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Calcio

Tamponi Lazio, il virus della furbizia

di Indiscreto

Pubblicato il 2020-11-06

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I test anti-Covid di alcuni giocatori della Lazio, Immobile e altri, con risultati diversi a seconda della competizione (positivi per la Champions League e negativi per la Serie A), si prestano a considerazioni scientifiche che non faremo, visto che ci baseremmo su ‘Genoma N’ cercato affannosamente su Google, ma ancora di più a considerazioni calcistiche che invece vi infliggeremo. E la principale è che tutta Italia ha scoperto come l’esito di questi test e il suo impatto sulle formazioni schierabili in campo possano cambiare a seconda del laboratorio di fiducia.

Nel caso della Lazio, relativamente alla sua attività italiana, queste analisi vengono svolte in un posto di Avellino, abbastanza inspiegabilmente. Saranno anche i migliori del mondo, ma perché non a Roma? Tutto legale, va detto, perché in Serie A ognuno può eseguire i test dove meglio crede, mentre nelle competizioni UEFA, ed è questo il vero confine, la procedura e l’azienda che la svolge (SynLab, fra l’altro sponsor del Genoa) sono uniche. E anche ipotizzando un mondo di tutti onesti, cioè un mondo che non esiste, metodologie di analisi leggermente diverse producono risultati diversi.

Chiaramente a sbagliare è la FIGC, che non costringe i suoi club (non solo quelli di A) a servirsi di un solo laboratorio in linea con la metodologia UEFA, giusta o sbagliata che sia. Una situazione che, per chiamare le cose con il loro nome, può far venire qualche tentazione ai furbi. Non a caso tutti quelli che sanno stare al mondo gridano di essere stati danneggiati: Lotito medita di chiedere risarcimenti alla UEFA (Ma perché? Ma non si vergogna?), mentre Cairo, lo abbiamo letto su Tuttosport, vorrebbe avere una risposta sul perché Immobile ed altri abbiamo giocato contro il Torino mentre in Europa erano stati tenuti fuori.

Uscendo dal caso Lazio, troviamo interessanti anche le statistiche fornite dalla UEFA sui test effettuati fra il 5 agosto e il 15 ottobre: 61.859 in totale fra tutte le competizioni internazionali maschili e femminili, con soli 340 positivi, lo 0,55%. Una percentuale bassissima, riferita ad un campione di persone che viaggiano, si allenano, stanno a contatto, si abbracciano, stanno nello stesso spogliatoio. Percentuale bassissima e con positivi quasi tutti asintomatici. In questi giorni su tutti i media stanno dilagando le lamentele di vecchi offesi perché non vogliono essere l’unica classe di età a a stare chiusa in casa, ma i veri negazionisti sono proprio i tifosi del coprifuoco e del lockdown per tutti.

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