Calciatori che mangiano gratis

13 Gennaio 2020 di Dominique Antognoni

Calciatori, allenatori e dirigenti che mangiano gratis al ristorante. Di più: che non vanno in un ristorante se non hanno prima la certezza che in quel posto mangeranno gratis. Così accadeva già decenni fa, in Italia e non solo, così accade ancora oggi che pensavamo tramontata questa usanza. Pare anzi che la situazione stia peggiorando, stando al racconto di molti ristoratori.

Chiariamo subito: non stiamo parlando dello sconto o addirittura del conto cancellato per il calciatore e la sua corte, una volta capito chi si ha al tavolo. Ci sono ancora ristoratori-tifosi che in cambio della foto con il loro idolo farebbero fallire il locale: problemi loro. La realtà anche di Serie A, anche delle grandi città, è oltre: il gratis, magari anche per una semplice pizza, è visto come un prerequisito per andare in un locale.

Amici ristoratori ci hanno fatto ascoltare le chiamate per conto di calciatori e di allenatori (anche senza panchina) di primissimo ordine. Già, sono barboni e probabilmente sanno di esserlo, per questo mandano avanti il cortigiano, che usa sempre la stessa formula: “Stasera Tizio vorrebbe venire da te, sono in cinque. Però sai che non pagano: tutto a posto?”. Funziona così anche per le donne, per lo meno le donne interessate ai calciatori, quasi sempre contattate da un intermediario che eventualmente subirà lui l’onta del due di picche.

Se il ristoratore dice di no non insistono, sono uomini di mondo. La loro agenda è ricchissima e comunque piena di posti sicuri, con il ristoratore-tifoso che oltre alla cena gratis vorrebbe concedergli anche moglie e figlia. Vale a Milano (dove spesso alla cena gratis seguono altri benefit) come a Firenze (in passato un grande attaccante scroccava anche la colazione per sé e famiglia, ogni mattina), a Roma come a Napoli. Siamo tentati di fare i nomi, ma non li faremo su Indiscreto perché per pochi euro non vale la pena di prendersi una querela.

Non li facciamo anche perché siamo incuriositi non tanto dalla pezzentaggine degli addetti ai lavori del calcio, giornalisti compresi, quanto dal meccanismo mentale dei ristoratori. Ok, forse molti sono tifosi e allora si tolgono uno sfizio, ma gli altri? Credono ancora che ospitare gente così porti ad un incremento di affari e clienti? Esibire la foto con il calciatore porta gente? Domanda ai lettori di Indiscreto: siete mai andati in un ristorante schifoso perché avete saputo che lì ci va anche un calciatore?

Negli anni Ottanta sì, in provincia forse sì ancora, a Roma e Napoli quantitativamente più che a Milano e Torino. Per motivi logistici siamo testimoni oculari di tante situazioni milanesi, con il Pallone d’Oro dello scrocconismo da assegnare all’ex centrocampista della Nazionale e al grande allenatore in cerca di club.

In certi posti, osservando certe tavolate, facciamo fatica a immaginare uno che paghi normalmente il conto e qui si potrebbe aprire un altro capitolo, quello dei ristoranti pieni ma con il bilancio in rosso. Spesso qualcuno chiede e, peggio ancora, i ristoratori stessi si chiedono il motivo di questa situazione. Non c’è bisogno di una società di revisione contabile: se pagano in due su dieci si fa presto a capire il motivo del rosso. 

Possiamo capire l’andare al ristorante e al momento del conto sentirsi dire “No, siete i miei ospiti”. Ci spingiamo ancora più in là: facciamo che uno vada sapendo già di non pagare. Una sorta di accordo tacito fra le parti ci sta e fa parte del gioco. Ma chiamare già prima, informando che non si pagherà, ci sembra una roba assurda. Va detto che a volte il carnefice è così stupido da diventare vittima: il calciatore turlupinato dall’amico che lo convince ad aprire un ristorante è un grande classico, di sicuro in questo ristorante i calciatori non pagheranno mai.

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