La crisi dello Zurigo

1 Ottobre 2009 di Alec Cordolcini

di Alec Cordolcini

1. Una scoppola così contro una squadra svizzera il calcio italiano non la rimediava dai tempi dell’ormai mitico Inter-Lugano 0-1 (rete del cileno-ticinese Carrasco nelle battute finali dopo l’1-1 in Svizzera – Roberto Carlos e ancora Carrasco -, nerazzurri in campo con Avioncito Rambert). Con la differenza che oggi il Milan reduce dalla figuraccia con lo Zurigo può comunque contare sul paracadute della fase a gironi, introdotte di proposito dai grandi club per metabolizzare meglio le sconfitte senza trasformarle in umiliazioni. Un lusso che quell’Inter, ai trentaduesimi di finale della Coppa Uefa 95-96, non poté permettersi.
2. Oggi però il cioccolato svizzero è andato di traverso ai rossoneri. Il ko contro lo Zurigo è ben più pesante di quanto molti potrebbero pensare. Dopo tutto sono i campioni di Svizzera, verrebbe da dire ricordando lo stesso discorso applicato non più di ventiquattro ore fa al Rubin Kazan-meglio-dell’Inter. Ma questi campioni sono in piena crisi, di gioco e di risultati. Lasciamo la parola ai numeri. Nelle prime undici giornate di Super League lo Zurigo non ha subito reti solamente due volte, in casa contro il San Gallo e contro il Lucerna. Ha perso tutti gli scontri diretti con le prime due della classifica (Young Boys, 3-2 e 3-0, Neuchatel Xamax, 3-0 e 2-1), è reduce da due sconfitte consecutive ed ha la terza peggiore difesa del campionato (20 gol subiti) dopo i fanalini di coda Aarau e Bellinzona. Attualmente quindi non segnare nemmeno un gol allo Zurigo (che ne ha presi tre anche dal Maribor nel preliminare di Champions) appare un’impresa quasi titanica.
3. A livello di gioco la squadra è molto lontana dagli standard dello scorso anno; molti protagonisti della brillante vittoria in campionato hanno perso smalto. Abdi, forse deluso dal mancato trasferimento all’Udinese, è finito in panchina; Nikci si è trovato di fronte il miglior Vonlanthen visto da quattro anni a questa parte; Djuric ha avuto qualche problema fisico; Hassli, partito bene, si è rotto la tibia in allenamento. La squadra ha sbandato parecchio soprattutto dal punto di vista difensivo, dove né Tihinen né il giovane Barmettler hanno saputo costituire un polo solido e affidabile. Per non parlare dei disastri combinati dai due portieri, Leoni e Guatelli.
4. I punti di forza del club svizzero si sono così rivelati essere, a oggi: uno scarto della Serie A (Vonlanthen, flop a Brescia, dove Cavasin pur di non farlo giocare mandava in campo il declinante Marco Delvecchio, ma anche a Breda con il Nac ed a Salisburgo con il Red Bull); un giocatore di indubbio talento ma dal fisico minato da una serie incredibile di gravi infortuni (Margairaz, comunque più tonico di Ronaldinho sano); e un onesto maratoneta della mediana (Okonkwo, o Tico). Tutto ciò è stato sufficiente per battere una squadra che solamente con la metà della cifra incassata per la cessione di Kakà potrebbe coprire l’intero valore di mercato della rosa dello Zurigo (ammontante a circa 30 milioni di euro), la cui fluidità di manovra vista a San Siro è risultata oltretutto ben inferiore a quella mostrata dal Bari di Ventura tre giorni prima. E’ bastato ordine, una sana vis pugnandi e il buon vecchio contropiede. Fossimo i padroni del vapore saremmo seriamente preoccupati. Anzi, di più.
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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