Il Mondiale di Cancellara

23 Settembre 2013 di Simone Basso

Le cronosquadre corse ieri con l’abbinamento classico, quello dei club, sono state la vernice dei Mondiali 2013. Settimana iridata attesissima, organizzata in Toscana – terra storica del ciclismo quasi quanto le Fiandre – e soprattutto crocevia di vicende agonistiche (e politiche) importanti. Il piatto forte, la festa di domenica 29, partenza da Lucca e arrivo in circuito a Firenze dopo 272 km, sembra preparato per una resa dei conti tra ras del quartiere. E’ infatti un’occasione d’oro per Fabian Cancellara, il dominatore della primavera delle classiche, che gli consentirebbe di completare un palmares già ricchissimo con un’impresa che l’affiancherebbe, in ottica elvetica, alla storica affermazione di Ferdy Kubler nel 1951 (Varese, Italia..). Spartacus, alla recente Vuelta, ha spaventato (…) tutti per la condizione esibita. Il bernese dovrà condividere il ruolo (ingombrante) di faro della corsa con Peter Sagan: classe 1990, nove anni in meno del tgv rossocrociato, un’antipatia a pelle reciproca e la sensazione di trovarci di fronte a un asso alla Roger De Vlaeminck. Vedremo se l’approccio nordamericano al Mondiale, in Colorado e in Canada, darà allo slovacco il fondo necessario per contrastare i reduci della corrida spagnola.

La concorrenza, malgrado lo strapotere della strana coppia, è qualificata. Il tracciato esigente non consentirà volate di gruppo, bensì – al massimo – sprint ristretti di dieci-quindici elementi. Almeno quattro corridori, oltre al fenomeno di Zilina, hanno le caratteristiche giuste per l’evenienza: due norvegesi, Boasson Hagen e Hushovd, il tedesco Degenkolb e l’aussie Matthews. Il resto dipenderà dalle dinamiche, talvolta illogiche, in seno alle nazionali. Per esempio, rimanendo con la formazione tedesca, troviamo incredibile l’esclusione di Gerald Ciolek – il vincitore dell’ultima Milano-Sanremo – potenzialmente uno dei favoriti dell’evento. Il Belgio, privo di Boonen, schiera il campione in carica Gilbert (che un paio di anni fa, su un circuito del genere, avrebbe scherzato gli avversari..), Van Avermaet e Bakelants. Difatti, per la prima volta da Mendrisio 2009, i classicomani incrocieranno le ruote con gli uomini da Grandi Giri. Più che Contador ed Evans, così così nell’abbrivio settembrino, pensiamo che Nibali, Froome, Quintana e Porte caratterizzeranno, con le loro iniziative, la contesa. Potrebbero addirittura rappresentare l’ago della bilancia della competizione. Favorendo magari, più o meno volontariamente, la gara dei compagni (Pozzato in casa Italia), in particolar modo l’equipe colombiana che schiera Betancurt e Uran.

Un capitolo a parte dovremmo riservarlo all’armada iberica, lo squadrone che sulla carta dovrebbe dominare la partita. Alejandro Valverde, Samu Sanchez, i gemelli diversi Purito Rodriguez e Dani Moreno. La pratica però, per gli uomini diretti da Javier Minguez, sarà decisamente complicata dalle rivalità interne. E’ il fascino perverso di una prova unica: l’evoluzione della corsa parallela, sotterranea, quella dei gruppi sportivi sponsorizzati, è altrettanto decisiva nello stilare l’ordine di arrivo. Il pomeriggio arcobaleno, al solito imprevedibile, regala possibilità pure ai francesi (lo stagionato Voeckler e il giovane Barguil) e a outsider di lusso come Daniel Martin, Stybar, Rui CostaGesink. Ribadiamo il concetto di una kermesse dal notevole contenuto tecnico e di grande fascino, col San Baronto nel segmento in linea e un bel loop in quel di Firenze. Fiesole, la salita “lunga” (quasi quattro chilometri e mezzo di un giro da ripetere dieci volte), e il budello di via Salviati, seicento metri fiamminghi (..). Prima dell’arrivo in via Paoli, i punti chiave che decideranno la sfida: la prima ascesa, pedalabile, chiama i passisti-scalatori (Froome, Nibali, etc.); la seconda, un muro, sembra disegnata per il duello Cancellara-Sagan. Fondamentale, addirittura decisiva se piovesse, la discesa di Sant’Anna: perfetta per una selezione cruenta dei migliori.

Mercoledì 25, tra i professionisti, l’antipasto: la cronometro individuale si annuncia una polka a quattro – Cancellara, Tony Martin, Wiggins e Phinney – con il peperoncino dei ripetuti sgarbi tra Spartacus e il detentore del titolo. L’ultimo della serie, in una tappa della Vuelta, è stato una trenata del bernese per riacciuffare proprio sulla linea del traguardo il tedesco, protagonista di un numero eccezionale, una fuga solitaria dal chilometro zero. La mancia della manifestazione, più che la categoria Under 23, ci interessa per lo scenario degli juniores: qualche settimana fa, al Giro della Lunigiana, il piccolo Tour, le nuove scuole egemoni (Gran Bretagna e Australia) hanno spopolato…Le donne, come sempre, il sabadì forniranno il canovaccio ideale per leggere meglio le difficoltà del toboga fiorentino. Le italiane, fortissime (Longo Borghini, Bronzini, Ratto, Cantele, etc.), proveranno prima a isolare e poi a battere Marianne Vos, pound for pound, a ventisei anni, la più forte atleta mai ammirata su una bici. Non importa se da strada, cross o pista… A margine del bailamme agonistico, del milione di spettatori attesi per la battaglia tra mammasantissima, venerdì 27 si svolgeranno le elezioni del presidente Uci. Anche se preferiremmo occuparci solamente delle progressioni di Cancellara e degli scatti della Vos, è forse il momento cruciale della manifestazione. Cookson versus McQuaid, un punto di svolta (epocale?) che potrebbe coinvolgere tutto lo sport…

(per gentile concessione dell’autore, pubblicato da Il Giornale del Popolo il 23 Settembre 2013)

Share this article