Cinema

Mollo tutto e apro un chiringuito, il mito del giargiana

Stefano Olivari 24/05/2023

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Il Milanese Imbruttito è stata una bella idea, a metà fra il mito del Dogui e la presa in giro dei tic metropolitani di oggi, ma si è esaurita ed in ogni caso tradurre tutto in un film sembrava difficile. Invece Mollo tutto e apro un chiringuito, a fine 2021 da noi trascurato al cinema e appena visto su Amazon Prime Video, è un film comico dignitoso, con una storia e addirittura una morale, capace di sfottere ma non troppo lo spirito del tempo. Certo anche in questo caso fuori dallo sketch di tre minuti (bello il risveglio dell’Imbruttito) si fa fatica a ridere, ma comunque siamo riusciti ad arrivare fino alla fine e per una commedia italiana recente è una rarità.

L’Imbruttito è un manager milanese interpretato da Germano Lanzoni (l’attore è anche da vent’anni lo speaker delle partite del Milan), che vive fra call, meeting, delivery, eccetera, deve sottostare a un capo illuminato e new age, buon cameo di Claudio Bisio, e cerca di strappare un contratto ad un miliardario ambientalista e visionario, come a molti imprenditori piace descriversi, con la faccia di Paolo Calabresi (padre dell’ex nazionale Under 21 Arturo, oltre che autore di memorabili beffe a Moratti e Galliani). Proprio per il mancato contratto l’Imbruttito entra in depressione e si fa convincere da un amico disonesto a cambiare vita, acquistando un chiringuito a Garroneddu, immaginaria località della Sardegna poco ospitale (questo non è immaginario) con i turisti.

Non spoileriamo oltre e andiamo dritti sul vero personaggio del film, il Giargiana, reso benissimo da Valerio Airò Rochelmeyer, stagista nella megaazienda che invece di accettare il posto fisso con tredicesima e quattordicesima si fa intortare dalle prospettive che gli sventola davanti l’Imbruttito. Chi è il giargiana, nell’accezione milanese del termine? Perché ne esiste anche una italo-meridionale, nella forma completa di ‘giargianese’. Per i milanesi il giargiana non è il provinciale, che può anche vivere bene nella sua provincia. Non è nemmeno il terrone, sia in senso etnico sia in senso figurato, cioè inteso come furbo.

Per i milanesi il giargiana è chiunque di fuori Milano che cerchi di partecipare alla vita milanese. Con un concetto di ‘fuori Milano’ che è variabile e che può comprendere anche la periferia del comune propriamente detto. Il giargiana non è insomma il tamarro, che peraltro può essere milanese ed anche di zone non periferiche: il tamarro ha anzi spesso una coscienza di classe, pur avendo qualche comportamento da giargiana. Il giargiana poi di base è educato, vuole farsi accettare.

In definitiva il giargiana è uno wannabe che si lascia incantare da una narrazione portata avanti spesso in malafede dai media milanocentrici, recepita senza filtri critici: è chiaro che una casa in periferia a 8.000 euro al metro quadro e una pizza a 25 euro sono inculate, così come il ‘da cosa nasce cosa’ aziendale che tiene incatenate migliaia di microservi, ma al giargiana non importa. Facendo i sociologi della mutua sì può dire che il giargiana fornisca il ricambio ad una classe media subalterna, insomma la nostra, che a Milano città, divisa fra benestanti e pezzenti, ha sempre meno spazio.

stefano@indiscreto.net

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