Basta con piazza Cadorna

22 Novembre 2018 di Stefano Olivari

Non sarebbe immaginabile dare allo Stadio Olimpico o a San Siro il nome di Giampiero Ventura. Per questo applaudiamo il gesto di uno sconosciuto che nella notte ha cambiato le targhe di piazza Luigi Cadorna, reintitolandola a un altro Cadorna, suo padre Raffaele. Anche lui generale, prima del Regno di Sardegna e poi d’Italia, ma con una biografia molto più affascinante: dopo la Prima Guerra di Indipendenza si arruolò infatti nella Legione Straniera, ma tornò in Italia in tempo per diventare un eroe sul campo di battaglia di San Martino (che soltanto i sussidiari italiani, per lo meno quelli dei nostri tempi, possono spacciare per una vittoria) e di fare carriera per motivi diversi dall’anzianità, fino alla presa di Roma nel 1870. Personaggio controverso, Cadorna senior si distinse anche nella repressione, soprattutto nel Sud, senza fare grandi distinzioni fra briganti e genuino malcontento popolare. Insomma, uomo da conoscere ma forse non da celebrare. Di sicuro da non celebrare suo figlio Luigi, che diresse l’Esercito italiano dall’inizio della Prima Guerra Mondiale fino a Caporetto.

In realtà la più famosa disfatta della nostra storia militare fu preceduta da altre cattive scelte di Cadorna, che sbagliò nella gestione di alcuni sottoposti e intrappolò migliaia di nostri soldati in una guerra difensiva che con il fronte russo ancora aperto e i tedeschi straimpegnati aveva poco senso. Ma ci sono sull’argomento centinaia di libri, qualcuno lo abbiamo addirittura letto e ognuno può farsi la propria opinione: fra l’altro una guerra di posizione, una delle ultime nella storia dell’umanità, si presta alle discussioni di noi ex abbonati di Storia Illustrata. E la stessa Caporetto ha tante interpretazioni: ci furono notevoli problemi di comunicazione che portarono agli errori di Badoglio sul suo lato del fronte, oltre a mancanze strutturali (in particolare come artiglieria), ma nel complesso Cadorna gestì decentemente una sconfitta-ritirata che stava per trasformarsi in un disastro senza rimedio.

Era poco amato dagli ufficiali sotto di lui, che esonerava dai loro incarichi con modalità alla Zamparini, e ancor meno dai soldati italiani che lui considerava, e dopo Caporetto lo disse anche, mediamente dei vigliacchi. Curioso il fatto che non fu cacciato dal governo italiano per manifesta incapacità o comunque perché stava perdendo la guerra, ma perché la Gran Bretagna impose Armando Diaz, incredibilmente con Badoglio vice, per il dispiacere del Duca D’Aosta che per carisma e visione militare sembrava a tutti (ma non all’invidioso cugino Vittorio Emanuele III) l’uomo giusto. All’attivo di Cadorna il non avere aderito al fascismo nel dopoguerra, ma di sicuro non lo possiamo definire né un grande condottiero né una mente illuminata. Eppure in giro per l’Italia le vie e le piazze Cadorna non sono poche. Va comunque detto che quasi tutti i grandi condottieri celebrati con targhe e vie sono stati dei criminali, con il metro di oggi. Ma quasi tutti almeno avevano vinto. Mentre Cadorna, che criminale non fu, ha purtroppo perso. Ci si scanna ancora oggi sull’interpretazione della Seconda Guerra Mondiale, ma l’Italia ha un problema soprattutto con la Prima che si vorrebbe confinare nella retorica della condivisione, del sangue che unisce (e molte delle recenti celebrazioni hanno fatto venire i brividi) e della Vittoria.

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