande impresa ma non un miracolo. Con radici nella storia, visto che per ben quattro volte (l’ultima a USA ’94) gli svedesi sono arrivati fra i primi quattro al Mondiale e in altri casi hanno fatto buone figure, in particolare nel 1974 quando fecero tremare la Germania Ovest di Beckenbauer e Gerd Müller nel girone di semifinale.

Continuiamo a parlare di sopresa per il livello tecnico medio dei giocatori, ma non certo per il curriculum recente: nel girone di qualificazione la Svezia ha buttato fuori l’Olanda, giocandosi benissimo gli scontri diretti con la Francia (sconfitta 2-1 allo Stade de France, vittoria 2-1 in casa) e arrivando al playoff con l’Italia che tutti ricordano. Con tutta l’autocritica azzurra possibile e tutti gli errori della FIGC, di Ventura e dei giocatori, playoff vinti con mezzo tiro in porta in 180 minuti. La Germania è comunque la terza corazzata, per status, a dover dire addio ai sogni per colpa di questa squadra compattissima e con un’interpretazione ultra-sacchiana del 4-4-2, dove gli attaccanti Toivonen e Berg sono davvero i primi difensori. Il punto di forza è comunque la difesa propriamente detta, Lustig-Lindelof-Granqvist-Augustinsson è ormai una filastrocca, ben protetta da Larsson ed Ekdal, con Claesson e Forsberg a presidiare le fasce. Poi le partite bisogna anche guardarle e contro la Sud Corea la Svezia ha fatto pochissimo, passando solo con un rigore di Granqvist. Buonissima la prova con i tedeschi, soprattutto nel primo tempo, e buona quella con un Messico disattivato, che ha rischiato davvero grosso.

Una formazione sempre uguale a se stessa, che vive delle incertezze altrui e non rinuncia mai alla propria identità. Per questo gli spot ironici con protagonista Ibrahimovic visti fra una partita e l’altra sembrano ironici soprattutto nei confronti del fuoriclasse svedese, che al di là di condizioni fisiche tornate discrete (nei Galaxy ha già segnato 7 gol in 11 partite) ha mal gestito l’operazione del rientro in nazionale aspettandosi che il favore gli venisse chiesto in ginocchio. Un errore di valutazione grave per una persona intelligente come lui, perché Andersson non ha chiuso porte ma nemmeno si è esposto. Sarebbe bastata una parola chiara di Ibra e i media si sarebbero scatenati come un sol uomo a suo sostegno, invece per una questione di orgoglio il Mondiale e la Svezia si sono persi l’ultima recita del fuoriclasse su questo palcoscenico. Così Ibra si è adagiato in un vittimismo indegno di lui, facendo velate accuse di razzismo quando ha ricordato di non avere un cognome svedese (nemmeno Durmaz o Guidetti, se è per questo), e il resto della squadra si è compattata per dimostrare di poter stare a questo livello anche senza il miglior marcatore della sua storia (62 gol in 116 partite). Inevitabile il riemergere dalla catacombe dei cultori dei bravi soldatini: se fosse così facile, basterebbe togliere da ogni squadra il migliore. I precedenti Mondiali con Ibra, nel 2002 e nel 2006, si chiusero con onorevoli eliminazioni negli ottavi, con il Senegal ai supplementari dopo una bellissima battaglia e con la Germania padrona di casa: qui si potrebbe andare oltre, anche molto oltre. Senza i nostri psicologismi da strapazzo si può dire che Ibra è un giocatore troppo condizionante, anche per compagni più forti di quelli di nazionale, uno che pretende il pallone sui piedi e che a 37 anni, se non sostenuto dalla condizione, permette agli avversari di prendergli le misure. Da suoi tifosi riteniamo la sua assenza un crimine contro il calcio, un pensare in piccolo, ma i fatti dicono altro.

In definitiva non esiste alcun modello svedese da imitare, nonostante i commenti siano schiavi del risultato più recente, ma c’è soltanto una vera squadra da ammirare. Non è affatto scontato che con il tiro di Darmian in gol invece che sul palo la nazionale di Ventura avrebbe fatto in Russia una figura decente, anzi probabilmente ci saremmo trascinati ancora per qualche mese il problema della mancata fusione fra senatori senza fiato, pronti a ostracizzare chi rifiuta il bacio della pantofola, ed ex giovani senza personalità. Questo non toglie che il primo tifoso della Svezia sia proprio l’ex commissario tecnico azzurro: poter dire ‘Siamo stati buttati fuori dai semifinalisti’ è sempre meglio di niente.

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