Attualità
Ugo Tognazzi e la Repubblica di Salò
Stefano Olivari 23/03/2022
Il centenario della nascita di Ugo Tognazzi è il pretesto per ricordare un grandissimo attore, celebrato anche in vita, e quindi senza la retorica del genio incompreso. Il nostro preferito fra i grandi della commedia all’italiana, quello credibile in più ruoli anche se quella sottile malinconia Tognazzi l’ha portata dappertutto, da La voglia matta ad Amici miei, da La Terrazza a Ultimo minuto, il più bel film italiano sul calcio, più volte citato su Indiscreto, di Pupi Avati con la consulenza di Italo Cucci. Personalmente non resistiamo a La Stanza del vescovo, ogni volta che lo incrociamo, merito anche dell’immenso Piero Chiara, e al sempre attuale Le ore dell’amore, ma tutti hanno il loro Tognazzi preferito ed è giusto così.
Essendo del 1922 Tognazzi ha pienamente vissuto la guerra, prima da soldato poco guerriero (di fatto si limitò a spettacoli per i commilitoni) nell’esercito italiano e poi dopo l’8 settembre 1943 nella Repubblica di Salò, con un coinvolgimento più operativo. Una scelta simile a quella di altri futuri grandi attori, da Mastroianni a Vianello, da Albertazzi a Walter Chiari, da Enrico Maria Salerno a Dario Fo, solo per citare i primi che ci vengono in mente. Come si vede, gente ben lontana dalla politica attiva, a parte Fo (e certo non a destra). Un capitolo, questo delle Brigate Nere, che nelle biografie e negli speciali televisivi su Tognazzi viene liquidato in poche parole e che invece permetterebbe di raccontare la storia d’Italia (tutto è relativo: i soli caduti statunitensi in Italia furono di più della somma dei caduti di partigiani e fascisti) non meno dei suoi film, oltre che la complessità di un uomo.
Come al solito vogliamo però collegarci all’attualità e dire che in tempo di guerra molti schemi saltano e quello che ci sembra così chiaro dal divano lo è molto meno quando ci si trova in mezzo. Non è quindi sorprendente che per l’Ucraina stiano combattendo insieme, o anche divisi, patrioti apolitici, nazionalisti anti-russi, sinceri democratici, neonazisti, europeisti, criminali comuni e chissà chi altro. Quanto alla Russia, non è un paese di pacifisti nelle mani di un pazzo (è più o meno quello che i manuali-spazzatura adottati nelle nostre scuole scrivono della Germania di Hitler). Nella Resistenza e nella R.S.I. ci furono tante componenti diverse, che nel loro presente però scomparivano di fronte alla necessità di schierarsi. E la storia si ripete, senza che dal divano si trovi una soluzione.
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The centenary of Ugo Tognazzi’s birth is a pretext to remember a great actor, celebrated even in his lifetime, and therefore without the rhetoric of misunderstood genius. He is our favourite among the greats of Italian comedy, the one who is credible in several roles, even if he has brought that subtle melancholy everywhere, from La voglia matta to Amici miei, from La Terrazza to Ultimo minuto, the most beautiful Italian film on football, often mentioned on Indiscreto, by Pupi Avati with the advice of Italo Cucci. Personally, we cannot resist La Stanza del vescovo, every time we see it, thanks also to the immense Piero Chiara, and the ever-present Le ore dell’amore, but everyone has their favourite Tognazzi.
Being born in 1922, Tognazzi lived the war to the fullest, first as a soldier who was not much of a warrior (in fact he limited himself to performing for his fellow soldiers) in the Italian army and then after 8 September 1943 in the Republic of Salò, with a more operational involvement. A choice similar to that of other future great actors, from Mastroianni to Vianello, from Albertazzi to Walter Chiari, from Enrico Maria Salerno to Dario Fo, just to mention the first ones that come to mind. As we can see, people far removed from active politics, apart from Fo (and certainly not on the right). A chapter, that of the Brigate Nere, which in biographies and television specials on Tognazzi is dismissed in a few words, and which instead would allow us to tell the story of Italy (everything is relative: the Americans dead in Italy were more than the sum of the fallen partisans and fascists) no less than his films, as well as the complexity of a man.
As usual, however, we would like to link up with current events and say that in wartime many schemes are broken and what seems so clear from the couch is much less so when you are in the middle of it. It is therefore not surprising that apolitical patriots, anti-Russian nationalists, sincere democrats, neo-Nazis, pro-Europeans, common criminals and who knows who else are fighting together, or even divided, for Ukraine. As for Russia, it is not a country of pacifists in the hands of a madman (this is more or less what the junk manuals adopted in our schools write about Hitler’s Germany). In the Resistance and in the R.S.I. there were many different components, but they disappeared in the present when faced with the need to take sides. And history repeats itself, without a solution being found from the couch.