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Cinema

Oscar alla media bellezza

Stefano Olivari 03/03/2014

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La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero, forse (…) la notizia è già arrivata. Di sicuro da giorni stanno già piovendo commenti nazionalistici degni di miglior causa e meravigliosi complimenti livorosetti da parte di ‘colleghi’ e addetti ai lavori del cinema. Ma come no? Tutti tifano per le squadre italiane nelle coppe europee, per il ranking… Certo è che da oggi sarà difficile parlare di La Grande Bellezza senza rapportarlo un po’ provincialmente all’Oscar. Che da qualche anno è un Oscar di serie B, va detto anche se è finito in Italia per la tredicesima volta, un Oscar che segue criteri più europei che americani se è vero che dal 2000 ai giorni nostri fra i vincitori hanno avuto un significativo riscontro di pubblico solo Ang Lee (La Tigre e il Dragone), Michael Haneke (con lo sconvolgente ‘Amour’) e appunto Sorrentino. E il film?

Un omaggio, sconfinante nel plagio, alla Dolce Vita felliniana con un abuso di musica (anche se la Raffaella Carrà bobsinclairizzata di Far l’amore ha un suo perché) , ma senza alcun personaggio davvero profondo e capace di far scattare qualcosa dentro lo spettatore. Sorrentino ha girato benissimo una specie di compitino del grottesco, puntando più sulla Roma delle feste che su quella del potere vero (in questo uguale a Fellini), ma non è stato capace di inventare né uno Steiner né una Paola, per citare due personaggi felliniani con presenza molto diversa all’interno del capolavoro.

Paradossalmente il confronto regge meglio fra i due protagonisti, anche se la struggente malinconia esistenziale di Mastroianni è un’altra cosa rispetto alla monoliticità di Toni Servillo. E quindi? Perfetto per la prima serata di Canale Cinque, dove infatti finirà domani. Per noi non è un insulto anche se per un regista italiano forse sì (poteva rifiutare Medusa come produttore, nel caso).

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