Festeggiando Pianigiani

26 Settembre 2013 di Stefano Olivari

1. Pur seguendo la pallacanestro con un fanatismo che non dedichiamo ad alcuna altra causa, ne scriviamo di rado e in ogni caso meno di quanto vorremmo. Non facciamo insomma parte della parrocchia. Sarà per questo che non comprendiamo l’entusiasmo unanime dei giornalisti di settore per l’Europeo dell’Italia di Simone Pianigiani. Nemmeno Antonio Conte è giudicato un grande allenatore dal 100% da chi si occupa di calcio, per non parlare di Allegri, Mazzarri e dello stesso c.t. Prandelli che all’Europeo secondo qualcuno è arrivato sì in finale, ma poi è stato umiliato dalla Spagna. E ci sono dubbi anche su Mourinho, Guardiola, Hiddink… Ma Pianigiani, per motivi a noi ignoti, è giudicato un fenomeno dopo 4 estati alla guida azzurra che indurrebbero a pensare ad altro: nel 2010 un superfallimento (eliminazione già nella fase di qualificazione all’Europeo, poi con l’Italia ripescata per l’allargamento da 16 a 24 deciso in corso d’opera come nei tornei aziendali), nel 2011 un altro superfallimento (eliminati nella prima fase dell’Europeo lituano, con tutte sconfitte, schierando Belinelli, Gallinari e Bargnani), nel 2012 un segnale di risveglio (qualificazioni europee ben giocate, anche come spirito: tutte vittorie) e adesso un Europeo iniziato benissimo e finito con 5 sconfitte nelle ultime 6 partite e un ottavo posto che significa addio al Mondiale spagnolo a meno di non rientrare con la wild card. Insomma, pur con tutti i complimenti allo spirito azzurro non ci sembra uno scenario che induca a suonare i clacson per strada. A ben vedere, la grande abilità di Pianigiani è stata quella di esaltare l’importanza degli assenti (che peraltro avevano quasi tutte le nazionali da noi incontrate: basti pensare alla Russia o alla Serbia), ottenendo tre effetti diretti: scatenare in chi era rimasto il desiderio di dimostrare il proprio valore, far capire a Belinelli che questa era la sua squadra, creare un alibi per sé stesso in modo da essere lasciato in pace fino al 2015. All’attivo di Pianigiani, secondo noi, il fatto di avere creato un clima positivo che ha contagiato quasi tutti (tranne Hackett, in campo nelle amichevoli con Siena a Europeo ancora in corso…), anche i ragazzi NBA. Un ambiente su cui si può costruire perché il luogo comune che ‘dietro questo gruppo non c’è niente’ (lo si diceva già ai tempi di Paratore c.t., probabilmente) può essere considerato un argomento solo da chi non ha mai visto giocare Amedeo Tessitori. Al di là del fatto che tutti i più forti abbiano ancora molti anni di carriera davanti. E quindi? Pianigiani arriverà alla sua sesta estate, quella 2015, da commissario tecnico avendo collezionato soltanto piazzamenti mediocri e scuse. Questo non toglie che in Slovenia gli azzurri siano andati un po’ oltre le aspettative: ma fra le aspettative c’era anche quella di arrivare dietro all’Ucraina?

2. Dell’Europeo hanno scritto su Indiscreto due che c’erano, come Oscar Eleni e Fabrizio Provera, noi con grande soddisfazione siamo stati solo loro lettori e commentatori. Come nostra sintesi proponiamo quella scritta qualche giorno fa per Il Giornale del Popolo.

Non tutte le generazioni d’oro alla fine riescono a vincere un oro, ma quella della Francia di Tony Parker c’è riuscita nel modo più bello. Un fuoriclasse e i suoi gregari, più o meno di lusso, dalla Slovenia hanno portato a casa  un Europeo che rappresenta il primo grande trionfo nella storia del basket transalpino. Un successo sempre sfiorato (al massimo argento ai Giochi di Sydney, nel pre TP, con argenti europei nel 1949 e due anni fa dietro alla Spagna di Scariolo) e che sembrava ormai irraggiungibile con Parker oltre la trentina e la Armada Invencible all’apparenza di un livello superiore. I complimenti non devono far dimenticare che quella vista nelle due settimane e mezzo di Lubiana, Jesenice, Celje e Capodistria è stata una pallacanestro in maschera, con quasi tutte le squadre azzoppate da defezioni ‘carrieristiche’ e infortuni misteriosi ispirati forse dalla NBA. La prospettiva di qualificarsi per il Mondiale dell’anno prossimo è di sicuro meno motivante di quella olimpica, quindi è probabile che nel 2015 tutti i grandi nomi saranno presenti. Ma venendo all’oggi, cosa resterà di Eurobasket 2013?

Tony Parker. Il miglior giocatore dell’Europeo, l’amor di patria fatto persona. Padre americano (giocatore da Europa medio-bassa), madre olandese (modella), nato in Belgio ma attaccato alla Francia dove è cresciuto in maniera quasi morbosa. A 31 anni e con il suo modo di giocare, attaccando sempre il ferro, il chilometraggio è alto ma nel finale delle partite che contavano la Francia è stata lui. La prestazione contro la Spagna in semifinale rimarrà per sempre, con gli ultimi minuti e il supplementare da uomo solo al comando. Una formalità la finale con la Lituania, da grande direttore d’orchestra più che da incursore. Dopo tre titoli NBA con i San Antonio Spurs e un quarto sfiorato pochi mesi fa, la gioia (parole sue) più attesa.

