Cucina
Dawat, l’indiano che piace alle donne
Indiscreto 27/02/2018
Una delle sottorubriche di ‘Pagando il conto’, quando metteremo online tutte le recensioni che abbiamo in canna, sarà dedicata alla cucina indiana. Che a Milano ha tanti indirizzi buoni e tanti altri pessimi, fondati soltanto sull’abuso di spezie. Della prima categoria fa di sicuro parte il Dawat, accogliente e per nulla impostato ristorante nella parte più triste di Corso Sempione, a qualche centinaio di metri dai locali dove Erminio Ottone ha costruito la sua leggenda. Il parcheggio è difficilissimo, anche in serate non di punta, ma il discorso ormai vale per tutta la Milano non proprio in periferia. Pochi parcheggi con striscie blu (quelli dove si può stare pagando al parchimetro), molti invece con strisce gialle ma con il rischio che il residente incattivito chiami, giustamente, i vigili urbani.
Il Dawat si presenta come una trattoria ben curata, senza sovrastrutture da architetto criptogay o simbologie da occidentale folgorato dalle culture orientali. Notevole presenza di donne, in tavoli anche solo femminili, indice quasi infallibile di ambiente non tamarro. I tavoli sono molto vicini, comprendiamo la necessità di ottimizzare gli spazi ma bisogna augurarsi di non avere a fianco persone curiose che ti facciano scattare il ‘Cazzo guardi?’. Grosso punto a favore del Dawat il sistema di aerazione, che consente di godersi la serata e di tornare a casa con i vestiti indenni: dettaglio che non è un dettaglio, spesso decisivo nel giudizio femminile. Anche se nemmeno agli uomini piace puzzare di cucina e lasciare la giacca sul terrazzo a meno 20.
Già, la cucina. Qui è quella dell’India del Nord, ma piena di contaminazioni europeizzanti. Apprezzatissima da tutti i non vegetariani la cucina tandoori (dal nome del forno utilizzato per cuocere la carne), grandissima anche la varietà e la qualità dei piatti vegetariani che non sono un omaggio solo all’8% (Fonte Eurispes) della popolazione italiana che non mangia carne e pesce, ma anche all’India stessa dove i vegetariani in senso stretto sono circa il 40%, senza contare chi evita di mangiare carne di manzo e in generale chi segue i principali precetti dell’induismo. Religione non monolitica e con mille varianti, ma in generale rispettosa delle forme di vista diverse da quella umana.
Ritornando al Dawat, raccomandiamo il Vegetable kofta curry, polpette di verdure che non fanno rimpiangere la carne, e il Baighan Barta, melanzane spezzettate e speziate, senza dimenticare il Tandoori Chicken e il Chicken Tikka Masala. Ben fatti tutti i piatti di accompagnamento-contorno, dal riso alle patate, mentre non siamo grandi fan dei dolci asiatici (ma anche dei dolci in generale, a fine cena poi improponibili) e quindi alla fine viriamo sul sorbetto al mango. Il personale non è intimidente e si può entrare nel dettaglio dei piatti prima di ordinarli, quindi è facile rinunciare ai menu fissi o semifissi e scegliere alla carta. Impossibile, anche ingozzandosi e prendendo il dessert, spendere più di 35 euro a testa.
Dawat – Corso Sempione 88, Milano (zona Corso Sempione, ovviamente, cap 20154). Telefono: 02 34537953. Sito: www.dawat.it. Voto qualità/prezzo di Indiscreto: 8 (visita più recente nel gennaio 2018).