L’invenzione di Milano, turisti a casa propria

21 Giugno 2023 di Stefano Olivari

Perché Milano è diventata una città per turisti? Dove i primi turisti sono proprio quelli che ci abitano, al tempo stesso vittime e carnefici di una narrazione che utilizzando parole e concetti condivisi e trasversali (green, inclusività, social, riqualificazione, eccetera) è diventata il braccio armato di una classe sociale ben precisa. È questo il cuore di L’invenzione di Milano – Culto della comunicazione e politiche urbane, il libro di Lucia Tozzi in cui si va al di là della discussione sul prezzo delle case, dimostrando come le politiche urbanistiche non siano mai neutre e indiscutibili.

Il fenomeno della gentrificazione è ben noto in tante grandi città, la peculiarità di quanto sta avvenendo Milano dal dopo EXPO è che questo venga mediaticamente venduto come il ‘bene’ con una sorta di pensiero unico immobiliaristico che ha accomunato giunte di destra e di sinistra, dalla Moratti a Pisapia per arrivare a Sala che è la sintesi perfetta di questa ideologia che si spaccia per non ideologica. Un pensiero unico che è nella testa anche di gran parte dei cittadini comuni, che in teoria da questa situazione avrebbero soltanto danni. Cittadini che ancora oggi pensano che l’EXPO sia stato un successo e non una megafiera di paese in una landa desolata.

C’è ovviamente il trucco, come nota la Tozzi, studiosa di politiche urbane, nell’opera pubblicata da Cronopio: questa città in qualche modo si sceglie i suoi cittadini-elettori, visto che in un decennio la popolazione è aumentata di ‘soltanto’ 100.000 abitanti ma di questi 1.400.000 ben 500.000 sono nuovi. In altre parole Milano è una città di passaggio, per lavoro, per studio o per altro, sempre più popolata da persone senza una memoria storica e senza un reale interesse al suo futuro. Se nel presente possono sostenerne il costo degli affitti e della vita in generale bene, alla fine a chi importa se una piscina pubblica come la Caimi viene privatizzata e diventa I Bagni misteriosi? È anzi meglio, in questa logica da aperitivo e da turista.

La prospettiva dell’autrice è di sinistra, non quella radical chic del green che giustifica colate di cemento ma quella che vorrebbe case popolari (cosa diversa dal social housing) con una buona manutenzione e gestione, che non offrano giustificazioni per la loro distruzione nel nome dell’ennesima privatizzazione. Ma può essere compresa anche da chi di sinistra non è, visto che chi mette in discussione il modello Milano è subito bollato dai giornalisti e dagli attivisti culturali che vivono di elemosine pubbliche come conservatore, retrogrado, criptofascista.

Interessante è la denuncia di come la cultura, con i suoi apparati ma anche con gente apparentemente fuori dagli schemi come centri sociali e writer, sia stata addomesticata con una miriade di eventi ‘sociali’ che spengono sul nascere ogni dissenso: fanno un inutile grattacielo di uffici, questo il pensiero quasi unico, ma abbiamo un nuovo ‘punto di aggregazione’ aperto al pubblico, una panetteria sociale, una biciclettata inclusiva, quindi è una situazione che il milanese imbruttito definirebbe win-win. Poi si scopre che ‘aperto al pubblico’ non è la stessa cosa di pubblico, ma vallo a spiegare a chi è li nel dehors che sorseggia un centrifugato.

Non c’è un cattivo che ordisce un complotto contro gli innocenti milanesi e neomilanesi, anche se qualche grande immobiliarista come Manfredi Catella è più visibile di altri nascosti dietro fondi e strutture societarie complesse, ma ci sono interessi ben precisi. Alcune persone, ad un livello basso mettiamoci anche ristoratori (gli stessi che si chiedono come mai non si trovino lavapiatti e camerieri) e tassisti, traggono vantaggio dalla situazione ma la maggioranza, cioè chi ha stipendi o comunque entrate da economia reale, senz’altro no.

Certo a volte il sistema banche-immobiliaristi-politici-Bocconi-Corriere della Sera esagera nel mettere la gente davanti al fatto compiuto ed il caso San Siro per la sua palese assurdità ha avuto almeno il merito di risvegliare qualche coscienza. Uno stadio da cinque stelle UEFA, sempre pieno di tifosi di Inter e Milan, ben servito dai mezzi pubblici, che ai club costa abbastanza poco, è diventato all’improvviso il motivo per cui Inter e Milan non possono vincere la Champions. In un certo senso, arrivando in finale e semifinale nell’ultima edizione, hanno preso in giro i loro stessi proprietari, oltre ai giornalisti sportivi che spiegavano la bellezza del Newcastle o del PSG, e come lo Stadium avrebbe reso un grande investimento le azioni della Juventus.

Il libro di Lucia Tozzi non piacerà alla destra turboliberista e alla sinistra moderna del genere Maran, uno che si spinge ad affermare che “Le città di successo hanno la capacità di rigenerare i propri cittadini“. Di cambiarli, in altre parole, buttando fuori la medio-piccola borghesia (tranne quella che mette il bilocale della nonna su Airbnb) e accogliendo soltanto creativi, ricchi e disperati. Un libro che abbiamo scoperto per caso (entrando in una libreria!), che unisce politica e tanti casi concreti. Da regalare a chi si entusiasma per Fuori salone, Mare culturale urbano, sinergie pubblico-privato, per le week di tutto e per pezzi di pista ciclabile, spiegandoti che non esistono più centro e periferia ma ci sono i quartieri. NoLo, NaPa, SouPra.

stefano@indiscreto.info

 

Share this article