Articoli
L’Altra Milano, trentasei anni dopo
Stefano Olivari 17/02/2016
La Pallacanestro Milano, quella che qualche anziano appassionato ricorderà come Mobilquattro o Xerox (non arriviamo a dire All’Onestà), è rinata. Pur senza essere mai morta, perché gli ultimi 36 anni li ha trascorsi lontana dalla serie A ma sempre con una certa dignità, sia nella varie versioni della B che in quelle della C, dove si trova attualmente (quarto livello della pallacanestro italiana) sotto la guida appassionata e soprattutto disinteressata (parte da meno ottantamila euro l’anno) di Daniele Cattaneo dopo gli anni del meraviglioso Fabio Guidoni, noto anche come allenatore del Geas campione d’Europa 1978.
In sintesi: oggi sulla Gazzetta dello Sport Toni Cappellari, intervistato da Andrea Tosi, ha reso pubblico un progetto che i più attenti fra i lettori di Indiscreto conoscevano già in parte, per qualche indizio disseminato sui vari forum dallo scorso novembre. Acquisto della Pallacanestro Milano attuale, acquisto di un diritto di serie A2, campo di casa nello storico Palalido. Chi mette i soldi? Un gruppo di imprenditori americani, settore immobiliare, mosso niente meno che da Charles Bernardini, l’avvocato di Chicago che in passato curò l’operazione che fece finire l’Olimpia Milano nelle mani di Caputo e Bryant padre da quelle di Sergio Tacchini. Cifre modeste, la stagione di A2 che ha in mente Cappellari costa non più di un milione e duecentomila euro, con ipotesi di rientro legata non tanto al pubblico, quanto alla gestione del Palalido: concerti, convention, fiere, al limite anche moschea part time (scherziamo, speriamo ovviamente non si arrivi a questo punto). Insomma, non l’impianto di proprietà che in Italia ci vuole troppo tempo a costruire (oltretutto dovendo corrompere mezzo mondo) e nemmeno quello polifunzionale che vive sette giorni su sette che fa sbavare i giornalisti più creduloni, ma il caro vecchio Palalido la cui ristrutturazione-ricostruzione è ormai terminata e che a oltre 65 anni dalla sua nascita tornerà, alla Mario Boni (cit. Sabatini) più forte di prima. Emigrando l’Olimpia al Forum di Assago, anche come sede sociale e uffici, il problema di gestione del Comune potrebbe così essere risolto sul nascere.
L’operazione, che potrebbe diventare ufficiale in aprile con l’arrivo in Italia di Bernardini e l’annuncio del nome dei nuovi proprietari, è per fortuna tutt’altro che un’operazione nostalgia anche se il legame con la vecchia Pallacanestro Milano è evidente e non soltanto per il codice di affiliazione FIP (106, solo Cantù ne ha uno più antico). I vecchi della situazione, da Jura ad Isaac, avranno cariche al massimo di rappresentanza, mentre il vero patrimonio sono i tifosi come insegnano casi clamorosi di successo in A2 come Bologna e Treviso. Per riconquistare quelli vecchi e guadagnarne di nuovi più dei soldi sarà importante l’idea: giocare tutto sulla rivalità con l’Armani-Olimpia o proporre qualcosa di nuovo nella pallacanestro italiana di oggi? Il primo scenario, per non fare la figura degli sfigati, necessita di oltre 10 milioni a stagione ed è ad altissimo rischio di fallimento, senza contare il fatto che Armani ci ha messo un decennio per costruire il clamoroso pubblico che ha oggi, doppio anche rispetto a quello dei mitici anni Ottanta. Il secondo necessita invece di un’idea forte e di un lavoro costante nel tempo, come sta facendo ad esempio Reggio Emilia (e non è solo una questione di settore giovanile, guardando l’attuale roster di Menetti): ma siamo sicuri che i tremila appassionati ipotizzati dall’ex architetto del Billy-Simac-Tracer-Philips non siano una cifra strampalata. Quanto al budget per l’A2 dell’anno prossimo, in questa categoria c’è chi vivacchia con nemmeno 500mila euro l’anno e pagando creativamente gli stipendi, quindi assestarsi su questo livello e pensare più in grande non dovrebbe essere impossibile.
Il Frates che proprio alla Pallacanestro Milano è nato come allenatore, ma anche per altri motivi il Boscia Tanjevic proprio ieri incontrato da Cappellari a Trieste insieme al nostro e vostro Oscar Eleni, sarebbero gli uomini giusti per dare un’impronta tecnica, mentre per il coinvolgimento del popolo delle minors lombarde l’uomo chiave sarà Dante Gurioli: personaggio di culto e coach più giovane ad avere allenato in serie A, prima che il suo record venisse battuto da un ventottenne Sergio Scariolo a Pesaro. Conoscendo le idee di Cappellari, nemico del mercato sempre aperto e delle squadre ribaltate da un anno all’altro, qualcosa di buono potrebbe nascere in ogni caso. Prova ne è l’interesse di alcuni procuratori per un camp al Palalido con i migliori prospetti europei, ma anche un certo fermento fra i potenziali sponsor. Lo scorso novembre la Bracco, che nel recente passato ha messo cifre notevoli nel basket femminile (trecentomila a stagione al Geas, con ritorno di immagine nullo), sembrava sul punto di condurre lei l’operazione rilevando tutto, qualche mese prima un amico di Indiscreto ci aveva parlato dell’interesse di Dolce & Gabbana per la pallacanestro (notizia almeno verosimile viste le cifre investite nel beach soccer, con tutto il rispetto per il beach soccer), ma i soldi in campo sono così pochi che per condurre questa operazione erano sufficienti soltanto idee e concretezza. Un milione e duecentomila li potrebbe mettere il nostro dentista, infatti. Il problema è recuperarli ed in ogni caso non sarà facile, nemmeno nell’ipotesi dei tremila spettatori di media.
Chiusura con piccola autocelebrazione, per avere tenuto insieme ad altri ex giovani (grazie Giorgio, per quella mail di tanti anni fa, anche se ci è costata tantissimo) accesa questa fiammella. Forever young, ma basta con la nostalgia e finalmente il presente. Sperém, come si diceva al nostro paese ai tempi della All’Onestà. Poi quel grande magazzino è fallito e in strada adesso non ti capiscono nemmeno se dici ‘Speriamo’, ma la pallacanestro a Milano e in Italia è ancora viva. E se non ci riduciamo a fare la NBA degli sfigati potrebbe persino essere interessante.