Tutto tranne calciare di sinistro

10 Maggio 2007 di Stefano Olivari

Senza premesse: un giocatore privo di orgoglio come Alvaro Recoba non l’abbiamo mai visto. Uno che si accontenta di stare per anni in panchina solo per uno stipendio altissimo é da capire ma non da giustificare. Ancor meno da ammirare. E poi, avviso ai suoi cultori (soprattutto giornalisti, va detto), smettetela di parlare della sua passione per il calcio: l’avesse avuta sarebbe andato, appunto, a giocare. Invece preferisce, anno dopo anno, stagione dopo stagione, rimanere inchiodato alla panchina o alla tribuna. Per non dire della comica frase “Non me ne vado fino a quando non vinco qualcosa di importante”. Come se fosse lui l’uomo che porta le vittorie. Anzi, é l’ultima ruota del carro, il che non é una vergogna, ma basta ammetterlo. Per onestà dovrebbe dire sì, sto qui il più possibile, la città é bella, guadagno un mondo, vivo da Dio, evviva la vita. Niente di illegale. Non ci sono dubbi sul fatto che Recoba sia un giocatore sopportato e che nessun tecnico dell’Inter lo abbia voluto. E tanto meno esistono dubbi sul fatto che senza Moratti il Chino ora sarebbe altrove. Però il punto non é questo, si é detto e scritto tutto sul rapporto fra i due. Quello che ci dà sui nervi é vederlo fingere scontentezza, vederlo triste perché, come diceva alla fine della gara di Siena, non sente suo lo scudetto. Sei triste, non ti piace la situazione? Prendi e te ne vai. Che problema c’é? Non ci sembra strampalato il paragone con un altro talento all’inizio incompreso come Adrian Mutu, arrivato all’Inter due anni dopo il Chino. Entrambi giovani di talento ma riserve, riservissime. Davanti avevano Ronaldo, Vieri, Zamorano e Ventola. Solo gli infortuni dei primi due hanno fatto si che il Chino potesse giocare qualche gara. Lippi fu onesto con Mutu, gli disse che era giovane e che non avrebbe trovato spazio. Mutu capì e se ne andò, facendo una carriera di tutto rispetto nonostante la vicenda della coca e molti altri casini personali: Verona, Parma (con Adriano), Chelsea (con Crespo), Juve, Fiorentina. Caterve di gol, di assist, sempre titolare o quasi. Sicuramente Lippi avrà fatto lo stesso discorso al Chino, che però ha finto di non intendere, nascondendosi dietro una frase che dice niente: “Voglio giocarmi le mie possibilità”. Che sono sempre state nulle, lo ha sempre saputo. Dopo tanti anni e la stessa frase sentita mille volte, abbiamo anche una traduzione: “Tu non farmi giocare, chi se ne importa, intanto sto qui, morbido e comodo”. Alla faccia della passione. Come fa un uomo di trent’anni a non capire di essere indesiderato? Si, é simpatico, fa della buona carne alla griglia, ma il calcio é un’altra cosa. Basterebbe chiamare Novellino e andare alla Samp, a meno che l’invito sia ancora valido (lo era nel 2002, ora chissà). O altrove, se il problema fosse la passione per il calcio. Invece no. Alvaro Recoba non ama più il calcio: non ha il fisico del campione, né la voglia, né la personalità, né l’orgoglio di capire che la sua storia all’Inter non é mai neppure iniziata. Figo ha deciso di andarsene sul più bello, volendo evitare figuracce (in Qatar darebbero tanti soldi anche a Recoba), Mihajlovic ha detto basta quando poteva ancora giocare altri tre anni, con maggiori benefici per l’Inter. E’ evidente che non ce l’abbiamo in particolare con Recoba, ma con quella categoria di giocatori virtuali (ad un livello molto più alto Del Piero è la stessa cosa) che i media pompano credendo da un lato di fare un favore ai dirigenti di quella squadra e dall’altro di dare entusiasmo al tifoso più superficiale, quello che ancora oggi si lamenta dei cross di Javier Zanetti dimenticandone il rendimento da 12 anni a questa parte. Le pagine sono piene delle storie di questi personaggi, e dei loro proclami, con rievocazioni storiche sempre uguali e articoli del genere ‘fenomeno ingiustamente sottovalutato in quanto troppo onesto’, e Recoba non è nemmeno il peggiore. Ma l’uso degli aggettivi, quel mezzo voto in più, l’intervista nel momento giusto, quel notiziario che lo dà immancabilmente ‘in recupero’, su vari giornali, quando non addirittura nella formazione titolare, permettono di capire tante cose. Una volta, non stiamo scherzando, su un grande quotidiano abbiamo letto questa anticipazione: ‘Recoba è quasi guarito, ieri si è allenato con i compagni. Può fare tutto tranne calciare di sinistro’.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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