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Anni Ottanta

Windsurf, il vento nelle mani

Stefano Olivari 20/08/2022

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Fra i film estivi italiani di culto anni Ottanta, sottoinsieme che conta centinaia di pellicole viste e riviste, uno dei più brutti è Windsurf – Il vento nelle mani. Scarso successo al cinema, negli anni Novanta Italia 1 lo ha mandato in onda di pomeriggio infinite volte, e di recente lo abbiamo incrociato su YouTube rimanendo incollati ad ogni fotogramma. È il primo film girato da Claudio Risi, figlio di Dino e fratello di Marco (l’Italia è una parrocchietta, il cinema italiano anche di più), ma il talento non si eredita e in seguito lui non sarebbe migliorato pur potendo contare sulla genialità di Bruno Cortini (Yesterday – Vacanze al mare) e dei Vanzina (I ragazzi della Terza C).

Tutto ruota intorno a Pierre Cosso, che nel 1984 era l’idolo delle ragazze di tutto il mondo ed era reduce da due clamorosi successi come Il Tempo delle Mele 2 (fra l’altro con Sophie Marceau era anche fidanzato) e Cenerentola ’80 con la generazionale Bonnie Bianco. In Windsurf – Il vento nelle mani la parte di Cosso è quella di uno skipper-maestro di windsurf-marinaio (non si capisce bene, poi nella vita Cosso è davvero un bravo velista) che torna in Italia, in un paese imprecisato (tutti parlano con accenti diversi) ma presumibilmente del Circeo, a trovare lo zio con il quale dovrebbe imbarcarsi.

Ma lo zio, un Philippe Leroy scazzato che evidentemente doveva pagare i conti perché i soldi di Yanez erano finiti, ha perso la barca al poker contro un industriale della pasta, Stella (un Riccardo Garrone anche lui alla canna del gas), con un figlio antipaticissimo ma sportivo interpretato da Urbano Barberini, che sfida Cosso in una gara di windsurf: prima Cosso perde, poi ha l’occasione della rivincita per riconquistare onore e barca.

In mezzo a tutto questo, con dialoghi trash e personaggi assurdi come Muscetta, proprietario di una palestra di aerobica ma anche usuraio che senza un vero perché parla in italo-americano, Nicoletta Elmi gelataia bio, Paola Onofri fidanzata del figlio degli Stella che un po’ ci prova con Cosso, e una comunque splendida Lara Nakszynski, nipote di Klaus Kinski, tedesca che insegna aerobica, respinge le avance un po’ di tutti e si innamora di Cosso.

Estrema povertà di mezzi, nonostante l’ingaggio di attori famosi o forse proprio per questo, ma anche di idee, da salvare il product placement artigianale Marlboro, la colonna sonora e qualche scena di windsurf, a quei tempi molto di moda: chi non ha mai sentito parlare di Robby Naish? Uno sport che da noi veniva chiamato tavola a vela e che per un certo periodo fu anche demonizzato a causa di una serie di incidenti: una circolare ministeriale, a memoria mai rispettata, fissò a 14 anni l’età minima per il windsurf… Certo, al di là delle differenze con il surf, questo film non è stato il Mercoledì da leoni italiano. Ma Windsurf – Il vento nelle mani è così brutto e tirato via alla cazzo di cane che alla fine gli abbiamo trovato comunque un suo perché.

info@indiscreto.net

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