Finalmente la Juve in chiaro (Falcinelli non è da Inter)

10 Aprile 2017 di Stefano Olivari

Il giorno dopo Crotone-Inter è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Nell’ultima settimana tante notiziole da telegiornale di provincia, di quelli con in coda una marchetta sul nuovo disco di cover del cantante che da quarant’anni fa greatest hits, ma tutto ovviamente scompare di fronte al 2-1 con cui la squadra di Nicola ha battuto i nerazzurri allo Scida, togliendo senso alla domenica pomeriggio e forse anche alle vite del Gianni, del Walter, del Franco e di Budrieri, che hanno seguito la partita al loro solito bar, pagando il caffè a Paolo-Wang ma chiedendogli anche la cortesia di non portarglielo. Il tutto mentre un Max con la testa fra le nuvole chattava con la Fede, andata ad un evento del fuori salone dal titolo ‘Short dicks, short lives’ insieme a un giovane direttore d’orchestra allievo di Abbado, che si divide fra Vienna e Berlino, conosciuto venerdì su Tinder. In realtà un trentunenne stagista presso un Compro Oro di Affori, che in casa ha giusto due dispense di ‘La chitarra per tutti’ e ha intuito che in questo momento bisogna dirsi fan di Brunori Sas. Va detto che l’inviata di punta di Nerazzurrecontaccododici.net non ha la minima idea di chi siano Abbado, Brunori Sas e a dirla tutta nemmeno Perisic, quindi con lei bisogna usare altri argomenti. Certo c’è rimasta male quando a cena l’erede di Abbado l’ha portata da Power Pizza & Kebap di piazza Melozzo da Forlì, il cui odore di fritto rimarrà nei cromosomi dei discendenti di ogni avventore. Così anche oggi, mentre il mondo brucia e la civiltà occidentale scompare a colpi di quindicenni picchiate perché non portano il velo, con i suoi membri più illuminati indecisi fra Foodora e Deliveroo, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al videopoker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise, a miserabili eredità, al closing del Milan e soprattutto a Gabigol.

Sono le due di pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo a quel che resta della Tuboplast un caffè così ristretto che quasi non si vede, una miscela che Ping ha assicurato provenire da un furto a un camion della Illy (non è vero, lo ha comprato da un suo fornitore di Prato, ma il grossista cinese ha il gusto per la menzogna anche fine a se stessa). Quel poco di caffè andrà comunque di traverso a quegli impiegati senza alcuna qualifica, eredità di un’Italia in cui ti assumevano anche se non servivi a un cazzo, perché Tosoni sta elogiando quell’immobiliare romana che permette di pagare parte delle case in Bitcoin: “Il futuro è già arrivato, ma voi siete attaccati alle vostre piccole certezze, come l’euro. Una moneta finita, che non ha più ragione d’essere. Per questo cercherò di venirvi incontro e dal prossimo mese il 100% degli stipendi sarà corrisposto in Bitcoin, sospendendo il pagamento dei contributi all’INPS perché sarebbe assurdo, me ne darete atto, pagarli in una moneta praticamente morta”. Nessuno protesta, per la maggior parte di loro l’orizzonte non va oltre Barcellona-Juventus data in chiaro su Canale 5 e soltanto qualche illuminato guarda più avanti, verso il closing del Milan o il futuro di Pioli. Mariella ha un sussulto di coscienza di classe e toglie le mani di Tosoni dal suo culo, per la prima volta in tanti anni, ma l’amministratore delegato non se la prende perché sa che ogni ribellione è destinata a rientrare. Puoi anche uscire dalla gabbia, ma poi dove cazzo vai? Un canarino avrebbe più speranze di un impiegato. Meglio rifletterci su ed è per questo che Cogodi ha regalato a tutti i dipendenti ‘Lavorare gratis, lavorare tutti’. Chiaramente il libro di De Masi, fra l’altro nuovo idolo di Danny, non è stato acquistato in 40 copie, ma scaricato illegalmente da un sito Torrent da parte di un consulente di Ping e mandato poi per email.

