Web Madness

6 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Da quando i migliori liceali sono passati direttamente nella NBA in modo sistematico (da Kevin Garnett 1995 in poi, quindi, anche se per la storia il primo fu il ‘maledetto’ Reggie Harding nel 1962) la NCAA ha perso molto, più a livello tecnico che mediatico. E nemmeno il minimo di età di ingresso NBA (operativo dal draft 2006, quello di Bargnani prima scelta assoluta) ha migliorato le cose, generando ‘one and done’ a volte offensivi per quanto e come sono annunciati in anticipo. Quindi esultiamo per ogni segnale di attaccamento a questo basket dove non si arriva a partita già iniziata ma dove nemmeno ci sono gli ultras. L’ultimo si questi segnali arriva da CBSSports.com, il sito sportivo della CBS, che ha venduto spazi pubblicitari per 30 milioni di dollari per il suo imminente (si parte il 19 marzo) ed imperdibile March Madness On Demand, il 20% in più rispetto a quanto raccolto per l’edizione 2008. Fra i main sponsor ovviamente non il pizzicagnolo ma la AT&T, la Coca Cola e la Pontiac, mentre quelli minori (con varie denominazioni, metodo anche italiano per massimizzare le vendite) sono quasi 40. Un risultato clamoroso, in un periodo di recessione vera. Per dire quanto viviamo lontani, ribadiamo che si tratta di pubblicità per una sezione di un sito web che ovviamente è visitata solo tre settimane l’anno. Facile ipotizzare che saranno superati i 4 milioni e 700 mila utenti unici (fra cui noi, fra un collo di bottiglia e l’altro: l’iscrizione è gratuita) dell’anno scorso per le 64 partite del torneo. Sul sito tutte le novità tecniche di quest’anno, per appassionati e maniaci: in parole povere la più grossa dovrebbe essere l’eliminazione della terribile ‘waiting room’, vera sala d’aspetto per il Paradiso.
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