Cinema
Ferie d’agosto
Stefano Olivari 05/03/2024
Per prepararci al sequel, Un altro Ferragosto, questa sera alle 21 potremmo rivedere Ferie d’agosto su Cielo, ma non lo faremo: cinque minuti di barricate di Sarri contro il Bayern Monaco valgono più di tutto il celebrato film di Virzì. Gusti personali. Pensiamo di essere gli unici in Italia a cui non è mai piaciuto, e proprio per il motivo per cui è piaciuto a tanti, cioè il prendere in giro sia un certo atteggiamento di superiorità della sinistra borghese sia la volgarità di chi si occupa solo dei fatti suoi e dei propri interessi. Rapportato all’Italia del 1996, né con il PDS né con Forza Italia. O, se preferite, né con l’Ulivo né con il Popolo per le Libertà. Questo dare ragione o torto un po’ a tutti, anche se Virzì è di sinistra, è poco coraggioso e lontanissimo dalla cattiveria della grande commedia all’italiana. Il film è poi di una medietà terrificante, con gli adulti che non capiscono i giovani, i turbamenti estivi, gli stessi attori con nessuno che fa cose memorabili (film corale, dice il critico amico e dezerbiano in questi casi) e la sola presenza della Ferilli a nobilitare il tutto. Diciamo che si poteva andare al cinema a vederlo senza essere ghettizzati o derisi, diversamente da quanto sarebbe accaduto dicendo “Ieri sera ho visto Selvaggi” (cosa che peraltro abbiamo fatto). Un film leggero, Ferie d’agosto, gradevole e non divisivo come il Morellino di Scansano che ti portano le coppie con cui a cena si discute di cinema. Ma non ci emoziona, non ci arriva, mentre il maestro Sarri sì. Da vedere perché se ne parla sempre ed il quarantenne medio, che ormai potrebbe quasi essere nostro figlio, ce l’ha come feticcio. Un po’ come a un nostro coetaneo toccare Marrakech Express. Comunque Virzì nella storia c’è per Caterina va in città.
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