Dipendenza ipnotica

6 Aprile 2010 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
L’Europa di Barca e Real, il medico di Napoli, la sfida di Boniciolli, i fischi ignoranti, la classifica finale e la scuola del Partizan. Voti a Messina, Pianigiani, James, Vujosevic, Lanzi, Gigli, Biella, Sacripanti, Gazzetta, procuratori e Lega. 

Oscar Eleni dal Fronton Fiesta Alegre, vecchio campo madrileno di pelota, arena del Real che un tempo consumava i veri misfatti nelle battaglie senza tempo fra Ferrandiz, Rubini e il resto della grande Europa, dove ha ritrovato il gusto ipnotico del basket come si dovrebbe giocarlo ed interpretarlo, da favoriti perché il Barcellona era ed è nettamente più forte di tutti in Eurolega, da sfavoriti, perché il Real era ed è ancora un cantiere aperto dove scopri che Kaukenas non è mai cambiato dentro pur avendo curato il suo ego da sesto uomo Montepaschi. Adesso servono i cosmetici ipnotici, ci dicono dalle pagine di un settimanale dedicato alle donne, roba con estratto di papavero, rigorosamente da oppio, note olfattive del gin e dell’assenzio, formule magiche che inducono stati euforizzanti senza creare dipendenza.
No, le partite di Eurolega fra Barcellona e Real Madrid ci hanno dato vera e propria dipendenza, soprattutto aspettando la misteriosa notte del campionato di italiano alla vigilia di Pasqua: fate un nome a caso, trovate il genio che ha tenuto la giornata in agrodolce fino a tarda sera, costringendo le redazioni sbuffanti a dimenarsi sul caso Napoli, non per gli scarti soliti, non per aver scoperto un ragazzo di Finale Ligure, tale Cacace, che con 32 punti ha trasformato in sorriso il ghigno del Proli che ne sa una più del diavolo, ma non riesce a frenare il Bucchi pensiero che lo fa passare per spilorcio, declassando l’Armani, rifiutata(?!?) da ben tre americani, a squadretta tipo quello del Mo Taylor passato in Cina, insomma non erano questi gli argomenti di giornata ma lo scandalo, già denunciato su questi siti traditi da editori in vacanza, dell’assenza di un medico a bordo campo. Vergogna già multata, infamia non punita con la radiazione, vero doping passivo del sistema che va oltre le regole e per questo meriterebbe le sanzioni più gravi, ma tutto tace. Del resto chi ha ha previsto, in un sabato normale di calcio, le 20 e 30 come orario per il basket può essere soltanto un masochista che non vede, non sente, non parla perché, facendolo, smaschererebbe la sua appartenenza al mondo del papavero blu arricchito da caffè verde, ribes e tè bianco, fragranze sublimi che si sprecano in una stalla di bufale in menopausa.
Cavallette fritte per cena fingendo di credere che il campo di Varese fosse davvero tabù per il Pianigiani che sta ricaricando le catapulte e presto metterà a ferro e fuoco chi oserà anche soltanto presentarsi al play-off con la corazza rubata alla tartarughe impazzite delle Galapagos. Sfidare i campioni, i migliori, ha un senso se lo fai mostrando coraggio, se hai la fortuna di essere in una giornata speciale come la Rometta di Boniciolli che poi ha fatto la fine di Icaro, perdendo le ali a Cantù e non ritrovandole certo nel capolavoro mentale fatto per chiudere a 10 la striscia vincente della bella Montegranaro. Roma ha molte cose per sentirsi un squadra di vertice, ma poi deve fare i conti con Vitali, con Crosariol, con la vedetta Datome, con quel Jaaber che non non riesci mai a decifrare anche se giocasse a scopa con Bulleri, come il resto del gruppo americano. Mi impongono di chiedere scusa almeno a Giachetti, preso in giro per quel frullare di ali vicino al sole, fino alla caduta dentro il Pianella, ma si sbagliano se sperano di avere ragione loro perché l’uomo dei bagni Pancaldi resta sempre a metà strada fra il vero pilota e il ragazzo dei campi aperti anche se è vero che ha trascinato i crociati di Matteo verso il risultato che deve essere andato di traverso a Manero Vacirca se abbiamo interpretato bene quell’occhiata da dottor Mabuse passando davanti alle telecamere.
Occhi che dicevano quello che pensavamo tutti sull’arbitraggio di Roma, occhi uguali a tanti che si sono visti in giro per certe contrade dove fioriscono gli arbitrini da fischio decisivo nei secondi finali, fischi che sono il simbolo dell’antigioco come quando all’attaccante viene concesso di tutto e alla difesa viene negato di tutto distruggendo il lavoro di mesi. Tutti simil Facchini o simil Messina. Parliamo di arbitri ed allenatori che volendo tuonare come i loro padri si prendono schiaffri da prfesuntuosi perché finiscono per farsela addosso. Ma guardatevi la NCAA, non diciamo la NBA, per capire che se l’arbitraggio non semplifica ci sarà sempre un caimano sbadigliante a bordo campo, perché il gioco diventa noioso come il tiro a segno. Tirano tutti da troppo lontano, tirano tutti da dove possono non sentire il sudore del nemico. Antigioco, come la dipendenza dal pick e quel cazzo di roll che rende i giocatori automi da negozio cinese.
Previsione di classifica finale al 5 aprile, mistero glorioso nei fondi di caffè verde della pregiata ditta oscardabagno: Siena 54, Montegranaro 38, Milano, Bologna e Cantù 36, Roma 32, Avellino e Treviso 30, Teramo 28, Biella 26, Varese, Cremona e Pesaro 24, Ferrara 22 e se fosse vero ci dispiacerebbe che andasse in una serie inferiore la squadra di Valli, ma questi cocci del basket con retrocessione incorporata, per emozionare dicono loro, per impedire di osare di più con i giovani diciamo noi convinti che certa gente, come succedeva in guerra, come succede dove impera il mercato nero, dove sopravvivono iene e sciacalli, non andrebbe mai alla verifica del suo lavoro in palestra se gli attaccassero le palline al solito filo dei risultati che devono contare sempre.
Ci raccontava Pillastrini di una strana esperienza a Belgrado, tanti anni fa, quando il ritorno di Vujosevic al Partizan aveva creato situazioni tipo quelle di Roma, Bologna, Pesaro, Treviso, no a Milano va tutto bene, chi lo dice?, ma chi può scambiare Finley per un grande regista, della stessa Montegranaro dopo 5 giornate, insomma la gente ululava e lo voleva cacciare. Sapete come è andata se anche voi vi siete emozionati davanti allo spettacolo della Sala dei Pionieri quando il Partizan ha mandato in delirio oltre 22 mila persone eliminando il Maccabi della bocca larga, quando Aladino McCaleb è saltato in braccio a Vesely e Roberts, stranieri in terra benedetta per il basket, dove gli allenatori insegnano anche ai randagi mercenari. Eh sì perché tutti i problemi italiani nella produzione giocatori nascono proprio da questo, dall’idea che siamo bravi e facciamo scuola tattica direbbe artiglio Caja limando le unghie della sua difesa. Non è vero. Ci sono altri posti dove fanno davvero scuola, noi alleviamo un diverso genere di giocatore e poi lo si vede ad occhio nudo quando gli dai una piccola responsabilità.
Pagelle prima del polipo alla slovena. 

