Zanetti e le scimmie

10 Novembre 2012 di Oscar Eleni

Andiamo avanti con le cadute dei supercervelli, di quelli che pensavamo contassero tanto davvero. Vusojevic non vince più una partita anche a casa sua dove il muro Partizan è diventato cartapesta. Dusko Ivanovic, a parte la tisana del Forum, va a prendere legnate in giro per l’Europa e anche in casa con il Basconia che fra un  po’ dovrà abdicare al nome originario di Vitoria. Certo che ci erano capitate cose del genere in passato: con Rubini quando, però, si sentiva già vecchio e non più in sintonia con giocatori che portati a spasso per Parigi dormivano o guardavano il telefonino, con Tanjevic quando insisteva con le sue utopie, l’idea che la squadra tipo nei suoi sogni era quella che avrebbe potuto andare nella NBA senza timori reverenziali dal punto di vista fisico e tecnico, peccato che alla fiera delle tre palle un soldo europea, o anche italiana, francese, si doveva scendere a patti anche con mezze figure, Peterson nei momenti in cui era sotto filtro magico e non capiva più i suoi veterani, o almeno non li capiva fino a quando erano sul burrone, poi tornavano a parlare la stessa lingua e, magari, pure a vincere. Capacità perduta quando per salvare il salto nel vuoto del progetto regale ha accettato di capire persino l’estremismo dei giocatori che avevano paura di ombre e bevevano acqua calda scambiandola per vino d’annata.

Diciamo la verità anche su Siena: dopo i primi sei minuti in terra Prokom ci era venuto il mal di pancia come all’Artusi che mangiando un minestrone a Livorno si era  convinto che  fossero state quelle verdure a distruggere stomaco ed intestini mentre erano i sintomi della peste appena sfiorata. Ecco  era quella l’idea guardando Kasun fare il solito casin, Sanikidze girare per Saturno senza tenere i piedi a terra, ma poi è venuta fuori l’anima di Hackett, Ress e Brown, nel giorno in cui per i Bi Bi del basket a Los Angeles erano veleni e licenziamenti, nelle ore in cui tutti davano nuovi pseudo registi in arrivo a Siena, ha visto il canestro polacco diventare una vasca da bagno per elefanti.

Siamo nella settimana di svendita europea del  due vittorie e tre sconfitte, un cambio merci che ancora non ci tranquillizza, anche se siamo convinti che tutte e tre le italiane possano entrare nella seconda fase. A patto che la Lega, la nuova Federazione, facciano una telefonata a Bertomeu e al responsabile degli arbitri dell’Eurolega perché se dovesse arbitrare ancora il fringuello che ha dato tecnico a Tabu nel bel mezzo della disfida di Cantù, se dovessero andare in campo molti di quelli che abbiamo intravisto in questa quinta giornata di coppa, allora dovremmo domandarci se nel castello di Barcellona hanno deciso che l’Italietta con palazzi inadeguati, con pochi spettatori in  tribuna, non merita di stare nel gioco dove l’idea non è propagandare il basket nel Continente come aveva sempre sognato Stankovic ribellandosi alle grandi società d’affari, lasciamo stare i suoi di affari, ma fare più quattrini possibili.

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