Zhou ha per tutta la mattina preparato le solite scaloppine di gomma, più contorno di carote oleose e fagiolini freddi: del resto quei falliti non meritano di meglio, è gente che sta in coda tre ore ogni sabato in un qualche cazzo di supermercato dell’hinterland per comprare i Quattro salti in padella a 2 centesimi di meno e 68 rotoli di Scottex perché ogni 67 uno è in regalo, mentre il negozietto di alimentari a conduzione familiare sotto casa viene sostituito da un phone center o più spesso da niente. Il giovane italo-cinese ha nei confronti della Design Week sentimenti ambivalenti: da un lato apprezza che esista ancora qualcuno che produca qualcosa, dall’altro è sempre più intollerante nei confronti di chi si muove per gli eventi, a prescindere dagli eventi stessi: la mostra di Manet è uguale a quella sul nazismo esoterico, che a sua volta è importante come quella su Manolo Blahnik. Una sfilata infinita di influencer di Stradella, studentesse fuoricorso leccesi, SEO marchigiani, user experience designer di Bassano del Grappa, bassisti sassaresi che si stanno facendo largo nel conformista mondo dell’alternative metal e che ti spiegano, con in mano un Bellini, quanto i Lacuna Coil siano sopravvalutati. Zhou accetterebbe tutto, ma l’ostello per designer aperto alla Bovisa gli sembra troppo. A Osvaldo Bagnoli, l’unico allenatore che Zhou apprezza, verrebbe da vomitare. Il barista per caso cerca comunque i resistere agli impulsi omicidi e di non pensare ai milanesi che dal venerdì al lunedì non ci sono mai, “Perché abbiamo bisogno di aria”.

La cugina di Corsico non sa più come sbattere fuori di casa Salvatore da Locri e nonna Agatuzza, che viaggia ormai al ritmo di due esami al giorno, nella prospettiva della visita di controllo con Castellazzi Debord (già partito per le vacanze, il luminare si concederà un ponte fino a lunedì 5 giugno), e ormai ha una poltrona riservata al Centro Diagnostico di via Saint Bon. Fra l’altro stamattina Salvatore ha imbrattato il bagno della cugina con il suo seme, dopo avere letto del record di triple doppie di Westbrook. È quasi certo che proporrà a Hidegkuti un parallelo Westbrook-Oscar Robertson sul milione di battute, sta seriamente pensando di inventarsi una doppia intervista o al limite di tradurla con Google Translate, come molti esperti di NBA.

Max è disperato e non certo per l’incombente pezzo su Westbrook, che non potrà essere peggio di quelli precedenti, o perché tema la concorrenza del direttore d’orchestra della Fede. Il padre è ormai diventato lo zimbello degli altri membri di Fratellanza Laica, che mai hanno visto un essere umano rifiutare una raccomandazione: l’ultima proposta fatta a Max è stata come promotore di una piattaforma di trading online, con sede operativa a Ploiesti e legale alle Isole Vergini. 800 euro al mese più commissioni per ogni vecchio (eufemisticamente definito ‘Clientela Silver’) inculato. Un passo in avanti rispetto alla disponibilità totale per zero euro di fisso a SuperMegaInter.com, ma un laureato in scienze della comunicazione alla fine sogna sempre la comunicazione o nella peggiore delle ipotesi di fare il pubblico di Tv Talk. E pazienza se deve rubare post dal blog di Tizio per metterli fra virgolette e farli passare per interviste a Tizio. In questo numero fra l’altro è molto più bravo Salvatorino, che ha appena ritirato in copisteria i suoi nuovi biglietti da visita da senior writer e oltre all’attualità per SuperMegaInter, con scenari per il dopo Pioli (sicuro uno fra Mourinho, Simeone, Conte e Guardiola), sta scrivendo anche un megapezzo per Hidegkuti sul calcio africano che sarà il calcio del futuro.

Certo chi sui siti dei grandi giornali la sfanga con titoli come ‘Foulard, ciuffo più corto 
e una tuta nera: così cambia il look di Melania’ e una photogallery su Irina Shayk è mille volte più fortunato di lui che nella notte ha ricevuto da correggere mezzo milione di battute di Ridge Bettazzi, dall’accattivante titolo ‘Il sogno spezzato di Stefano Pioli’. Non si tratta ovviamente di un pezzo sulla crisi dell’Inter, roba buona giusto per quegli ignoranti del Champions Pub, ma di una rivisitazione della stagione 1996-97 della Pistoiese, una delle ultime del Pioli giocatore. Nel godibile pezzo, scritto in stile Buffa del periodo di Chapel Hill, lo schema del Leopardi di Pinarella di Cervia è il solito, con i resuscitati Happel e Michels che fanno un giro della Montagna Pistoiese (l’incontentabile santone olandese esordisce subito negativo: “Qui è tutto una merda, ti fa rivalutare la periferia di Waalwijk”) e si fermano in una trattoria di Pescia. Nemmeno il tempo di divorare la prima fetta di mallegato e di ordinare un piatto di cioncia, che si mettono a parlare di calcio e di quella Pistoiese che fu ben costruita da Catuzzi e diede spettacolo nel girone di andata del girone A della bellissima C1 di quei tempi, prima che Catuzzi fosse ingiustamente esonerato, sostituito prima da Casarsa e poi da Bagnato, e infine richiamato a furor di popolo per chiudere la stagione vincendo i playout contro il Novara. Finché sono lucidi analizzano il modulo di Catuzzi (“Primo in Italia ad applicare la zona totale, senza di lui sareste ancora fermi a Trapattoni”, dice Michels ad una signora di un tavolo vicino, che si dice ammiratrice di Angelo Alessio come tecnico e come uomo) e fanno un confronto Gentili-Jongbloed, dando un voto a ogni singola caratteristica tecnica (nel totale prevale Gentili 120 a 0), poi quando il Chianti Montalbano comincia ad invadere le loro arterie la situazione degenera. Happel, di solito compassato, mette le mani sul culo di una cameriera (“Scuola toscana, Duccio di Buoninsegna. Anzi di Gigi Riva”, dice con il proverbiale spirito austriaco), mentre Michels quasi viene alle mani con il proprietario dopo avergli detto che è più brutto di Vogts.

