iPad mini: la strada è quella giusta

25 Ottobre 2012 di Piersandro Guerrera

iPad mini bianco nero

Sul fronte dei tablet, al contrario, sono gli altri probabilmente a non aver imboccato la strada giusta. Ho avuto modo di provare recentemente un Asus Transformer TF300T, 10,1 pollici naturalmente widescreen. In verticale sembrava mancasse un pezzo: i testi delle pagine web (pur avendo una risoluzione di 1280×800 pixel… ben superiore a quello di un iPad 1) sembravano sgranati e troppo piccoli per essere letti senza zoom proprio a causa di una gabbia troppo stretta in cui era contenuta la pagina.

Un altro grosso intoppo su cui ci si imbatte utilizzando un tablet Android è quello delle applicazioni. Apple vanta 275.000 App dedicate o ottimizzate per iPad, quando iniziate a installare su un tablet Android le applicazioni dal Play Store ci si scontra con una triste realtà: la maggior parte sono quelle per smartphone ingrandite sul grande schermo del vostro dispositivo. È una cosa sconfortante, specie se a questo problema partecipano strumenti di aziende importanti come eBayFacebook e Twitter, ma anche la stessa Google che inciampa nel browser Chrome che propone le pagine dei siti web in versione mobile per smartphone anche su tablet…

La causa di questo inconveniente è sicuramente la scelta troppo flessibile offerta da Google ai vari produttori di tablet di utilizzare inizialmente un sistema operativo nato per smartphone (Android 2.x) anche sui tablet. Soltanto dalla versione 3.0 i dispositivi Android vengono correttamente distinti tra telefoni e tablet, permettendo di fatto anche agli sviluppatori (in teoria) di ottimizzare le proprie applicazioni. In realtà, probabilmente anche per pigrizia, questi ultimi non hanno fatto alcuno sforzo in tal senso. A parte Gmail e alcune rare alternative, utilizzare applicazioni su un tablet Android (da 7, 9 o 10 pollici) offrirà un’esperienza d’uso uguale: nella maggior parte dei casi non cambia nulla da uno smartphone e si vede tutto oscenamente spalmato su un grande schermo.

In passato mi sono schierato contro Apple nella scelta di far visualizzare le applicazioni per iPhone in un riquadro se avviate su iPad. La decisione odiosa, specie per i giochi che spesso si dovevano riacquistare, ha però avuto un suo perché: obbligare gli sviluppatori a creare applicazioni dedicate o renderle universali, ovvero che cambiano forma a seconda che le si utilizzi su uno smartphone o un tablet. Google e Android offrono tante libertà agli utenti ma altrettante agli sviluppatori che, praticamente, non stanno contribuendo allo sviluppo di un corretto ecosistema per i tablet con questo sistema operativo.

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