La quiete dopo la tempesta

2 Ottobre 2008 di Marco Lombardo

Allora non era un’idea così astrusa. Dopo la sconfitta alle Olimpiadi contro James Blake, uno che di solito batte con le mani legate, ci eravamo augurati che Roger Federer si fermasse per un po’: lui, il tennista più Grande – probabilmente di sempre – non poteva continuare così, a suon di sconfitte e umiliazioni dopo una stagione partita male per colpa della monucleosi che lo ha debilitato e culminata nell’abdicazione dal trono della classifica a favore di Rafael Nadal.
Ma siccome i grandi campioni sono tali solo se ti sorprendono, ecco che Roger ha vinto gli UsOpen, il suo tredicesimo Slam, e allora forse ci eravamo proprio sbagliati. E invece no: lo svizzero ieri ha fatto sapere che la sua stagione forse è chiusa qui, anche se pochi credono che non si farà vedere al Masters. «Il 2008 è stato un anno duro per me – questo l’inizio del comunicato apparso sul suo sito – , perché ho giocato sempre cercando di recuperare, dopo che mi è stata diagnosticata la mononucleosi all’inizio dell’anno. Mi sento fortunato perché sto di nuovo bene, ma voglio rimanere al vertice per molti altri anni, e andare a caccia del numero 1 in classifica di nuovo. Per fare ciò ho bisogno di un lungo riposo per rimettermi in forze e tornare al 100% per il resto dell’anno… o per l’anno prossimo. In questo momento non so quando sarò pronto per giocare di nuovo, ma spero di tornare in qualche momento prima della fine dell’anno».
Insomma: Federer è stanco e ha voglia di riposarsi, Quel “per il resto dell’anno… o per l’anno prossimo” fa presagire uno stop davvero lungo e forse lo rivedremo solo per l’avvio della nuova stagione in Australia. Però questa non è una resa, Federer lo ha scritto nero su bianco. Per spiegare la sua stagione sofferta, la peggiore da molti anni a questa parte, il Cannibale delle racchette poco tempo fa disse: «Mi sono mancati i 20 giorni decisivi per la preparazione». In questo caso si è preso più di due mesi e se fossimo nei panni di Nadal non staremmo tranquilli.

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

Share this article