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Come uccidere uno sport

Stefano Olivari 14/11/2006

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Il confine tra sport e business è sempre più difficile da stabilire, ma il vero problema resta come attraversarlo. Il tennis ad esempio – dopo anni di vaneggiamenti sull’abbassare le reti, allargare le racchette, ingrandire le palle, abolire il secondo servizio – ha deciso in questi mesi di fare il grande passo e di iniziare la rivoluzione: coaching (cioè l’allenatore in campo) nel circuito femminile, (cioè la moviola in campo) in quello maschile, nuovo punteggio nel doppio. Tutto più o meno condivisibile, nel rispetto in fondo della tradizione del gioco. Meno rispettoso invece pare il nuovo corso deciso dal capo dell’Atp Etienne de Villiers secondo il quale il confine di cui sopra deve essere spinto decisamente verso il business. Ecco quindi il , cioè il girone all’italiana che già svilisce il senso del Master e che verrà introdotto in 13 tornei del 2007. Il motivo è chiaro: i giocatori più forti hanno la possibilità di fallire una partita, il pubblico non corre il rischio di vederli uscire al primo turno e –soprattutto – gli sponsor sono tutti contenti. Meno contenti sono invece quelli che amano il tennis e che pensano che la sua essenza sia l’impossibilità di fallire: diceva il grande allenatore di football americano Vince Lombardi che il pareggio <è come baciare la propria sorella> e il discorso vale per un torneo dove chi perde si può ripresentare il giorno dopo. ET, com’è soprannominato de Villiers, è sbarcato nel tennis davvero come un alieno e ora dice che questo garantirà più spettacolo. Ma chi conosce il tennis sa che giocare con il retropensiero di poter perdere non produce certo qualità. In pratica, una partita di tennis senza perdenti non è una partita e non è tennis. Ma questo è il credo di de Villiers, che preannuncia già nuove clamorose iniziative e ha deciso intanto la via del tennis-business al prezzo di costringere tutti a baciare sua sorella. Il problema, per gli appassionati dello sport, è che – vista così – Sorella Tennis è proprio brutta.

Marco Lombardo

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