Una vita di Corsolini

28 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Piccola guida per spiegare cosa è stato Gianni Corsolini per il basket italiano: appassionato allenatore durante la giovinezza bolognese, geniale dirigente creatore insieme alla famiglia Allievi del miracolo Cantù negli anni Sessanta (con un grande ritorno a fine Ottanta), uomo marketing e dirigente anche nella Udine degli Snaidero (anche qui con un ritorno), presidente di Lega, fra i primi in Italia ad avere dato una veste meno artigianale e mecenatistica alle sponsorizzazioni sportive, se la memoria non ci inganna titolare anche di una rubrica nello storico Superbasket di Aldo Giordani (di cui era amico) nonché padre del giornalista Luca. Un’esistenza nel basket italiano, visto da ogni angolazione, sintetizzata nell’agilissimo ‘Quasi sessant’anni della mia vita con gente del basket’ (Editore Alba Libri), che permette anche a chi è digiuno della storia di questo sport di comprendere la sua evoluzione orgnizzativa nel corso dei decenni. Mille personaggi, dai famosissimi agli sconosciuti, e un grande pregio: raccontare cosa c’è dietro al basket di alto livello, impossibile da sostenere solo con gli incassi al palazzetto. Un difetto del libro è forse quello di concentrarsi più sul racconto e la descrizione, come nell’ansia di non dimenticare nessuno in campo e fuori, che nell’analisi di un mondo che solo i Corsolini possono analizzare al tempo stesso con realismo ed apertura mentale. Alla fine si capisce che quello che vediamo ogni domenica anche nel 2009 è quasi un miracolo, rapportato alla penetrazione del basket nel sentire popolare: un miracolo costruito con il lavoro, la passione e l’amore per la gente del basket. Come la Cantù dei Marzorati e dei Recalcati giocatori, più luogo dell’anima che progetto replicabile ai giorni nostri.
stefano@indiscreto.it
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