Ballerini sulle punte

14 Settembre 2007 di Stefano Olivari

1. Bettini, Ballan, Bertolini, Bosisio, Bruseghin, Di Luca, Mazzanti, Nibali, Pinotti, Pozzato, Rebellin, Tonti, Tosatto, Visconti. Fatta l’Italia, non facciamo gli italiani: polemizzare per l’esclusione di questo o di quello (Bennati e Cunego) ci fa passare per i più provinciali del Mondiale. Franco Ballerini spiegherà gentile il perché delle esclusioni e il per come è maturata la decisione. Ricambiamogli la cortesia, per favore. Niente pettinate sulle doppie punte. Nessuna riserva sulle riserve. Meglio, molto meglio analizzare condizioni di partenza e piano d’arrivo, nella strategia della squadra. Le quotazioni di Bettini salgono di giorno in giorno. Scendono quelle di Pozzato. Restano stabili quelle di Ballan e Rebellin. Instabili quelle di Di Luca. Quanto alla gara: di sicuro saremo il faro della corsa. A difesa del campione in carica varrà la pena sferrare un attacco da lontano. Male che vada, avremo spremuto qualche gregario altrui. Il capitano e gli outsider dovranno avere campo libero il più possibile, una volta vicini al traguardo. Come si semina Oscar Freire Gomez? Ah, saperlo.
2. L’anno che sta arrivando tra un anno passerà. E il 29 settembre (seduta in un caffè?) l’équipe federale non penserà ad altro che a un bilancio – possibilmente consolidato – della stagione sportiva appena vissuta, nelle previsioni caldissima, affollata, stressante. A gennaio 2008 i Mondiali di ciclocross, a Treviso. A giugno quelli di MTB e trials, in Val di Sole. Ad agosto i Giochi Olimpici di Pechino. A settembre, appunto, la rassegna iridata su strada, a Varese. Se programmazione c’è stata, e non sempre c’è stata, i risultati arriveranno di conseguenza. Anche quelli negativi. Fort William 2007 si è già dimostrato un bel banco di prova, per le nostre ruote grasse. Gli azzurri sono partiti unicamente per fare esperienza, senza neanche l’illusione di poter avvicinare gli Absalon e le Kalentieva (ma neanche i cechi e le cinesi Under 23, nella categoria che aiuta a interpretare il futuro). La doccia scozzese aiuta perlomeno a raffreddare gli animi, congelando aspettative troppo ottimistiche, non solo in questo settore. Insomma, ci stiamo preparando al peggio: è questa la novità.
3. Milano. Si chiama Monte Paschi Eroica, la corsa dei professionisti per gli sterrati della Toscana (Gaiole-Siena, 9/10). RCS dà credito a un progetto di cicloturismo sostenibile, molto vintage e quasi bio. La gran fondo degli amatori, vestiti ed equipaggiati ’40-’50, è ormai un evento internazionale: quest’anno si conteranno più di un migliaio di partenti, nell’edizione del decennale. Portare Tom Boonen a sollevare polvere, davanti casale Blair, tra i vigneti, è infine l’effetto speciale tanto ricercato da organizzatori ed enti locali. Diciamolo, l’idea di un simile spettacolo ci sta tutta. È buona, è giusta, è persino opportuna. Specie a confronto con quella scivolosissima trovata del 23/5/2006 – portare il Giro su una pista da sci, a Plan de Corones, dove poi Giove pluvio rese manifesta l’ira degli dei, in reazione a quell’azzardo. Non si sacrifica la natura di uno sport, sull’altare offerto da un consorzio turistico: un conto sono gli scarpini, un altro gli scarponi. Come On Everybody, Let’s Go to the Chiantishire.
4. Dario Cataldo è un giovane con un grande Avenir alle spalle. La Liquigas assicura che non gli metterà fretta, che lo crescerà alla ruota di Nibali. Per ora assiste compiaciuta ai suoi primi numeri, impressionanti, esibiti tra Belle-Île-en-Mer e Saint-Flour. Su quelle strade vallonate, percorse senza troppi tatticismi da pro, il ventiduenne abruzzese ha alzato le braccia due volte (Saint-Jean-la-Poterie e Super-Besse), indossando al contempo maglia a pois e maglia verde. La sua combattività è piaciuta un po’ a tutti, Oltralpe. Nel contesto di una manifestazione ancora tra le più sane e genuine, se non altro per lo spirito agonistico con la quale viene animata, di frazione in frazione, scatto dopo scatto, fin dal Km 0. Perché la gara a tappe più affascinante, in questo stanco periodo dell’anno, non è certo la Vuelta né tantomeno il Polonia. Ma la storica settimana open per nazioni (sei giovani in formazione), di passaggio per la Francia centrale. Ieri, il piccolo Tour che annunciò Gimondi, Lemond, Indurain, Fignon. Oggi chissà. Della serie: categoria espoirs.
5. Come se l’idea di un Tour de France per squadre nazionali fosse realizzabile. Sarebbe contrario almeno mezzo mondo. Sarebbero favorevoli le sole Francia e Kazakistan. E anche se fossero favorevoli le Fiandre, sarebbe contraria la Vallonia. Neutrale la Svizzera, come sempre. Come se Evgeni Berzin riprendesse a correre. A trentasette anni, a sette dalla sua ultima stagione e a undici dalla sua ultima vittoria. Con addosso un numero imprecisato di chili. Indosso, la maglia di un’imprecisata squadra professionistica. L’ha scritto la verdellea (già rosea), ma sono sempre i dettagli a fare la differenza: anche tra uno scoop metropolitano e la leggenda della provincia pavese. Come se la Spagna boicottasse Stoccarda 2007, perché l’UCI ce l’avrebbe con i suoi tesserati. Ma lo studio delle carte dell’Operación Puerto – adelante con juicio – ha infine accertato precise violazioni del regolamento, a preciso carico dei soliti noti. No, qui non si sparano sentenze nel mucchio. Ed è bello comminarne anche a Valverde.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it

Share this article