10 Ad Ettore MESSINA che detestavi quando el vinceva semper lu, che amavi stuzzicare quando era davvero padrone del nostro giardino a spicchi, ma che adesso senti davvero più vicino, solare, in questa faticosa stagione al Real dove anche lui ha scoperto che sui lituani e qualche slavo non puoi sempre contare perchè non sono tutti Danilovic o Siskaukas.  
9 Al PIANIGIANI che è già oltre il ponte dei sospiri dove sbavano impotenti i suoi avversari. Ha superato un fiume infettato e ora può guarire il gruppo e pensare persino al domani che per lui è già bello come il lungomare di Bari dove lo hanno portato per fargli scoprire che la Nazionale giocherà fra veri amic
i e con l’aria condizionata come sollievo, come garanzia antisdrucciolo.  
8 A LEBRON JAMES che rinuncerà al mondiale perché deve dedicarsi al cinema. Beata sincerità. Almeno lui non racconta bubbole NBA come i tre italiani che cercano una scusa al giorno per togliersi il rimorso di torno.  
7 A Dule VUJOSEVIC, al PARTIZAN, ai grandi di Serbia che erano tutti in tribuna a vedere la nuova generazione dei bianconeri . Che mondo, che cultura, che meraviglia mentre noi siamo fermi ai progetti per una gioventù senza vittoria.  
6 Ad Andrea LANZI fisioterapista dell’anima canturina per averci fatto ridere tanto con il racconto su una delle tante scaramanzie del Dadone Lombardi che ci manca tantissimo e che speriamo di vedere a Castrocaro il 17 aprile quando si raduneranno i maturi baskettari. Promettiamo a Dadone che sarà il primo ad essere servito, pazienza se non saranno spaghetti.  
5 Al giglio GIGLI che dopo il volo basso di Cantù ha chiesto a Roma di essere più cattiva. Avrete capito che certe squadre e certi allenatori non hanno distribuito bene le parti nel copione, perché le grandi battute vanno recitate soltanto dalla gente giusta, quella capace di chiedere a Vitali che tipo di passaggio poteva essere quello per la decima palla persa di Roma nella tonnara dellas Sutor.  
4 A BIELLA e alla sua maledetta metamorfosi nella stagione che doveva essere del raccolto. Quando Atripaldi sbaglia lo fa sempre alla grande e questa volta ha scelto più di un Gaines.  
3 A Pino SACRIPANTI che da giovane volpone davanti all’uva imprendibile ha messo su il disco di Bucchi: abbiamo perso, ma abbiamo salvato la differenza canestri. Non ci convince, se perdi sei incazzato nero e non salvi nulla, non ti accontenti se gli altri segnano poco o meno del solito. A proposito, complimenti Armani per aver fatto fare soltanto 47 punti ai ragazzi di Napoli e per aver scatenato la furia di Maciulis il barbaro lituano.  
2 Alla GAZZA dei sospiri che si accorge con qualche settimana di ritardo dello scandalo Napoli, parliamo dell’assenza di un medico. Basterebbe leggere le pagine degli iloti pensionati, ma è anche giusto far sapere che si vola sopra, molto più in alto. Peccato che non riescano a convincerci.  
1 All’ASSOCIAZIONE PROCURATORI insorta dopo aver letto la bella intervista di Aldo e Roberto Allievi sulla Provincia di Como, quella dove il sciur Aldo indicava nella categoria la vera rovina del basket italiano, dimenticandosi di aggiungere che un’altra grande rovina fu la famosa legge petrucciana sul professionismo che ora si vorrebbe abolire sapendo di non poterlo fare.  
0 Alla LEGA che non apre bocca su Napoli, che non si accorge di essere nuda nella pianura di una giornata di campionato portata ai soliti orari sballati e non date la colpa a SKY che quest’anno offre il prodotto quando tutti lo possono vedere e gustare, senza troppi intralci, a parte, naturalmente, il coro delle voci bianche e l’eco dei microfoni.
Oscar Eleni

Share this article