Nel garage di Riis

28 Luglio 2008 di Stefano Olivari

1. Ha rivinto Bjarne Riis. Dodici anni dopo quel Tour de France 1996 asteriscato, moralmente e tecnicamente non aggiudicabile a nessun altro (forse al secondo Jan Ullrich? O ancora al terzo Richard Virenque?). Il direttore sportivo del team Csc-Saxo Bank ha quindi anticipato lo sprint degli organizzatori, giungendo primo al traguardo del suo garage: dentro l’ormai mitologico scatolone, agguantata la stessa maglia gialla contesa all’Aso nell’albo d’oro della corsa, negli anni ripulito da macchie sempre più grandi e untuose, alla bell’e meglio. Ritirata la divisa e messa presto sulle spalle larghe, anzi larghissime, di un altro professionista con schiena diritta e pelo sullo stomaco. Veste il simbolo del primato 2008 un corridore di fiducia già settennale, stessa stoffa tutt’altra taglia del danese. Perché caldo e fraterno ordine di scuderia, ha poi comandato a Frank e Andy Schleck – loro a pari grado di condizione se non in superiorità nei confronti del compagno Carlos Sastre Candil, cognato di José Maria Jimenez 1971-2003 – le virtù della pazienza e dell’obbedienza. Come a una scuola di vita.
2. Hanno perso Cadel Evans, Alejandro Valverde, Damiano Cunego. L’australiano della Silence-Lotto è andato in crisi nell’ultima settimana, con un crescendo di contro-prestazioni. Tra Pratonevoso a L’Alpe d’Huez accumulati 3’08” di distacco da Carlos Sastre. Nella seconda cronometro di Saint-Amand-Montrond, addirittura ultimo posto nella classifica dei migliori specialisti, a 2’05” da Stefan Schumacher (nella prima a Cholet, distanza inferiore di 23,5 Km, gap di appena 21″). Più forti di lui, nella specialità, anche Kim Kirchen, Christian Vandevelde e David Millar. Molto male gli attesi capitani di Caisse d’Epargne e Lampre, dunque. Almeno a giudicare le rispettive condotte di gara con il metro delle aspettative della vigilia, innalzate a dismisura fino a quote pronostico da carenza d’ossigeno al cervello, ragionando sull’eventuale vittoria di due che mai hanno concluso nei dieci, al 2007. Regolarmente insufficienti le tenute dello spagnolo e del veronese, allora, ancora una volta nella Grande Boucle. Piccola débâcle tale, soprattutto data la minima concorrenza.
3. Per spettacolo agonistico anche questo stanco Giro è stato come sempre all’altezza del suo blasone e del suo orgoglio, nonostante il basso profilo atletico e tecnico. Certificato per ultimo dall’insospettabile professor Michele Ferrari di 53×12.com, lui e le sue Vam-Velocità ascensionale media, Watt e Rpm-Rotazioni del pedale al minuto, scientificamente e metodologicamente assortite. Notevolissima l’impresa di chi è arrivato a Jausiers partendo sulla Lombarda, di mezzo la Bonette (non il tratto asfaltato più alto d’Europa, Pico Veleta 3398 m, non il valico stradale più elevato del continente, Col de l’Iseran 2770: comunque un’ascesa grandiosa). Formidabili i tentativi a ripetizione del finisseur Sylvain Chavanel, potente la volata à la Tom Boonen, sugli Champs Élysées, del suo gregario Gert Steegmans. Mancavano i personaggi e sono mancate anche le personalità, in gruppo e fuori. Visto appena Alberto di Monaco a Superbesse, mentre Nicolas Sarkozy (comunque senza Première dame) ha dovuto dare forfait nel tappone dell’Ubaye. Non era aria.
4. Secondo la Süddeutsche Zeitung, “Amigo de Birillo” (“Birillo” Ivan Basso) sarebbe Frank Schleck. Riprende per la terza estate consecutiva il gioco enigmistico della decrittazione, su stampa, degli eufemismi di Eufemiano, dottor Fuentes, ginecologo delle Canarie. Pseudonimi facilitati registrati nell’archivio di una manipolazione del sangue organizzata, su scala internazionale e per una clientela polisportiva. Fatti e misfatti passati in giudicato – per molti ma non per tutti – effetto dell’Operación Puerto spagnola. Per un aggiornamento sullo stato dell’arte, incrociando le fonti El Paìs e Le Monde: gli inquirenti hanno identificato, a oggi, “Hijo de Rudicio/Jan” Ullrich, “Nicolas” Santiago Botero, “Sevillano” Oscar Sevilla, “1ai” Unai Osa, “Atr” Aitor Osa, “4142” Tyler Hamilton, “Guti” José Gutierrez Cataluña, “Rh” Roberto Heras, “Falla” Constantino Zaballa, “Bella (Jorg)/Vains” Jaksche. Restano invece da attribuire, ufficialmente, altri trentuno riferimenti in codice, più o meno ermetici (es. “Valv. (Piti)”). Nuovi, immancabili tentativi di risoluzione, a margine del Tour 2009.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

Share this article