Chiusura del pezzo con la solita citazione di Senad Gutierrez, tratta da un suo recente editoriale su Explotadores y Explotados, che la settimana scorsa aveva in allegato un pamphlet della Botteri dal titolo ‘Quanto è figa Michelle Obama da quando è tornata con i capelli afro’. Il poeta cileno-bosniaco, che i poteri forti tengono lontano da Cile e Bosnia (ci sarebbero denunce per stupro ed evasione fiscale, la classica montatura per eliminare le voci scomode), ha sempre avuto quella Pistoiese come modello etico e calcistico: ‘Quando Jimmy Fialdini metteva piede al Comunale, Pistoia diventava una replica perfetta di Rosario. I gemelli Zenoni erano la famiglia tipo della classe operaia, mentre in ogni anticipo di Legrottaglie c’era la sintesi fra cristianesimo e comunismo che vent’anni dopo sarabbe stata fatta propria da Papa Francesco. Graziani era il classico rivoluzionario figlio di un grande rivoluzionario, come era Ciccio, mentre Imbriani, come Catuzzi purtroppo scomparso troppo presto, era il Trinche Carlovich italiano. Poi è chiaro che l’icona della lotta contro le destre mondiali, contro populismi e muri, era una sola: Massimo Ciocci”.

La gioia di vivere ha sempre il suo domicilio a casa Budrieri. Il capofamiglia sabato a mezzogiorno si trovava del tutto casualmente al Simply di via Novara, quando ha incontrato Suarez alla tintoria cinese attaccata al bar cinese dentro il supermercato (francese). Il campione del Barcellona e dell’Inter stava ritirando alcuni vestiti e lo sfacciato Budrieri non ha potuto fare a meno di agganciarlo chiedendogli cosa ne pensasse del ritorno di Donkor dal prestito al Cesena. Suarez è stato gentile, ma dopo un quarto d’ora ha fatto capire che lo aspettavano a pranzo (cosa per Budrieri inconcepibile, fra l’altro l’Erminia era con Yannick e la signora Minghetti a una manifestazione contro Ivanka Trump) e il pensionato ATM si è un po’ stizzito, così gli ha ricordato che in fondo lui non è mai stato da Inter e che anzi dovrebbe ringraziare Tagnin che correva anche per lui.

Ieri sera durante Lazio-Napoli è arrivata al bar una telefonata per Budrieri, che un po’ seccato si è alzato per rispondere, immaginando già chi fosse. I soliti Frank e Kevin, che pur non avendo un cazzo da fare si sono presentati a Langley anche di domenica per lucrare sullo straordinario nei giorni festivi. “Budrieri, complimenti”, ha esordito un Kevin su di giri per la vittoria del Milan sul Palermo. “Se vi riferite all’Inter vi ricordo che ho detto subito che Pioli non è da Inter”, la pronta risposta del presidente del Marino Basso Fan Club. “Ma no, cos’hai capito? Complimenti per la tua modestia. Altri sul loro rapporto con i Kennedy ci hanno scritto libri, noi per sapere la verità su di te abbiamo dovuto aspettare i file desecretati. Li ho letti tutti prima di Milan-Palermo”. Budrieri nemmeno ricordava più che durante la gita a Dallas c’era stato questo incontro fra il presidente degli Stati Uniti, accompagnato dalla moglie, con la scolaresca italiana di cui faceva parte. Quel 22 novembre 1963 il corteo presidenziale era partito dall’aeroporto Love Field e si stava dirigendo verso il Trade Mart. Poche le fermate lungo il percorso, per stringere mani e dire qualche parola di circostanza, soprattutto ai ragazzini. In una di queste Kennedy e Jackie si erano concentrati sulla classe di Budrieri: JFK aveva capito subito chi era il leader, il maschio Alpha del gruppo, e così aveva rivolto qualche parola in italiano, visto che lui in Italia c’era stato per qualche mese a mangiare e trombare, proprio a Budrieri. Da consumato uomo politico aveva intuito gli interessi del suo pubblico e così aveva detto al piccolo Budrieri che il segreto dell’Inter era Allodi e il club aveva nel suo DNA la presenza di grandi direttori sportivi. Budrieri, immaginando che Kennedy fosse tifoso dei Celtics, gli aveva invece detto per pura cortesia che Bill Russell non era male (in realtà riteneva che Flaborea gli fosse superiore) e che Chamberlain era soltanto un montato. Aveva anche stretto la mano a Jacky. Per niente impressionato da lei, come avrebbe confidato al suo compagno di banco: “Mi sembra una poco seria, una leggera. Non la cambierei con l’Erminia”. Come risulta dai file CIA desecretati, in auto proseguendo nel tragitto e verso la sua tragica fine Kennedy, impressionato dal ragazzo, avrebbe detto alla moglie “Dovessero ammazzarmi, tocchiamo ferro, non fare la cazzata di metterti con Agnelli o con Onassis. Il futuro leader del mondo sarà quel ragazzo”. Tutto qui: soltanto un incontro casuale, nessun grande retroscena.

