Basket

Milwaukee Bucks e Antetokounmpo, la vittoria della NBA

Stefano Olivari 21/07/2021

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Chi è il quindicesimo calciatore per valore tecnico presunto che quest’anno arriverà nella Serie A italiana? Per il momento ci fanno ribrezzo anche i primi, vedremo a fine agosto. Comunque i Milwaukee Bucks hanno poche ore fa vinto il loro secondo titolo NBA battendo 105-96 in garasei delle Finals i Phoenix Suns, trascinati ovviamente da Giannis Antetokounmpo, che meno ovviamente era stato nel 2013 la loro scelta al primo giro del draft, con la chiamata numero 15, dopo una stagione in cui i Bucks avevano avuto il diciottesimo record, 38-44, della lega. Lew Alcindor, non ancora Jabbar, protagonista del primo titolo, era invece arrivato nella NBA con tutta la fama data dalla NCAA (e dalla UCLA di John Wooden) di quei tempi.

Chiunque segua la NBA sa tutto su quel giocatore abbastanza grezzo della serie B greca, nemmeno di un grande settore giovanile: due volte MVP, con una dimensione nuova ad ogni stagione, con una maturità rarissima in chi ha avuto uno stacco così grande rispetto alle sue condizioni finanziarie di partenza: Jordan veniva da una famiglia medio borghese, Kobe Bryant era figlio di un giocatore, Curry anche, LeBron James ha avuto un partenza più difficile, con un padre assente, ma non ha mai patito la fame, eccetera.

Ieri al Fiserv Forum 50 punti, 14 rimbalzi, il solito dominio psicologico in difesa dove con lui non c’è linea di passaggio sicura. Insomma, inutile raccontare una partita che abbiamo finito di guardare dieci minuti fa (senza avanzamento veloce!) e ricordare che a queste finali Antetokounmpo ci era arrivato da mezzo, e anche di più, infortunato al ginocchio. Poi per vincere ci vuole anche fortuna e per la squadra di Budenholzer la fortuna si è materializzata proprio con gli infortuni: i Nets al completo, con Harden al massimo e Irving, li avrebbero quasi certamente buttati fuori dai playoff. La serie con gli Hawks di Gallinari è stata vinta da Middleton e Holiday, picadores per il torero Giannis, che nelle Finals ha giustiziato i Suns che sono stati la vera storia della stagione.

Ma tornando al nostro paragone iniziale ed allargando lo sguardo al grande sport europeo, che significa soprattutto calcio, cosa ci manca perché anche le squadre medie e piccole possano aspirare al massimo traguardo? Forse un salary cap europeo (tanto chi vuole dare soldi in nero li dà anche adesso), forse limiti alle rose più bassi di quelli attuali in modo che anche gli infortuni possano rimescolare le carte (o costringere ad avere un settore giovanile serio), di certo una cosa sopra tutte: che i tifosi e quindi i proprietari delle ‘altre’ squadre siano realmente interessati a vincere. Poi magari a Bologna e Firenze c’è entusiasmo per il centoventesimo PSG-Bayern delle ultime tre stagioni, e ci sbagliamo noi.

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