Le curve che non vuole nessuno

5 Maggio 2007 di Stefano Olivari

A furia di leggere i quotidiani italiani, il direttore della Settimana Sportiva ed i suoi pupilli si sono ammosciati. Sul mondo barbaro del tifo organizzato, che non serve a nessuno e non piace ad alcuna persona normale, hanno fatto i democristiani e anche peggio, scrivendo come gli editorialisti dei principali quotidiani nostrani; un linguaggio ricco per non trasmettere il messaggio semplice. Forse hanno voluto fare i signori, ma fare il giornalista é un’altra cosa. Su, ragazzi, capita a tutti, però adesso basta, svegliatevi e tornate in voi. Per farla breve: la polizia italiana é la più morbida al mondo e i risultati si vedono. Ovvio che la colpa non sia loro, ma ci sarà un perché se i clandestini si fermano in Italia e non proseguono per la Germania, tanto per allargare il discorso. Tutti vedono come i poliziotti, seppur armati, fungano da assistenti sociali e non da uomini dell’ordine. A noi dispiace, ma ad altri va a genio: il problema é così, semplice. Testimonianza personale: una volta, in Germania, ad un Bayern-Ajax, tre tifosi olandesi sono usciti dai ranghi mentre venivano accompagnati al vecchio Olympiastadion. E’ bastato un richiamo della polizia, non hanno poi superato di un solo centimetro la linea da non superare. Ancora: prima della finale degli Europei del 2000 un nostro amico voleva vendere davanti allo stadio un biglietto che gli era rimasto. E’ stato preso e portato via, perché é vietato farlo. Nessun diritto di discutere, la legge dice così. E’ come quando passi con il rosso: non si può. In simpatia, ma devi pagare. Poi le curve e gli ultras: non c’é bisogno che esistano. Nessuno li vuole: i giocatori sono schifati di parlare con loro e di simulare buoni rapporti, ma lo devono fare perché in caso contrario vengono aspettati sotto casa. Domenica sera a Controcampo c’era un capo della Curva Scirea (ma poteva essere il capo di qulalsiasi altra tifoseria), trattato da vero opinionista. Chiedeva di essere ascoltato, di dire la sua, di far sapere i loro problemi. Ma che problemi? Voi quando andate al cinema avete dei problemi? O a vedere un Gran premio di Formula Uno? O a Wimbledon, o al Super Bowl, o dove volete? O anche se andate in tribuna, avete mai avuto un problemino? Noi no. Loro invece si. Ripetiamo, perché forse é meglio, non ce l’abbiamo (solo) con il capo degli ultras juventini, che sbrodolava teorie ridicole sulla collaborazione con i giocatori. Si é mai chiesto se i giocatori vogliono parlare con lui, per davvero? O se facendo due conti i calciatori pensano che sia meglio discutere piuttosto che vedersi le ruote della macchina bucate? Non cominciate con la demagogia, a Julia Roberts nessuno chiede spiegazioni per un film sottotono e tanto meno lei le deve dare, e neppure a Bon Jovi si imputa di non aver accettato una cena con un club di fan. Se ti piace vai ancora al cinema oppure ai concerti, se no te ne stai a casa tua. Alla fin fine sei tu che perdi, non lei o lui. Nessuno ha chiesto di avere una curva: nessuna società, nessun giocatore. Si sono imposti con la forza. Fingono di far parte di un sistema, ma il sistema si sente schifato da loro, dalla loro presenza. E’ la verità. Diceva, lo stesso capo curva: il calcio é dei tifosi. No, é degli appassionati. Milan-Inter viene visto da due miliardi di persone in giro per il mondo, milione più milione meno. Lo stesso Chelsea-Barcellona in Champions, e altra partite del genere. Nel dubbio che possano esistere curve buone e curve cattive, queste curve chiudiamole. E’ semplice: quegli spazi si chiudono, così che per guardare la partita ti devi mischiare con gli altri. Non é anticostituzionale, basta solo volerlo. Lasciamo stare i falsi discorsi sull’aggregazione, sull’importanza sociale del calcio. Nessuno ci crede, nessuno ci ha mai creduto. Sono mille i modi per stare con gli amici, da McDonald’s al pub sotto casa passando per il cinema d’essai o una mostra. Oppure allo stadio, ma come tutti. Si può vivere senza andare in curva, anche senza andare allo stadio. E se a San Siro, o all’Olimpico, o dove volete voi, ci saranno 45.000 persone invece di 55.000 pazienza. Tanto quella gente non porta soldi, perché non paga o paga 10 euro. Gli altri sarebbero ben contenti di aggiungere 5 euro al proprio biglietto pur di non avere fra i piedi la gente della curva. Però fino a quando ci saranno dei sindaci come quello di Livorno, che dice al mondo intero, dopo un pomeriggio reso incendiario dai suoi tifosi, in trasferta “Adesso portiamo i nostri ragazzi a casa”, nulla si farà. Purtroppo. Per concludere: meglio un gruppo di giapponesi in gita a Milano, Firenze, Roma e cosi via, con partita a San Siro nel pacchetto turistico, che 10.000 persone nella curva. La pensano cosi tutti, ma proprio tutti: presidenti, giocatori, allenatori, adetti ai lavori. Se non si é capito, lo ripetiamo: le curve non le vuole nessuno.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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