Frank è un sincero ammiratore di Budrieri, pur essendo diviso da lui dal giudizio su Guido Rossi, e non sentendo risposta si è preoccupato: “Sei svenuto? Ti abbiamo fatto commuovere?”. Dieci secondi di silenzio, in cui Budrieri ha sorriso pensando che nel 1963 Branca e Ausilio non erano ancora nati. “Scusate ragazzi, ma io non sono uno che vive nel passato. E mi avete fatto perdere il gol di Insigne. Che cosa cazzo volete ancora da me?”. Alla fine Frank glielo ha dovuto dire: “Avremmo bisogno di una decina di felpe della Best Company, non di adesso ma quelle di Olmes Carretti degli anni Ottanta. Tua figlia ce le ha di sicuro: ce le potresti rimediare? Sai, per scopare dire che siamo agenti CIA non basta più”.

Mentre la bellissima e triste Lifen incamera buoni pasto e spiega che il nuovo scontrino sarà presentato a breve, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare una sconfitta che di fatto chiude la stagione. Intanto Ibrahim, Nabil e gli altri spacciatori maghrebini dal passaporto variabile, tutti soddisfatti perché daranno la partita del Barcellona in chiaro su Canale 5 (lo juventino ha un potere d’acquisto medio inferiore ad altre tifoserie, anche se qualche spacciatore abbonato a Mediaset Premium sicuramente c’è), cercano di tirare sera facendo battute sull’attentato di Stoccolma, sulle bombe nelle chiese copte in Egitto e sul momento in cui uccideranno i pochi italiani di quel bar gridando Allah Akbar. Italiani che del resto nemmeno se ne accorgerebbero, presi come sono ad analizzare le future mosse di Ausilio e Mirabelli. Budrieri è il primo nemico del populismo, per questo quando sente concetti copiati dagli agonizzanti giornali come ‘Atteggiamento sbagliato fin dall’inizio’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Neuro Inter’ e di puro carisma affronta quindi le migliori menti del Champions Pub, gente acuta che passa le giornate a discutere del rinnovo di D’Ambrosio fino al 2021 ma che riuscirebbe a trovare entro sera Ivan il russo o come cazzo si chiama (forse nemmeno è russo) se soltanto Minniti gli facesse una chiamata.

Anche se lui che in nerazzurro ha visto giocare Ferretti e Quaresma non dovrebbe scendere sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Pinamonti o di chi come il Franco rimpiange tutti gli ex, addirittura anche uno come Falcinelli che all’Inter non è andato oltre gli Allievi: “Peggio ancora che contro la Sampdoria, senza un’idea. Magari fosse solo un problema di atteggiamento… Non è che se manca Gagliardini allora il Crotone ti prende a pallate. Il solito inesistente Icardi da trasferta, salverei solo mezzo Perisic. Medel a centrocampo non mi ricordavo quanto giocasse male e Ansaldi non so cosa ci faccia ancora qui: se a Zanetti è tanto simpatico possono andare a mangiare insieme un’empanada, ma non rompere il cazzo a noi. Adesso quasi c’è da augurarsi di arrivare settimi invece che sesti, poi speriamo che i soldi vengano messi su due bravi invece che su dieci mediocri. Non abbiamo bisogno di Falcinelli: con tutto il rispetto, uno che non è da Sassuolo non può essere da Inter”.

(Ultima puntata online. ‘Non è da Inter continua’, ma soltanto in versione cartacea. La versione riveduta e corretta di questa puntata sarà pubblicata a giugno 2017 con il nuovo libro che conterrà tutti gli episodi della stagione pubblicati su Indiscreto insieme a quelli delle giornate finali, dal derby il sabato di Pasqua in avanti).

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo.

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