Attualità

Trony e reddito di cittadinanza

Indiscreto 07/03/2018

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Non siamo capaci di fare grandi analisi economiche, ma l’altro ieri in pieno delirio post-elettorale ci è venuta in soccorso la realtà: siamo andati al Trony vicino a casa per acquistare una lampadina, come avevamo fatto qualche mese fa quando si era fulminata la precedente (una vita ricca di emozioni, alla Budrieri) e non abbiamo trovato nemmeno una lampadina. In quel grande negozio otto commessi che chiacchieravano fra loro, zero clienti e zero lampadine. Di più: quando abbiamo chiesto la cazzo di lampadina una commessa ci ha sorriso, come a dire ‘Ma davvero pensavi di trovare una lampadina in un negozio di elettrodomestici e articoli elettrici?’. Solo uscendo abbiamo notato all’entrata un ritaglio di giornale appeso alla porta, che parlava della crisi dell’azienda e della mancanza di assortimento nei negozi (nostra traduzione: i fornitori non vengono pagati).

In pratica dal dicembre del 2017, in alcune zone anche da molto prima, i dipendenti (circa 800 in tutta Italia) percepiscono il 20% dello stipendio  e non ci sono segnali che la situazione migliori. In pratica la DPS Group, una delle tre società che gestiscono i punti vendita e che sono azioniste della GRE (la proprietaria del marchio), è stata ammessa alla procedura del concordato preventivo e senza un acquirente all’orizzonte è impossibile che si salvi. La decisione del Tribunale di Milano è prevista fra una ventina di giorni, ma al di là del caso specifico e del solito temino ‘Il web cattivo che divora i negozi buoni’, che poi sarebbe il vero tema anche se il web non è sempre cattivo e i negozi non sono sempre buoni, ci sarebbero anche altre considerazioni.

1) Se una persona dopo diversi mesi in cui prende il 20% dello stipendio non se ne è ancora andata significa che il mercato del lavoro, anche in Lombardia, non è evidentemente pieno di opportunità per chi non ha una specializzazione ma ha lo stesso molto bisogno di lavorare (diversamente non farebbe il commesso, accettando di prendere 300 euro al mese) e quindi non sarebbe in teoria schizzinoso. 2) Al di là del consulente che in cialtronese ti spiega che ‘devi vendere un’esperienza, non un prodotto’, nel 2018 il negozio fisico in molte categorie merceologiche dovrebbe legare al prodotto anche elementi di assistenza che vadano al di là delle tessere fedeltà: la maggior parte dei clienti non sa come far funzionare ciò che ha acquistato (banalmente: abbiamo cambiato l’ordinamento dei canali al 90% del pensionati di nostra conoscenza, perché non erano capaci). Invece troppi negozi ancora oggi sono meri distributori, senza alcun valore aggiunto nemmeno di tipo emotivo. Trony, Mediaworld e simili fanno sicuramente parte di questa razza. 3) Il reddito di cittadinanza dei Cinquestelle, valido slogan elettorale che però si lega a centri per l’Impiego con efficacia diversissima fra regione e regione, ha avuto un grande successo al Sud ma potrebbe avere effetti politici anche al Nord perché c’è una massa di persone senza mercato che ancora non sono state espulse dal loro ‘posto’.

Non è ancora il momento del catastrofismo, perché il tasso di disoccupazione è all’11,1%, dopo vari saliscendi molti simile a quello della mitica Italia ‘protetta’ di trent’anni fa (ci sono i dati ISTAT). Ma anche quasi il doppio di quella non protetta del 2007, volendo proprio seminare il terrore. Di sicuro il partito del debito pubblico, dai disoccupati organizzati a Cinquestelle ai nemici della Fornero (o amici della flat tax, senza però indicare i tagli) come la Lega, ha stravinto le elezioni e soltanto una dittatura militare potrebbe evitare che alle parole seguano almeno in parte i fatti. In mancanza di redditi da tosare rimangono i patrimoni, considerando tali anche il bilocale di periferia ma soprattutto la liquidità pura, non investita e nemmeno parcheggiata: a gennaio i depositi sui conti correnti degli italiani hanno superato i 1.300 miliardi di di euro. Insomma, qualcuno il reddito di cittadinanza dovrà pur pagarlo a meno che questi commessi diventati inutili o gli impiegati generici ‘esuberati’ dopo una fusione bancaria si trasformino in badanti, collaboratori domestici, startupper, influencer, esperti di internet of things.

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