Insep. Non si può citare Parker dimenticando il fraterno amico Boris Diaw, da un anno e mezzo suo compagno anche agli Spurs. La quintessenza del gregario, nel bene (altruismo) e nel male (tiri rifiutati a un metro dal canestro). Sia Parker che Diaw hanno vissuto gli anni decisivi della propria formazione all’INSEP, cioè il centro federale. La cui squadra milita in National 1 (sarebbe il terzo livello del basket francese), mandando in campo solo juniores e quindi portandoli a un certo livello prima dei coetanei di altre nazioni. Guardando i 12 medagliati di Lubiana, si nota che dall’INSEP sono usciti oltre ai due giocatori di Gregg Popovich, anche Lauvergne, Diot e Petro. Quasi metà squadra, il che non significa che il centralismo sia di per sé giusto (il secondo francese in ordine di bravura, Batum, ha una formazione più classica e nella NBA c’è arrivato lo stesso) ma solo che il lavoro sui giovani alla fine paga.

Mondiale.  Le prime sette (sei più la Spagna paese ospitante) dell’Europeo sono qualificate di diritto, qualcuna delle grandi deluse spera di rientrare dalla finestra delle wild card a disposizione della FIBA. Sono 4 su 24 partecipanti, un’enormità. Ma soprattutto i criteri di assegnazione sono vaghi, un misto di soldi (traduzione: bisogna pagare), di riscontri mediatici (traduzione: mercati televisivi) e di risultati sportivi degli ultimi anni. Guardando alle escluse anche degli altri continenti, non è fantabasket ipotizzare che possano venire ripescate Russia, Brasile, Cina e Turchia, con Grecia, Italia e Germania a sperare.

Quintetto. In un mondo ‘scoutizzato’ come quello della pallacanestro pensare che dall’Europeo possano arrivare rivelazioni è un po’ ingenuo. La squadra ideale del torneo, composta con bilancino geopolitico (il migliore di ogni semifinalista più quello dei padroni di casa), si presta a poche discussioni: playmaker ed Mvp assoluto Parker, guardia il supercreativo sloveno dei Phoenix Suns Goran Dragic, ala piccola il croato Bogdan Bogdanovic, ala grande il lituano Linas Kleiza (anche lui del Fenerbahce, come Bogdanovic) e centro lo spagnolo dei Memphis Grizzlies Marc Gasol.

Delusioni. Su tutte la Turchia di Tanjevic e la Grecia, che l’ex allenatore di Cantù Andrea Trinchieri non è riuscito a scuotere. Troppe assenze nella Russia (Kirilenko, Khryapa, Mozgov) e nell’Italia (Gallinari, Bargnani, Hackett) per gridare allo scandalo, anzi gli azzurri di Pianigiani hanno anche fatto più del previsto puntando tutto sugli esterni. Belinelli, Alessandro Gentile, Aradori e Datome finchè sono stati freschi hanno fatto pensare anche a qualcosa in più di un quarto di finale. Dire che la Spagna ha vinto ‘solo’ il bronzo dopo due ori consecutivi è offensivo, ma è evidente che il vero obbiettivo di questo ciclo è il Mondiale dell’anno prossimo, magari facendo un taglio doloroso nel settore playmaker: quello che è piaciuto di meno è stato proprio il più reclamizzato, Ricky Rubio. Paradossalmente più da NBA che da Europa.

Fratello.  Le nazionali sono da sempre il palcoscenico ideale per allenatori carismatici o almeno con un grande passato. Ivkovic ha dato la scossa giusta ai giovani serbi per raggiungere almeno la qualificazione mondiale, Tanjevic ha fallito presentando la peggior Turchia dell’era moderna mentre esaltante è stato Mike Fratello. Un veterano NBA finito non si sa come sulla panchina dell’Ucraina, che ha guidato con calma alternando schemi vintage (il doppio lungo fa NBA anni Ottanta come poche altre cose) all’inevitabile pick and roll per sfruttare il talento di Jeter. E fra due anni Eurobasket sbarcherà proprio in Ucraina.

3. Essere presenti in un videogioco venduto in tutto il mondo è sempre un bel segno, significa come minimo essere considerati interessanti per un pubblico di giovani e soprattutto ex giovani con discreto potere d’acquisto (o al limite bravi nel vivere di espedienti). Fra una settimana in Italia sarà in vendita (non è una marchetta, pagheremo regolarmente i circa 60 euro previsti) la nuova versione di NBA 2K, cioé NBA 2K14, che alle squadre NBA affiancherà anche 14 squadre partecipanti all’Eurolega. Fra queste Siena, Milano, Barcellona, Real Madrid, Maccabi Tel Aviv, CSKA Mosca… Dubitiamo che a un ragazzo americano freghi qualcosa delle nostre squadre, ma uno spagnolo o un italiano potrebbe avere piacere nell’impegnarsi in sfide incrociate e impossibili in una realtà competitiva. Un anno fa Mark Cuban aveva parlato di una sorta di ‘playoff del mondo’ da giocarsi fra i campioni NBA e quelli di Eurolega… Tornando al gioco, va detto di non confonderlo con lo storico NBA Live della Electronic Arts, che nel 2012 non è uscito per motivi di sviluppo (traduzione: c’erano pochissime differenze rispetto alla versione 2011 e allora la EA ha preferito saltare un giro) ma che quest’anno, a fine novembre, tornerà. Nostro primo acquisto della serie NBA Live effettuato nel 1999, con la telecronaca in italiano di Guido Bagatta che usava termini come ‘azione sartoriale’. Ma questo 2K in versione europea (non c’è comunque la telecronaca in italiano, al di là del fatto che noi puristi si giochi solo con gli effetti) ci incuriosisce molto. Siamo decisamente pronti per affrontare l’autunno.

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