Morte del Palasport di San Siro

17 Gennaio 2020 di Stefano Olivari

Il 17 gennaio di 35 anni fa, ma ci sembra ieri, crollava il tetto del Palasport di San Siro, da molti di noi chiamato Palazzone. Non solo per una nevicata storica, ma anche per gli interventi dei manutentori (nessuno dei quali aveva mai visto la neve, evidentemente) che gettarono acqua sul tetto, acqua che diventando ghiaccio rese il carico insostenibile.

Non fu certo l’unico errore di quel periodo, ma senz’altro fu il più evidente. Il Palasport fu ovviamente chiuso, per il dolore di chi pregustava l’imminente Sei Giorni e soprattutto di chi come noi aveva appena visto all’opera Joe Barry Carroll nella allora Simac (esordio contro la Caserta di Oscar, andiamo a memoria).

Finì così una breve storia iniziata il 31 gennaio 1976 con l’inaugurazione di Mike Bongiorno e proseguita con eventi che abbiamo seguito quasi tutti dal vivo, grazie alla passione multisportiva che in quegli anni era la regola e non l’eccezione: gli Europei indoor di atletica con il 2,35 ventrale di Yashenko, Borg-McEnroe ma anche esibizioni giocate alla morte (ricordiamo in particolare una partita fra Lendl e McEnroe, con insulti che si sentivano dalle tribune), i match di Stecca e Minchillo, le Sei Giorni di Moser e Saronni, per non dire Sercu e Pijnen, un numero infinito di partite di pallacanestro, gran parte delle quali in abbinata a Inter o Milan che alle 14.30 giocavano a 200 metri di distanza.

Con tutto il rispetto per il tendone di Lampugnano voluto da Gabetti, per il PalaTrussardi e suoi eredi, per il Palalido e per lo stesso Forum, inaugurato nel 1990, la chiusura (con poi la demolizione) del Palasport è una ferita ancora aperta perché quell’impianto era collocato in una posizione perfetta, una sorta di cittadella dello sport che non aveva la metropolitana, come oggi, ma era comunque in città ed aveva dimensioni significative: dai 12.000 ai 18.000 spettatori di capienza, a seconda degli sport e delle ambizioni. Evidentemente progettato male, ma gestito peggio, rimane per distacco la più grande sconfitta sportiva di Milano.

Share this article