L’insulto di Spalletti

4 Maggio 2007 di Stefano Olivari

Sono passati tre giorni, ma non riusciamo ancora a capire. O forse l’abbiamo capita fin troppo bene. Dunque: la Roma batte il Catania sette a zero e invece di analizzare la scialba prestazione dei catanesi e la straordinaria prova dei giallorossi stiamo qui a leggere idiozie. Tre anni fa sentimmo lo stesso dopo un Milan-Torino 6-0, la colpa allora era di Inzaghi che aveva segnato e, pensate un po’ l’arrogante, si era permesso perfino di esultare. Manco avesse insultato Bucci, il portiere granata di allora. Episodio accaduto il 7 novembre in Olanda, nella coppa nazionale: l’AZ 67 schianta 10-1 una squadra di terza divisione, sei dei dieci gol sono segnati negli ultimi 25 minuti, sul 4-1 e quindi con nessuna possibilità che la modestissima squadra di terza categoria possa pareggiare contro la terza forza della Eredivisie, oltretutto in campo con l’undici titolare fino alla fine. Beh, sarà un caso ma nessuno si é permesso di aprire bocca. Sei il più forte? Vinci, più sei forte più vinci con una grande differenza. Ci arriva perfino un bambino di tre anni, l’esercito di ipocriti nostrani invece no, oppure, visto che sono degli ipocriti, ci arrivano ma fingono di non capire. Dunque: colpe a Mascara, per il cartellino rosso? Ma dai, povero Mascara. A Marino? Stiamo scherzando, è un fenomeno. Ai giocatori? Ma cosa stiamo dicendo. Colpa della Roma, che ha fatto l’unica cosa che una squadra deve fare: giocare per novanta minuti. Se non andiamo errati il biglietto la gente lo paga per vedere una partita che dura novanta minuti, ma evidentemente non capiamo niente della vita, o prelomeno del calcio. Il Catania era in dieci? Peggio per loro: non ci sembra che sia in atto un complotto contro Mascara. Abbiamo sentito che a Catania si sono risentiti con Spalletti; il pover’uomo si era permesso di stringere la mano agli avversari. Gesto che, almeno secondo noi, é diverso da fare il gesto dell’ombrello, ma forse ci sbagliamo anche qui. Per concludere: sarà un caso che nei paesi dove vige la meritocrazia, almeno in teoria (meglio di niente, comunque) il più forte viene applaudito perché va a mille, mentre in un paese dove regna l’assistenzialismo ci si deve vergognare perché si é più forti?

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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