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Atletica

Gli Europei dei finti europei

Stefano Olivari 04/06/2012

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Il maratonismo, inteso come pompaggio mediatico della maratona (quando in tutto il mondo quelle di alto livello non sono più di dieci nell’arco dell’anno, tutte le altre sono pretesti per una retorica da agenzia di soggiorno), ma soprattutto i soldi facili di corse su strada in cui non si rischia niente, non sono ancora riusciti a distruggere una gara gloriosa ed emozionante come i 10mila metri su pista. Che inseguiamo in tutto il mondo attraverso immagini di fortuna da palcoscenici semi-clandestini, come quello della Coppa Europa di specialità che si è corsa a Bilbao.

Essendo infatti usciti dalla vecchia Coppa Europa dal 1996, i 10mila hanno trovato una ragione d’essere nel nostro continente grazie a una manifestazione che da challenge Spagna-Portogallo si è trasformata nel corso degli anni in un ottimo indicatore dello stato di salute del mezzofondo proloungato nei vari paesi. Non è un caso che dal 1997, anno della prima edizione, ai giorni nostri, nessun italiano si sia mai piazzato nei primi due posti e che solo Marco Mazza nel 2002 abbia vinto il bronzo (anno in cui l’Italia ha vinto l’oro come squadra, grazie anche ai tempi di Gamba e Zanon). Un po’ meglio il livello medio delle donne, con Silvia Weissteiner argento nel 2006, Agata Balsamo bronzo nel 2000 ma soprattutto la squadra trionfatrice nel 2011 (Ejjafini, Console e Romagnolo) dopo anni di buoni piazzamenti.

Quest’anno i segnali sono stati nella sostanza positivi: bel quinto posto di Stefano La Rosa in 28’34’54 (da ricordare che gli uomini sono divisi in due gare, ma i più forti sono tutti nella A), ottimo undicesimo (in chiave maratona) per Ruggero Pertile e ventiquattresimo Simone Gariboldi. Eccellenti le donne: quinta la Ejjafini in 31’45”14, sesta la fantastica Valeria Straneo (guardata con sufficienza e sospetto da parte degli addetti ai lavori, forse anche perchè osa non far parte di un corpo militare ed ha messo in difficoltà per le convocazioni olimpiche di maratona) con 32’15”87 e decima Elena Romagnolo con 32’39”12. Tutte hanno centrato il personale (c’è riuscita anche Claudia Pinna, dodicesima), la Ejjafini ha addirittura sfiorato il minimo olimpico A, mentre alla squadra è andato l’argento dietro alla Gran Bretagna.

Qualche segnale di vita, insomma, nel quadro di un’età media preoccupante: delle sei azzurre partecipanti (non abbiamo ancora citato Weissteiner e Dal Ri) la più giovane è la Romagnolo che ha quasi 30 anni, mentre a parte il trentottenne Pertile e il quarantenne Caimmi un po’ meglio va fra gli uomini dove il trionfo è andato al finto turco Polat Kemboi Arikan (già keniano con il nome di Paul Kipkosgei Kemboi) con un tempo con cui nella sua vera nazione non l’avrebbero nemmeno fatto entrare allo stadio, davanti al finto spagnolo Ayad Lamdassem: i primi due classificati si sono scoperti turco e spagnolo a 21 anni e una discreta parte dell’ordine d’arrivo dovrebbe imbarazzare le federazioni che invece di lavorare sul campo fanno il calciomercato alla Abramovich dei poveri. Ci siamo dentro anche noi, visto che la marocchina Ejjafini prima ha gareggiato per il Bahrein (anche in due Olimpiadi) e poi nel 2009 è diventata italiana. Senza tarocchi, per matrimonio, ma di sicuro i suoi ottimi risultati non sono un titolo di merito dell’atletica italiana. A proposito di donne, a Bilbao si è riconfermata una strepitosa Sara Moreira davanti alla britannica Jo Pavey, che ottenuto il minimo olimpico ed avrà così la sua quarta Olimpiade (miglior risultato il quinto posto nei 5mila ad Atene). Per le medaglie meglio puntare su Helsinki che su Londra, è triste dirlo ma è così.

Stefano Olivari, 4 giugno 2012

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