L’Italia in ginocchio contro il Belgio

28 Giugno 2021 di Stefano Olivari

Venerdì sera l’Italia si inginocchierà prima del fischio d’inizio del quarto di finale di Euro 2020 contro il Belgio: questo l’orientamento. Non per ringraziare gli dei del calcio di aver fatto infortunare Hazard e De Bruyne, ma perché la nazionale belga ha deciso di inginocchiarsi in segno di protesta contro razzismo, violenza, tutto (non è per dire, visto che Lukaku ha spiegato che il suo kneeling è contro ogni forma di discriminazione), ed è stato geniale il lapsus di Chiellini che ci ha messo dentro anche il nazismo.

In altre parole: non solo gli azzurri non sono liberi di inginocchiarsi o meno, a seconda delle proprie idee e soprattutto del modo scelto per manifestarle (su Instagram potrebbero infilare qualche pensiero sul mondo, in mezzo alle varie marchette usando anche i figli), ma la loro posizione comune dipende soltanto dalla scelta effettuata dagli avversari. Un discorso simile a quelli del genere ‘Ce lo chiede l’Europa’. L’Austria decide di non inginocchiarsi? Non ci inginocchiamo. Il Belgio decide di inginocchiarsi? Ci inginocchiamo.

Una soluzione da italiani brava gente, che cercano sempre di compiacere l’interlocutore (per poi fregarlo, completando il luogo comune) e comunque fin dall’infanzia sono-siamo educati a non esporsi mai ‘prima’ ma soltanto quando si capisce chi stia vincendo. In ogni caso, e in ogni squadra, undici che si inginocchiano dal punto di vista culturale valgono come undici che non si inginocchiano: undici pecoroni, incapaci di elaborare un pensiero proprio e di sostenerlo in pubblico.

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