La vita snella della Brianza

21 Novembre 2013 di Fabrizio Provera

Tre buone notizie, per il basket italiano malato e in crisi di visibilità televisiva (e ci crediamo: domenica eravamo a Cremona, dove la locale riedizione dei Lakers Cremona ha battuto Cantucky, e abbiamo visto la televisione locale che trasmetteva il match  alimentare le apparecchiature ‘satellitari’ con un compressore di quelli che si comprano alla Coop, a 89 euro e 90 centesimi, o giù di lì..).

A  Torino i tifosi dell’ambiziosa Pms di coach Pillastrini, che ha assoldato Mancinelli e tanti grandi nomi per tentare il salto dalla vecchia A2 (l’attuale Lega Adecco Gold) alla prima serie, hanno intitolato la curva al professor Dido Guerrieri, che il direttore di Indiscreto ha conosciuto e soprattutto venerato, prima della sua recente scomparsa. E’ nata, insomma, la Curva Guerrieri. Una bella e toccante cerimonia, alla presenza di Picchio Abbio, Stefano Vidili e del marchese Carlo Della Valle, protagonista assoluto dell’epopea sabauda firmata Berloni, ha suggellato l’intitolazione. Un segnale bellissimo, che dimostra come chi vive con la passione e la memoria ben radicata nel glorioso passato cestistico ha tutte le migliori credenziali per guardare al futuro. E senza persone del calibro tecnico e umano di Dido Guerrieri, che ogni orfano dei tempi di Superbasket ricorda con enorme affetto, saremmo davvero poca cosa.

A Bologna, dove Monsù Bruno Arrigoni ha costruito con un budget semi-ridicolo una squadra che è al primo posto dopo 6 giornate, 5 vittorie e 1 sconfitta (uno che va in testa assoldando un’ala australiana di nome Motum Brock, del resto, è un genio sopraffino; aggiungeteci Matt Walsh, da noi ribattezzato il Bill Walton dei poveri), il neo presidente del turbolento post Sabatini, ossia Renato Villalta, sta incendiando di antiche passioni il palazzo felsineo, premiando ogni domenica un grande campione del passato. E’ toccato a Roberto Brunamonti, con il ritiro della sua gloriosa maglia numero 4; quindi ad Alberto Bucci, che in estate ha portato la Nazionale Over 50, con Mario Boni, a vincere i mondiali di categoria contro gli Usa; domenica prossima tocca all’interminabile Augusto ‘Gus’ Binelli. E la carica dei 7.000 paganti, nel salotto buono di Basket City, rispolvera le glorie del passato.

A Cantucky, dove si sta lottando per evitare che la società sparisca causa disimpegno della pur encomiabile famiglia Cremascoli, si sta chiudendo l’accordo con lo sponsor Vitasnella (dovrebbe valere 500mila euro per la corrente stagione, si sussurra sui siti specializzati), ma soprattutto tifosi, società civile e imprenditori, su proposta del sindaco di Cantù Claudio Bizzozzero, hanno lanciato una sottoscrizione pubblica che ha fruttato, in un mese e mezzo, 121.075 euro (dato aggiornato ogni giorno, in tempo reale, sul sito www.tuttinsiemecantu.it). Manca ancora molto ai circa 2 milioni prospettati da Bizzozero per la salvezza societaria, ma negli ancora ricchi forzieri delle banche canturine e comasche ce ne sono molti, molti, molti ma molti di più. Si farebbe un budget da squadra Nba o quasi, ma è risaputo che i brianzoli ‘ghan i brascitt’, hanno le braccia corte, tuttavia siamo fiduciosi. Cantucky non  morirà. Perché il ‘vero basket’, per dirla con Sergio Tavcar,  non morirà mai. E questi tre distinti segnali lo dimostrano.

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