E’ andato a letto presto

5 Dicembre 2006 di Stefano Olivari

1. INSALATIERA RUSSA – La finale di coppa Davis è andata come da pronostico, visto che l’Argentina si è presentata in Mosca con un giocatore solo, mentre la Russia ha opposto una squadra ed un grande talento. Certo, sul risultato di parità Marat Safin poteva combinare di tutto, soprattutto visto com’era andata la prima giornata. Ma per fortuna dei suoi Safinator ha azzeccato la partita che è capace di giocare se va a letto presto e rimanda gli appuntamenti con le fans al giorno dopo. Per il resto, visto che Davydenko aveva fatto il suo la prima giornata, c’era solo da scegliere chi l’avrebbe spuntata – in quantità numerica – tra Nalbandian e lo stesso Safin. Che il primo abbia vinto (e facilmente) il confronto diretto conferma solo che l’argentino è un giocatore solido, difficile da superare (anche Federer ha i suoi problemi contro di lui) e che non infiammerà mai le folle neanche vincendo il Masters, cioè quello che ha già fatto un anno fa. Insomma, Nalbandian – con tutte le sue qualità – è e resta un giocatore purtroppo (per lui) noioso. Safin rimarrà per sempre quello che è: un talento al servizio di uno che si vuole divertire nella vita. E visto che di solito fa divertire anche gli altri ecco che allora è giusto che l’insalatiera sia finita nella sua Russia. 2. INSALATIERA MISTA – Sulla coppa Davis si discute da anni e non è certo finita qui. E’ vero: la formula è vecchia, la manifestazione non rispecchia del tutto i valori del tennis mondiale, è una gara a squadre in uno sport esclusivamente individuale. Eppure, chissà perché, quando si tratta di scendere in campo per l’insalatiera, il mondo (del tennis e non solo) si ferma per un trofeo che continua a mantenere il suo fascino. Anche in Italia, s’intende, dove tra un paio di settimane ricorrerà il trentennale della vittoria in Cile: quel che resta di allora è l’immagine in bianco e nero di una grande festa che si è poi in breve trasformata in una resa dei conti generale che non è ancora finita. Sull’ultimo numero di ‘Il Tennis Italiano’ il direttore Enzo Anderloni ha in pratica sostenuto che la scelta fatta alla fine degli Anni ‘70, cioè di affidare tutto il movimento a Panatta (“il lavoro duro e i sacrifici non appartenevano alla sua mentalità”), è stato l’errore portante degli anni a venire: teoria che, rivalità editoriale (Panatta è direttore editoriale di Match Point) a parte, potrebbe anche essere (in parte) condivisibile. Meno condivisibile è invece l’idea che già allora dovesse essere scelto il “soldatino” Barazzutti, il quale è vero che oggi ha guidato le azzurre a vincere la Fed Cup ma che in Davis è ricordato per la retrocessione in serie C più che per il ritorno sfiorato in serie A. In tutte e due i casi – Fed Cup e Davis – meriti e demeriti sono solo in parte suoi. Il problema è che – visto che il destino del tennis è sempre in mano ai tennisti – come semplici capitani altri non avrebbero saputo fare meglio: avrebbero fatto lo stesso. 3. LA PENNICHELLA – Che senso ha avere i diritti tv di un evento sportivo e poi usarli nella maniera peggiore? La domanda sorge ancora una volta spontanea dopo l’impresa della Rai, capace di trasmettere la finale di Mosca sul satellite, spesso in differita e con commenti dal che hanno ristorato il sonno pomeridiano di chi ha avuto la ventura di imbattersi su RaiSportSat. Certo: che il tennis non sia più uno sport da tv in chiaro è ormai ovvio, basta ricordare che la bellissima finale del torneo di Roma tra Nadal e Federer è stata trasmessa da Italia 1 spezzettata tra i programmi della domenica già pagati dagli sponsor. E stiamo parlando di Italia 1, cioè una tv che allo sport è abituata. Figuriamoci la Rai, che ha creato appositamente un canale via satellite (e ora anche via digitale terrestre) per poi preferire agli eventi più importanti spettacolari tornei di bocce e di bowling (domanda: ma chi paga?). Insomma: certe cose sarebbe meglio lasciarle a Sky (o quantomeno a Eurosport), perché se io utente appassionato devo pagare, almeno so a cosa vado incontro. Ma già, dimenticavamo: la Rai invece è gratis, no? 4. CUI PRODEST? – Per una volta ecco una notizia: il TC Viterbo e il Capri Sports Academy si sono aggiudicati per la prima volta, lo scudetto di Serie A femminile e maschile. Nella finale femminile laziali hanno battuto il Ct Albinea 3-0, in quella maschile Capri ha battuto l’Ata Battisti Trentino 4-3 dopo il doppio di spareggio. Fin qui la cronaca, che particolareggiamo dicendo che – nelle due finali- in campo si sono visti: Francesca Schiavone, Tathiana Garbin, Giorgio Galimberti, Potito Storace e Davide Sanguinetti, gente insomma che ha vinto la Fed Cup (le prime due) o che ha giocato in Davis (gli altri tre). Quindi: o giocare in serie A è terribilmente divertente o è terribilmente conveniente. Lasciamo alla libera immaginazione la risposta. 5 – CI MANCHERA’ – Il tennis femminile ormai brucia in fretta le sue eroine: il 2007 sarà l’ultimo anno di carriera di Kim Clijsters che a 23 anni ha già deciso che il campo non è più il suo primo obbiettivo di vita, complice anche il continuo fastidio al polso sinistro che l’ha già costretta a un lungo stop. Di Kim ci piace la positività e la modestia in un mondo del tennis ormai dominato dalle dive: personalmente non l’abbiamo mai vista negarsi a una domanda, né sottrarsi ad un autografo. Sempre sorridente, insomma, semplice e solare, premiata dalla caparbietà che l’ha portata – al rientro nel circuito e dopo essere stata scaricata da Lleyton Hewitt alla vigilia del matrimonio – a vincere finalmente uno Slam un anno fa a New York. Insomma, in un tennis dominato da tenniste modelle (ormai più modelle che tenniste), Kim forse è fuori posto ed è forse giusto che chiuda così. Anche se non piace ai guardoni delle racchette, gli appassionati sanno che senza di lei il circuito perderà qualcosa.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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