Calcio

Pochi messaggi all’alieno

Stefano Olivari 14/12/2009

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di Stefano Olivari
Come sarebbe stata l’Italia senza Silvio Berlusconi? Forse nelle mani di ex fascisti, ex comunisti, ex democristiani, ex qualcosa, ansiosi di legittimarsi a vicenda nel nome del mitico ‘primato della politica’: tutti eterodiretti da una decina di famiglie e di banche cialtrone ansiose di scaricarci addosso la loro incapacità contando sul fatto che l’operaio cassintegrato non sfoga la sua rabbia contro John Elkann o Profumo.
Anzi, magari chiede loro di comprare un nuovo difensore per la Juve o di non far fallire la Roma. Per fortuna il ridicolo ci travolge alla fine tutti: per qualche ora un povero scemo isolato (un imprenditore!) è diventato secondo vari cinegiornali da Istituto Luce (‘Vile aggressione’. ‘Grave attentato’, eccetera) dei bei tempi la testa di ponte del terrorismo mondiale contro il governo, l’Italia, la libertà, in mezzo a dichiarazioni di alleati troppo furbi e di avversari che non si capacitano del fatto che la maggioranza degli italiani sia di centro-destra (alla fine quello che davvero non sopportano del berlusconismo non sono i soldi ricevuti dall’avvocato Mills ma proprio questo: come, noi siamo migliori e queste teste di cazzo non ci capiscono?).
In realtà volevamo parlare solo di calcio, per dire che in un mondo che non nega solidarietà e magliette a nessuno il silenzio della maggior parte dei protagonisti (tranne quelli a libro paga) è assordante ed indicativo di molte cose. La principale è che da questo mondo Berlusconi è sempre stato percepito come un alieno. Prima di tutto perché ha cambiato le cifre in campo e la stessa natura del prodotto calcio, dopo il Mundialito del 1981 soffiato alla Rai (e poi parzialmente restuituito) e con la creazione quasi dieci anni dopo di Telepiù (in origine aveva il 10%, ma ne tirava di fatto i fili). Poi perchè con il Milan della fase propulsiva si è posto come contropotere ideologico, ancora prima che sportivo, al mondo Agnelli e soprattutto a quello politicante-Coni che distribuiva favori un po’ a tutti.
Infine perchè è stato ed è un personaggio in sé, capace come nessuno di dominare diversi mondi ma rimanendone culturalmente estraneo. In politica da 15 anni, senza contare quelli del craxismo, ma definendosi sempre un imprenditore. Nell’imprenditoria da mezzo secolo, ma venendo sempre trattato con sufficienza dai grandi in quanto la comunicazione e la pubblicità non sono sufficientemente ‘industriali’. Nel calcio da quasi 24 anni, ma risultando ‘fuori dal giro’ anche quando fra Carraro in Figc e Galliani in Lega ha controllato davvero tutto. Insomma, un alieno così a-ideologico (esilarante quando tromboni di varia estrazione cercando di tirarlo in mezzo a discussioni tipo eutanasia o matrimoni gay: non gliene frega niente!) da costituire un’ideologia in sè. Non è un caso che l’unica ragione d’essere di vari movimenti sia solo l’odio antropologico nei suoi confronti. Ci pensavamo quando due giorni prima, nella stessa piazza Duomo del duomino tirato in faccia al premier, ascoltavamo ad una manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego una signora che inveiva, purtroppo al microfono, contro gli aiuti dati dal governo ai commercianti. ‘Io sono laureata!’, urlava, non capacitandosi di come si potesse considerare importante una categoria senza visibilità mediatica o culturale come i negozianti.
stefano@indiscreto.it

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