Il sonno dell’ingiusto

27 Ottobre 2008 di Stefano Olivari

1. No, non può far testo una Japan Cup del 26/10, 151,3 km di cortezza, 64 iscritti di numero (59 partenti, in 55 all’arrivo). Però la stessa può fare sensazione, e anche al di là del suo scontatissimo risultato finale. Poteva forse uscire dai dieci, il capitano di una delle due formazioni più forti del lotto, in gara nella classica di Utsunomiya – che tutte le corse stagionali, su strada, porta via? Ivan Basso rientra deciso, rinviene di gran carriera a 574 giorni di distanza dalla sua ultima uscita in maglia Discovery Channel, ultima tappa della Castilla y Leon 2007. Ieri in divisa Liquigas, gli resistono in salita solo Damiano Cunego e Giovanni Visconti. “Dunque: dove eravamo rimasti?” non dice alla SettimanaSportiva.it e agli altri collegati in streaming con il Sol levante. Si limita invece a dichiarare: “Mi ritengo molto soddisfatto della prestazione odierna” e “Sì, lo confesso, non mi era mai capitato prima, di sentire così tanto una vigilia. Questa notte mi sono risvegliato più volte e continuamente girato e rigirato nel letto”. Esultino i suoi detrattori. Ancora non dorme il sonno del giusto.
2. Si fa presto a scrivere “radiazione”, al più tardi “per i corridori che verranno trovati positivi a sostanze o metodi dopanti di evidente efficacia” (sostanze o metodi imprecisati). Ma “dando loro la possibilità di riprendere a gareggiare in tempi brevi nel caso diano prova di essersi affrancati da coloro che li hanno spinti o aiutati a doparsi” (prova provata con quali strumenti?). Volano stralci di una lettera dell’Accpi al presidente dell’Uci Pat McQuaid. Missiva “coraggiosa” l’hanno letta i più. Che per qualcuno rappresenta addirittura “la svolta”, un’uscita da “alzarsi in piedi e applaudire a scena aperta”. Eppure questa proposta decente, non meno vaga che ondivaga, non risulta agli atti nemmeno approvata dal sindacato internazionale Cpa: non per niente il delegato Cédric Vasseur si è sentito scavalcato a destra, o a sinistra a seconda del punto di vista dal quale “si legittima la ghigliottina”. Ripensaci, giacobino! Ai corridori i buoni propositi di sempre e le cattive maniere di rispettarli del passato, ai dirigenti le parole e le decisioni da adottare nel presente, riguardo al futuro.
3. I suoi primi cinquant’anni 4. Riassumendo: per sua stessa ammissione, Jeannie Longo-Ciprelli ha finito per perdere il conto esatto di successi e piazzamenti (rispettivamente più di un migliaio e forse tremila i podi ufficiali) ottenuti in trent’anni di carriera professionistica. Nella quale non si è risparmiata, occasionalmente, nemmeno nel ciclocross e nella mountain bike: sbandata per il fuoristrada datata 1993. Ed è a quell’epoca che risalgono i primi propositi di ritiro comunicati solennemente all’Afp nazionale. Ne seguiranno almeno altri tre nei tre lustri successivi, volontà poi sempre regolarmente disattese. Un’ultima dichiarazione dello stesso tenore – “Sento di non poter essere competitiva con le migliori del gruppo” – risale invece allo scorso settembre. Chissà, annuncio meglio definito e definitivo. Adesso che la sportiva del secolo, venerdì prossimo, spegne cinquanta candeline. Per la verità da atleta ancora perfettamente integra, attualmente tra le migliori dieci cronowomen al mondo. Personaggio unico, personalità volubile, persona rigorosa e riservata. Una donna, la storia del ciclismo. (Fine).
Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

Share this article